È Sergey Valeryevich Aksyonov l’uomo che Vladimir Putin ha scelto di “incoronare”. Aksyonov era già noto alle cronache, e non solo a quelle politiche, da quando il 27 febbraio si tenne una seduta straordinaria del parlamento della Crimea.
In quella circostanza un gruppo di uomini incappucciati armati di Kalashnikov chiusero le porte del parlamento e sequestrarono i telefoni cellulari dei parlamentari. Secondo organi stampa e stando a quanto dichiarato dallo stesso Aksyonov, il gruppo di incappucciati appartenenti alle “forze di autodifesa della Crimea” dipendevano direttamente da Aksyonov.
Quella “democratica” elezione, con 55 voti su 64 consacrò il Primo Ministro Aksyonov. Poco importa se alcuni parlamentari indicati come presenti in quella seduta, dichiararono successivamente di non essersi neppure avvicinati all’edificio. Tanto loro, quanto gli assenti che quel giorno non si trovavano neppure in città, avevano votato per Sergey Valeryevich Aksyonov.
Sarà questa la famosa “autodeterminazione dei popoli” di cui si parla così tanto in questi giorni?
Quella stessa autodeterminazione (possiamo chiamarla paura?) che spinge i deputati dell’opposizione a non rilasciare dichiarazioni pubbliche in merito a quanto accadde e che non permette neppure all’ex primo ministro di Crimea, Anatolii Mohyliov, di spiegare come e perchè gli fu impedito di partecipare alla sessione straordinaria convocata mentre la Crimea era già stata invasa dalle forze armate russe.
Oggi a benedire ufficialmente l’elezione di Aksyonov, dopo un discorso contro la corruzione in Ucraina e i politici ucraini che hanno a cuore solo gli interessi personali, è stato personalmente il presidente russo Vladimir Putin.
Il premier della Crimea, conosciuto in ambienti mafiosi con il soprannome di “Goblin”, ha un passato tutt’altro che limpido. Uomo ricchissimo che possiede un vasto impero commerciale lungo il Mar Nero, è stato coinvolto nell’acquisto di armi da un rivenditore tartaro e oggetto di svariati attentati, si dice da parte di organizzazioni criminali in contrasto con quella a cui si vuole appartenga il neo premier.
Nel gennaio del 1996, ad esempio, rimase ferito a seguito dei numerosi colpi di arma da fuoco sparati contro la sua Volvo. Nel 2001, la polizia disinnescò un ordigno esplosivo piazzato sul tetto di casa sua, mentre nel 2006, secondo fonti investigative, un suo “concorrente”(ovvero appartenente ad altro gruppo criminale) aveva ordinato ad un sicario di eliminarlo.
La figura criminale di “Goblin”, nasce come “picciotto” che si dedica alla raccolta del “pizzo”. In un paio di decenni Goblin-Aksyonov diventa un ricco imprenditore e da pochi anni a questa parte, anche una figura politica emergente. Emergente, ma non tanto da farne il nuovo premier della Crimea. A quello penseranno poi i Kalashnikov delle “Forze di autodifesa della Crimea”.
A causa della crisi in Crimea il suo nome è stato inserito nella lista delle persone alle quali applicare le sanzioni ordinate dal Canada, dall’UE e dagli USA. Oggi, il primo ministro della Crimea nega di aver mai avuto contatti con la criminalità organizzata, ma non spiega la provenienza delle sue ricchezze, la fitta rete di società che possiede, i giornali, le attività immobiliari e commerciali, tra le quali, ironia della sorte un bar dal nome assai curioso: Alcatraz!
Aksyonov (o in questo caso sarebbe meglio chiamarlo Goblin?), già da primi anni ’90 era un uomo “molto vicino” a Serhiy Voronkov, uno dei boss più noti della penisola che ha lasciato il carcere nel 2008, quando l’attuale premier cominciò a dedicarsi alla politica. Attualmente il boss tornato in libertà a ripreso a fare affari in Crimea e, secondo alcune fonti anche giornalistiche, forte dell’attuale appartenenza di Aksyonov alla “banda di Salem”, la sua ambizione sotto il profilo imprenditoriale si sarebbe accresciuta.
Per la cronaca, Aksyonov in passato è stato più volte indagato per affiliazione alla criminalità organizzata e due volte in quanto sospettato di coinvolto in un omicidi. Indagini che lo hanno sempre visto prosciolto (secondo molti grazie alle sue amicizie) per insufficienza di prove.
Non più tardi del 15 marzo, scrivevamo di un gruppo di uomini armati ed incappucciati che avevano fatto irruzione in un albergo di Mosca. La foto, gentilmente fattacci pervenire, mostrava questi uomini che indossavano una divisa identica a quella che indossavano gli appartenenti alle “Forze di autodifesa della Crimea” a servizio di Aksyonov in occasione della votazione al parlamento della Crimea, quando venne eletto presidente.
Qualcuno, forse un po’ di parte, potrebbe anche ipotizzare che fossero dei “sovversivi” a servizio di chissà quale potenza straniera in azione in pieno centro a Mosca. Ma quale “personalità” della penisola si trovava in quel momento ospite dell’albergo?
Gian J. Morici