A gennaio 2012, in piena operazione “Nickname”, che sarebbe poi terminata nel giugno dell’anno successivo con l’arresto complessivo di 43 persone, gli investigatori della Questura di Enna si resero conto che si stava delineando un’organizzazione parallela a quella in esame, che, con il benestare degli altri gruppi locali, riforniva le piazze di spaccio della zona.
Da quel momento per gli agenti del commissariato di Leonforte iniziò un nuovo filone di indagine, denominato poi “More solito”, che si è concluso oggi con l’arresto di 10 persone, sette delle quali sono finite in carcere e tre ai domiciliari. Un altro appartenente al gruppo è attualmente ricercato all’estero.
Agli arresti hanno collaborato anche i poliziotti della questura e quelli del commissariato di Augusta (Siracusa).
Le accuse nei loro confronti sono di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
Grazie alle molte intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti e pedinamenti, gli investigatori hanno fatto piena luce sull’attività dell’organizzazione.
Gli indagati operavano nella zona nord della provincia di Enna, in particolare nei comuni di Agira e Leonforte, dove vendevano hashish, marijuana, cocaina e anfetamine.
Ogni settimana si recavano ad Augusta, in provincia di Ragusa, per rifornirsi da un “grossista” della zona detto “Patrozzu”.
Una volta acquistato lo stupefacente, gli indagati si riunivano ad Agira, nel garage di uno di loro, dove provvedevano al confezionamento delle dosi e nel quale tenevano anche la cassa comune.
Nell’ambito del gruppo i giovani criminali erano soliti chiamarsi con dei soprannomi (Cocorito, U muoddu, U smalitu, Poli poli, U mala, Angelu u ruossu) e quando tra loro parlavano della droga e delle contropartite in denaro, facevano riferimento a cioccolato, telecomandi, magliette, cd, panini o telefonini.
Il tentativo di ingannare eventuali ascoltatori risultava però inutile in quanto quelle frasi erano del tutto incoerenti sia con il contesto del discorso sia con l’attività lavorativa degli interlocutori, risultando evidente il vero scopo delle frasi.