Ieri alla Camera 415 presenti hanno votato all’unanimità un Ordine del Giorno sulla necessità che si faccia qualcosa per sbloccare la situazione dei due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Precise e pungenti le parole dell’Onorevole Cirielli di Fratelli d’Italia sulle possibili responsabilità dirette ed indirette sulla gestione dell’intera vicenda ed in particolare su chi ha deciso la loro terza estradizione in India il 2 marzo u.s. Parole chiare quelle di Cirielli “Ci sono responsabilità gravissime del Ministro Monti, probabilmente del Ministro Di Paola e forse anche del Ministro Passera, che ha avuto, in tutta la vicenda della restituzione vergognosa dei nostri due marò all’India, un ruolo stranamente iperattivo”, che lasciano poco spazio ad interpretazioni.
In quei giorni è stato, infatti, palesemente violato il Diritto Internazionale e quello pattizio delegando irreversibilmente all’India il diritto di un giudizio penale nei confronti di due cittadini italiani e rinunciando a portare avanti l’unico atto giuridico possibile, l’Arbitrato internazionale.
Nello stesso momento è stato commesso un atto contrario alla nostra Costituzione ed al nostro Codice Penale in tema di estradizione. Sono stati infatti consegnati ad un Tribunale speciale indiano due nostri cittadini imputati di un reato che in India è perseguibile con la pena di morte. Un atto totalmente arbitrario anche contro il rispetto di sentenze della Corte Costituzionale che chiaramente nel 1996, nel 2005 ed ancora il 28 ottobre 2008 ha ribadito i vincoli in tema di estradizione. Una decisione peraltro presa dall’Esecutivo in assenza di un preciso pronunciamento di un Tribunale nazionale giustappunto quanto ribadito dalla Suprema Corte nell’ottobre del 2008.
Cosa farà il governo italiano si chiede il dott. Alfredo d’Ecclesia in un suo articolo dai toni giustamente duri. Insieme a lui, tutti noi attendiamo una risposta ufficiale sui motivi che quel fatidico 22 marzo hanno indotto il Governo in carica a procedere all’esecuzione di quella che tecnicamente viene chiamata “estradizione passiva” ed accettando di fatto una cooperazione giudiziaria con l’India.
Motivi forse immaginabili ed ascrivibili ad interessi di lobby economiche o peggio ancora per oscurare possibili responsabilità nella gestione iniziale di in una vicenda che fino dal 15 febbraio 2012 quando è iniziata, ha presentato lati oscuri.
Ricordiamone qualcosa. Accondiscendenza al rientro in acque territoriali indiane ed autorizzazione all’approdo della petroliera italiana Erica Lexie sul porto di Koci, consegna dei due militari alla Polizia di uno Stato Federale e non centrale, mancata rivalsa per le comunicazioni ingannevoli della Guardia Costiera del Kerala in assoluto dispregio del Diritto Marittimo, mancata garanzia di una attività di interpretariato non affidata nella prima fase ad interpreti accreditati presso la nostra Sede diplomatica di Delhi, consegna di armi ed equipaggiamento militare ad uno Stato Terzo, mancato avvio di un Arbitrato Internazionale.
L’Onorevole Cirielli è stato incisivo nelle Sue affermazioni, noi ci uniamo a lui fiduciosi e nella speranza che l’iniziativa che si inquadra in un’iniziativa specifica portata avanti dall’Onorevole Elio Vito Presidente della Commissione Difesa, rappresenti l’inizio di un’incisiva azione parlamentare per risolvere la vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e costituisca in prospettiva un indirizzo per atti legislativi inequivocabili che garantiscano i militari in missione in Aree di contingenza.
Fernando Termentini
Della vicenda dei due marò italiani “consegnati” all’India e non certo in nome di una presunta giustizia, ci siamo occupati più volte, ospitando sulle pagine di questo giornale anche le pregevoli ricostruzioni e considerazioni del Generale Fernando Termentini.
Finalmente una delle più vergognose storie di questo nostro Paese sembra destinata ad essere dibattuta in Parlamento. Ma non è il Parlamento l’unico luogo deputato ad accogliere eventuali rimostranze o ricorsi in merito a come la vicenda è stata trattata seguendo un iter procedurale anomalo, ricco di ombre e in violazione di norme nazionali ed internazionali.
Infatti, chi ha deciso la terza estradizione in India di Latorre e Girone, l’avrebbe fatto senza considerare quanto previsto dalla nostra Costituzione, dalle sentenze della Corte Costituzionale che, in particolare con la sentenza n. 223 del 1996, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della disciplina che consentiva l’estradizione verso gli Stati che prevedono la pena di morte per il reato in ordine al quale è richiesta l’estradizione medesima, non ritenendo sufficiente la garanzia dello Stato richiedente che la pena di morte non sarebbe stata in concreto irrogata, e che comunque non sarebbe stata eseguita.
A tal proposito va precisato che anche l’art. 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea vieta l’estradizione verso uno Stato il cui ordinamento ammetta la pena di morte come sanzione per il reato al quale si riferisce la richiesta di estradizione.
Chi ha gestito la “consegna” di due italiani a uno Stato che prevede la pena di morte, l’ha fatto accontentandosi di semplici promesse da parte di soggetti politici che, è bene ricordare, non avrebbero comunque potuto garantire in nome e per conto di una magistratura il cui potere e dovere è quello di applicare le leggi, comminando le pene previste dall’ordinamento giuridico di un Paese sovrano.
Tale è l’India! Sull’Italia e sulla sua sovranità, è legittimo da parte nostra nutrire qualche dubbio visto quello che è accaduto.
Di chi la responsabilità di aver consegnato i due fucilieri italiani? Presidente del Consiglio e Ministri, sconoscevano quanto previsto dalla nostra Costituzione? Il Ministro di Giustizia, così come previsto dalla vigente normativa, ha tenuto conto di tutte le circostanze del caso e in particolare della gravità e del luogo di commissione del presunto reato, della nazionalità e della residenza dei due imputati?
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella qualità di Garante della Costituzione non avrebbe dovuto impedire quello che si presenta come un “crimine di Stato”, anziché ricevere i marò al Quirinale e poi complimentarsi con loro per l’alto senso di responsabilità che li ha portati – e non si capisce il perché – a far ritorno in un Paese dove per il presunto reato commesso è prevista la pena di morte?
A prescindere da quanto previsto dal diritto internazionale in materia di acque territoriali, codice di navigazione, competenze degli Stati; a prescindere finanche da presunzioni di innocenza o colpevolezza degli imputati, la vicenda va analizzata tenuto conto dei retroscena che l’hanno caratterizzata gettando oscure ombre su possibili interessi affaristici. E’ inoltre necessario contestualizzare il tutto anche sotto il profilo della politica interna indiana che vede coinvolti nello scandalo sulla fornitura di dodici elicotteri AgustaWestland esponenti della maggioranza di governo, accusata di essere filo-italiana, spingendo l’opposizione a chiedere una pena esemplare per i nostri fucilieri.
Quanto ha inciso questa accusa sulle decisioni del governo indiano? Esclusa la funzione rieducativa di una eventuale pena comminata o prevista (la pena di morte non rieduca nessuno), resta la logica della vendetta e della convenienza politica del governo indiano e quella dell’inenarrabile interesse o dell’ignoranza (nella migliore delle ipotesi) di quanti in Italia violando le leggi, assumendosene anche la responsabilità morale, hanno messo due italiani nelle mani di un Paese che applica pene crudeli e disumane che violano i diritti fondamentali della persona.
Né può valere la logica della semplice tutela empirica del mantenimento in vita del condannato, per un Paese che, come l’Italia, ha ritenuto di dovere inserire la messa al bando della pena di morte come principio supremo dell’ordinamento costituzionale.
Salvo che la Costituzione Italiana e le leggi del nostro Parlamento, nonché i trattati internazionali, non debbano essere considerate alla stregua delle cartelle del gioco della Tombola che possono essere scambiate, contrattate, vendute, chi si è reso responsabile delle eventuali violazioni dovrebbe oggi essere chiamato a risponderne dinanzi le Autorità competenti.
Vivendo in una nazione che – come di recente appurato a seguito dell’incostituzionalità del “Porcellum” – è governata da un Governo e un Parlamento illegittimo (quantomeno sotto il profilo morale), da un Presidente della Repubblica che – essendo stato dallo stesso eletto – è di per sé (moralmente) delegittimato e da una Corte Costituzionale che avendo componente politica non può che essere considerata alla stessa maniera, la punizione di eventuali colpevoli di questo “crimine di Stato” resta soltanto la pia illusione di chi continua a sforzarsi di credere nella giustizia e nelle leggi di questo Paese.
Buon Natale Massimiliano e Salvatore! E se un giorno tornerete a casa, ricordate che non avete nessuno a cui dover dire grazie, se non alla vostra buona stella e a quanti vi sono stati vicini con affetto.
Gian J. Morici