Parole & Segni
a cura di Nuccio Mula
‘46909’
storie di migranti morti e ormai soltanto numeri
nell’unico romanzo di uno scrittore agrigentino
su sbarchi, scenari e quinte d’una strage infinita
Fino a qualche anno fa, credevo che le lapidi cimiteriali più infelici e costernanti fossero soltanto quelle senza nomi e cognomi, paradossalmente impersonali a causa del loro essere destinate a suggellare, con il marchio anonimo e proteiforme della morte, spoglie che, in vita, furono persone con tanto di corpi e identità. Ma mi sbagliavo. E l’ho capito ritornando a guardare, con angoscia e raccapriccio, le tante e troppe altre lapidi (e quasi mai di marmorea dignità residuale, ovverosia quantomeno in superficiale, formale “par condicio” con quella di tutti gli altri defunti accomunati almeno nella visibile sostanza d’un materiale più pregevole a custodirli decorosamente per l’eternità) sulle quali non c’era un minimo artigianato di scalpello a rimembrare anche senza identificare, ma soltanto un burocratico tratteggio d’inchiostro sui tappi di cemento dei loculi o, peggio ancora, sulle superfici di più impietosi, effimeri, volanti pezzi di carta con timbri, visti e cornici di scotch, ove vi è stato, vi è e vi sarà, al massimo, sempre e soltanto l’atroce squallore di un numero.
Come “46909”, numero divenuto lapidario (appunto), ermetico, simbolico, lancinante titolarsi d’un libro del 2008 che, di fatto, ha in tal modo riassunto e anticipato, nel tempo, le tragedie legate agli sbarchi di migranti a Lampedusa ed ovunque sia andata e rivada in scena (ma non, ahimè, per finzione) qualsivoglia loro replica.
A firmare questo prezioso volume (opera che, ad oggi, resta, nello specifico di tali angosciosi eventi, l’unica testimonianza letteraria d’un Autore del nostro territorio provinciale), Fabio Fabiano, scrittore di alto talento (per la lucidità e la polivalenza del suo estro ad intuire spunti ed intessere trame ottimizzate, in più testi già editi o in pubblicazione, da solido spessore d’apparato e fluidità linguistica), nato proprio qui ad Agrigento nel 1967 ed anche mio carissimo amico, da me apprezzato non solo per le sue qualità di narratore e giallista ma anche per il vigore ed il rigore del suo vivere all’insegna dei più cristallini e rutilanti valori assoluti (compreso, ed ormai da tanto tempo, il suo encomiabile servizio di funzionario della Polizia di Stato, costantemente svolto con altissima professionalità, sincera passione, spirito di sacrificio,“humanitas”).
Sbarchi e tragedie, tratta di esseri umani, scenari di rifiuto e d’accoglienza ma anche politica, servizi segreti, attività tecnica e giudiziaria: questo l’intricato reticolo di “46909”, libro cui ho ripensato spesso in questi giorni (nei quali Fabio è anche tornato a Lampedusa per motivi di servizio: impressionante l’incipit di una nostra conversazione telefonica intercorsa la sera dopo il suo sbarco, “E’ da stamattina che conto morti”), libro riassunto nel titolo in questo numero che, già dalle prime frasi, diviene unità centrale e chiave tragica da decriptare per accedere, poi, a un epilogo che, come in ogni giallo che si rispetti, si svelerà soltanto alla fine.
Il volume ha iniziato la serie “L’Ispettore Di Falco” per la collana “Non solo indagini”, lanciata dalla CSA Editrice al fine di raccogliere anche altre opere di Fabio, che, in merito a questa sua testimonianza, scaturita da doveri professionali, vissuta con martellante drammaticità anche in prima persona e subito trascritta in forma letteraria per veicolarne il più possibile ogni “container”, anche quello più inimmaginabile, ambiguo e sconcertante, di fatti, personaggi, contesti, sistemi, teoremi, retoriche, retroscena, giochi di potere, razzismi rigurgitanti, appelli e omertà, palpiti e cinismi, sbarchi e naufragi, boia e vittime, scampati e impuniti, angeli e demoni, lapidi e numeri, vita e morte, ha dichiarato, su un’altra pagina di questo quotidiano:“Ho scritto vari libri, ma guardando la realtà mi sono accorto che il Destino ha scritto delle storie che farebbero impallidire i migliori scrittori e drammaturghi. Dopo aver visto ciò che mi circonda, ho pensato che non mi restava che raccogliere tali storie scritte dal Destino e raccontarvele”. E il Destino, a volte, è soltanto un numero.
Nuccio Mula