Immaginavo di arrivare su questa terra: sbarcare? Scendere da un treno, da un traghetto, dall’aereo, immaginavo di esserci e che, di nascosto, appena possibile, mi sarei piegata a baciarla. Così ho compreso la potenza del gesto: baciare la terra, che ha un valore, che ne avrei parlato, in una sera d’estate, vincendo la timidezza e dicendo che –io a voi già vi conosco, più che a voi ai paesaggi che vi hanno dato vita e non viceversa.- Avrei parlato del loro grande concittadino, e di quanto, grazie a lui, io avessi già visitato quel mare, e le campagne all’interno, e le infinite luci sulla campagna, e i loro segreti, che per virtù di quel tale concittadino, erano divenuti universali.
Avrei ricordato di quanta presa il loro scrittore aveva sempre avuto soprattutto sugli studenti adolescenti e su quelli vinti dalla nostalgia dei racconti familiari, gente partita via da quella stessa terra, e baciarla, ecco, baciarla, e qui mi si sarebbe spezzata la voce, era stato come raccogliere in una stanza tutta la famiglia, anche quella sconosciuta, quella che mi aveva preceduta, fantasmi vivi, anime di dagherrotipo, che mi avvolgono le spalle da sempre, come un mantello.
Parlare con la gente, quella sera, sarebbe stato come riprendere un colloquio, tra le pagine di quelle novelle soprattutto, dove il sole è rovente, le stoppie riarse, i sentimenti acuti come il sole di mezzogiorno, e le foto della mia infanzia. E oggi, oggi il nostro concittadino può dirsi attuale, ha la stessa presa sui giovani? Non saprei, ma attuale lo è, perché carica sulle spalle di eroi comuni l’
implacabile quesito dell’apparire e dell’essere. Eppure, qui avrei avuto un attimo di esitazione, quello che intendeva lui, la sostanza del dilemma, non è la stessa del presente mondo: i suoi personaggi cercavano di mantenere un’apparenza di decenza, in genere, di indossare qualche abito a copertura della loro debolezza, che occultasse al mondo le cadute dolorose, il vero volto scorticato della verità, e nel continuo avvicendarsi di maschere, la verità stessa non si faceva più riconoscere dal suo padrone. Qui, oggi, e lo dico con grande sconforto, la maschera è mostruosa, indossare gli abiti più truculenti e prevaricatori appare come l’unico bene da perseguire. E’ diverso il valore di ispirazione, ma l’agire è identico.
Poi avrei taciuto. Quanto li ho ammirati questi siciliani, li ho letti con una specie di febbre, e sempre stavo in Sicilia, nelle passeggiate solitarie, di fronte all’eden che i siciliani calpestano come dèi noncuranti, sordi ai richiami di un sangue torbido per intreccio di culture e passioni. Avevano tutti la voce di mio nonno, la leggera inflessione educata, che è come la marea, che sempre ritorna.