Agrigento – Su molte coste dell’Italia meridionale si registravano nuovi sbarchi di disperati che scappavano dalla fame e dalle guerre, accolti anche dai bagnanti in spiaggia per festeggiare il ferragosto. Nel frattempo, presso il nosocomio agrigentino del “S. G. di Dio” si consumava il festival dell’indifferenza. Una tragedia personale vissuta da un giovane ventitreenne extracomunitario che, dopo aver ricevuto le necessarie cure mediche, è stato dimenticato per tre giorni nelle corsie del pronto soccorso.
Risulta difficile pensare che l’unico a notare il giovane sia stato il signor F.R. recatosi all’ospedale dove aveva accompagnato un familiare per un malore. All’interno del pronto soccorso il signor F. ha visto un giovane ragazzo straniero, con una gamba ingessata, seduto su una sedia. Poi – cercando il modo di comunicare in una lingua non loro – si appurò il ragazzo proveniva dalla Libia. Il giovane che non riusciva più a camminare per via dell’ingessatura alla gamba, era entrato al pronto soccorso lunedì 13 agosto 2013 e all’ora di pranzo dello stesso giorno era stato dimesso dai medici. Ricevute le necessarie cure mediche era però stato dimenticato sino alle 12:00 di mercoledì 15 agosto. Per due giorni l’extracomunitario senza cibo, medicine ed alcuna attenzione, in un paese di cui non conosce la lingua, è rimasto inerme in quella corsia del pronto soccorso nell’attesa che qualcuno spezzasse quella stasi penosa e dolorosa.
Impietosito il signor F. R. è sceso al bar dell’ospedale dove ha comprato da mangiare e da bere per il giovane consentendogli di rompere un digiuno di almeno 2 giorni.
Ci è stato raccontato che in seguito alle proteste della gente in merito al disinteresse mostrato anche dal personale ospedaliero – che non poteva non vedere lo sventurato da due giorni in corsia – sono state contattate le forze di polizia per porre rimedio a una situazione palesemente degenerata ed inumana.
Contattati i carabinieri, è emerso che il giovane non aveva avuto alcun problema con la legge. Questi hanno contestato l’accaduto anche al personale medico e ospedaliero dopodiché si sono fatti carico del ragazzo facendolo uscire dal pronto soccorso per accompagnarlo presumibilente presso una struttura idonea.
In realtà, il problema degli extracomunitari invisibili è più vasto e preoccupante di quanto non si possa immaginare. Nella stessa condizione del ragazzo proveniente dalla Libia – secondo quanto riferito da addetti ai lavori – sarebbero circa in 250 attualmente nella nostra provincia. Gente disperata ma dignitosa che dai propri paesi di provenienza è stata costretta a fuggire da guerra e fame e, probabilmente, avendo avanzato allo Stato italiano la richiesta di asilo non hanno trovato la disponibilità di strutture pronte ad accoglierli. Un problema, dunque, che fa capo alla politica la quale dovrebbe incrementare i fondi per predisporre altre strutture di accoglienza facendo fronte ad una vera e propria emergenza umanitaria. Emergenza che dopo gli sbarchi in Calabria e Sicilia rischia di diventare ingestibile per l’Italia.
Pochi giorni fa il premier Enrico Letta, richiamando l’Europa alle proprie responsabilità, aveva dichiarato: “L’Italia ha fatto e farà sempre la sua parte sul fronte dell’accoglienza, ma pretenderà dall’Unione europea che cambi passo rispetto alle politiche migratorie nel Mediterraneo, che non e’ una frontiera italiana ma una frontiera europea”, mentre di “gestione comune della frontiera” da parte dell’Europa ha parlato il Ministro dell’Interno Angelino Alfano sottolineando che Lampedusa, porta d’accesso al vecchio continente, non è un problema solo nazionale.
Un peso così grande che sta diventando insostenibile per un paese come l’Italia, da sempre disposto all’accoglienza e alla solidarietà verso il prossimo in difficoltà. Le difficoltà stanno diventando sempre maggiori anche per i sindaci che invocano fondi per l’emergenza, per poter rafforzare i presidi ospedalieri e recuperare le somme già avanzate al fine di fronteggiare l’accoglienza sui propri territori di competenza.
Sembrano lontani i tempi in cui il leghista Borghezio andava a disinfettare i sedili dei treni occupati dagli extracomunitari. Dopo il viaggio di Papa Francesco a Lampedusa una nuova sensibilità sembra farsi strada nelle coscienza degli italiani sempre più pronti a spendersi in prima persona per aiutare i propri fratelli meno fortunati che giungono in Europa dalle coste italiane dopo lunghi e pericolosissimi viaggi in mare. L’altro giorno a Pachino nel siracusano, dei bagnanti non hanno esitato a buttarsi in mare formando una catena umana per prestare soccorso ad un barcone carico di donne, uomini e bambini. Un atto di buon cuore di alcuni semplici cittadini come quello dell’ospedale di Agrigento che con il pronto intervento dei carabinieri hanno evitato che l’indifferenza di pochi la facesse da padrone.
Totò Castellana