Sono trascorsi oltre due anni da quando il 25 gennaio 2011 il Consiglio d’Europa approvò a larghissima maggioranza la relazione del senatore svizzero Dick Marty, il quale denunciava un vasto traffico di organi (espiantati a prigionieri serbi) che vedeva coinvolti i combattenti separatisti albanesi del Kosovo ed in particolar modo la sezione Drenica del “Kosovo Liberation Army (KLA), guidata ai quei tempi da Hashim Thaci.
Il Parlamento Europeo approvò a maggioranza di voti la Risoluzione di Dick Marty, invitando la comunità internazionale affinchè venisse fatta piena luce sui crimini commessi in Kosovo prima, durante e dopo la guerra.
Marty, nel presentare la propria relazione, aveva palesato il timore che la collusione tra la criminalità organizzata e la struttura politica in Kosovo, potessero rappresentare una minaccia per l’Europa.
L’inchiesta di Dick Marty era nata a seguito di un procedimento giudiziario iniziato da un tribunale distrettuale di Pristina, per un presunto caso di traffico di organi scoperto dalla polizia nel 2008.
I procuratori europei hanno avviato un’indagine che ha portato alla scoperta di trapianti illegali di organi (almeno 23) effettuati dalla clinica privata Medicus.
Ieri, la notizia di una nuova indagine sul traffico d’organi in Kosovo, dopo che lunedì mattina a Pristina, capitale del Kosovo, due giudici dell’Unione europea e uno kosovaro hanno depositato una sentenza di condanna a carico di cinque persone imputate per aver gestito il traffico clandestino di organi trapiantati alla clinica Medicus.
Una sentenza che il procuratore speciale Jonathan Ratel ha salutato come prima pietra miliare della giustizia in Kosovo in materia di trapianti d’organi, visto che la sentenza di condanna ha riguardato anche i medici.
Condannato ad otto anni di carcere il dottor Lutfi Dervishi, urologo e direttore della clinica; tre anni al dottor Sokol Hajdini, capo anestesista della clinica; sette anni e tre mesi al figlio di Dervishi, Arban Dervishi, mentre altri due imputati sono stati condannati alla sospensione dell’esercizio della professione per un anno. Due altri imputati sono stati assolti, tra questi l’ex ministro della Sanità del Kosovo Ilir Rrecaj.
Coinvolti nella vicenda anche Yusuf Ercin Sonmez, un medico turco sospettato di effettuare interventi chirurgici, e il presunto capobanda, Moshe Harel, cittadino israeliano, processati in contumacia e per i quali è stato emesso un mandato di cattura.
Secondo l’accusa, i trafficanti irretivano con promesse di denaro persone povere provenienti da Turchia, Moldavia e Russia, alle quali venivano esportati gli organi da trapiantare.
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Molti dei donatori hanno dichiarato di non aver mai ricevuto i soldi dalla vendita dei loro organi che venivano poi trapiantati su ricchi pazienti per lo più provenienti da Israele, Canada, Stati Uniti, Germania e Polonia.
Tutti gli imputati hanno negato qualsiasi addebito, sostenendo che le donazioni di organi erano volontarie e che hanno salvato vite umane.
Resta invece ancora da concludere l’indagine del procuratore americano Clint Williamson, in merito alla relazione di Dick Marty. L’accostamento tra i due casi, che secondo taluni proverebbero il coinvolgimento nel traffico d’organi di funzionari di alto rango in Kosovo, hanno irritato l’élite politica del paese, che include molti ex guerriglieri che hanno combattuto nelle guerre dei Balcani, tra cui il primo ministro Hashim Thaci che ha respinto le accuse bollandole come “insensate”.
Come già affermato da Holger Haibach, è sconvolgente il fatto che in molti sapessero dei crimini commessi in Kosovo ancor prima della relazione di Dick Marty e nonostante ciò – tanto la politica internazionale, quanto i media – per anni il vergognoso fenomeno dei trapianti illegali venne sottaciuto a tutti i livelli.
Tra i primi a lanciare l’allarme del rischio che nei Balcani si stesse promuovendo una classe dirigente corrotta e legata a doppio filo con la criminalità organizzata, Antonio Evangelista, il quale ha diretto le indagini sui crimini di guerra e guidato la polizia criminale, che con il suo libro “La torre dei crani” (ed. Editori Riuniti), aveva testimoniato da un punto di vista neutrale quanto realmente avvenuto nel Kosovo, anticipando gli sviluppi a livello internazionale di una guerra che aveva prodotto piú danni di quelli preesistenti, favorendo miseria e criminalità.
Gjm