Marò in India – Si dimette il Ministro Terzi
Il Ministro Terzi ha dato oggi le dimissioni in quanto in completo disaccordo con le decisioni del Governo di rimandare in India Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Un’ammissione di impotenza di fronte ad un esecutivo più propenso a difendere interessi economici piuttosto che la sorte se non la vita di due cittadini italiani colpevoli di aver difeso gli interessi nazionali e di estrema vicinanza ed affetto nei confronti dei due Marò, dichiarati in aula di fronte al Parlamento.
Una dimostrazione dei valori etici che contraddistinguono la persona che sicuramente in questi tredici mesi ha fatto anche scelte sbagliate, prima fra tutte l’aver adottato un prolungato low profile, ma che oggi si é riscattato con una presa di posizione precisa e puntuale. Un messaggio che se analizzato bene conferma ipotesi già formulate in passato sul fatto che Terzi era stato lasciato solo nel gestire la vicenda.
“Tra gli elementi di forza nella posizione italiana, elementi di forza che pure erano e restano evidentissimi – ha dichiarato Terzi – figuravano per contro i principi i principi e le norme del diritto internazionale: principi e norme sulla sovranità delle navi di bandiera al di fuori del mare territoriale, e sull’immunità funzionale dei membri delle forze armate. Inoltre l’Italia poteva contare sul sostegno ricevuto, grazie a un’intensissima azione diplomatica, sostegno ricevuto dai nostri più autorevoli partner europei, americani, africani e asiatici, tutti preoccupati per il rischio grave creatosi con un precedente così pregiudizievole per le operazioni di pace e le operazioni antipirateria. Nelle ultime settimane la decisione di sospendere l’immunità del nostro ambasciatore a New Delhi – in palese violazione della convenzione di Vienna, uno dei trattati più radicati non solo nel diritto ma nella consuetudine e nella coscienza degli Stati – è stata giudicata da tutti i nostri partner un atto di ritorsione assolutamente illegittimo che ha indebolito ulteriormente la credibilità del governo indiano su questa specifica controversia”.
La decisione del Governo italiano di consegnare i marò all’India – aggiungiamo noi – oltre a mettere a repentaglio la sicurezza di due cittadini italiani, ha minato la credibilità della nazione agli occhi del mondo intero.
Il Ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, e quello degli Esteri, Giulio Terzi, erano stati convocati alla Camera dei Deputati per un’informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della vicenda dei due militari italiani sottoposti a procedimento giudiziario in India.
Per contro, il suo omologo alla Difesa, il Ministro Di Paola, nonostante fosse un ex militare, peraltro un ufficiale Ammiraglio della Marina Militare, ha preso ben altre decisioni anche malcelate da motivazione di scarso contenuto, prendendo le distanze dal Ministro degli Esteri e precisando che le valutazioni di Terzi “non sono quelle del Governo”.
Il Ministro ha esordito chiedendo scusa per i possibili errori commessi nella gestione del caso ma nello stesso tempo ha detto di non volersi dimettere per non ” non venire meno al senso del dovere delle istituzioni che ho sempre servito e alle scelte del governo che ho condiviso. Ma non abbandonerò la nave con a bordo Massimiliano e Salvatore, sino all’ultimo giorno di governo…”. Ha aggiunto che “Le decisioni collegiali del governo si rispettano e si onorano. Sono stato io a comunicare a Latorre e Girone la decisione, rispetto a una scelta di governo che ho condiviso”
Era un mio dovere istituzionale. Sono stato io a guardarli negli occhi e a comunicare loro quel che loro hanno poi fatto” ha aggiunto Di Paola.
“In serena coscienza ho sempre agito e mi sono sempre battuto per il bene dei due fucilieri; se non ci sono riuscito me ne scuso con tutti, in particolare con Latorre e Girone e i loro familiari”.
“Dobbiamo essere fieri e orgogliosi” del comportamento tenuto da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha detto ancora Di Paola, ricordando il loro appello “ad unirci e a risolvere la tragedia” arrivato ieri dall’India. “La loro compostezza deve esserci di esempio”. Sicuramente quindi il Ministro ha anche condiviso la prima decisione di comunicare all’India che i due Fucilieri di Marina non sarebbero rientrati ed è stato pronto, però a riconsegnare i propri uomini all’avversario che alzava la voce.
Una serie di cambiamenti che sole le vele che garriscono al vento riescono a fare in brevissimo tempo. Ma forse l’ex marinaio ha imparato bene come sfruttare il vento e probabilmente si sta preparando ad aggrapparsi a zattere di salvataggio di ben altre soddisfazioni una volta che la nave ove ora si trova naufragherà completamente alla fine del Governo Monti. Forse riconosce gli errori e farsi da parte non sarebbe stato poi male anche in considerazione che il Suo Capo di Sm della Difesa, anche esso Ammiraglio ha ieri dichiarato che ci trovavamo di fronte ad una farsa che doveva finire.
In tutto contesto la meraviglia di un Premier che non sapeva che un suo Ministro si sarebbe dimesso e di un Presidente della Repubblica che stizzito ha giudicato non usuale le dimissioni di un Ministro date in Parlamento.
Come se per dare le dimissioni si debbano fare annunci o non si possa annunciarle rimettendo il proprio mandato al cospetto di chi il popolo sovrano ha scelto per rappresentarlo.
Gjm