Le frasi dette da mio padre a me, una educazione ironica e piena d’amore
Somiglia alla madre, la differenza è che lui però è bello.
Frase detta appena nato.
Ritardato e asociale ci sarà lui e quella gran buttana di sua sorella!!
Questa fu pronunciata il giorno in cui mia madre gli comunicò in lacrime che il dottore aveva diagnosticato un potenziale ritardo mentale al sottoscritto quando aveva pochi anni, sulla base delle mie difficoltà a parlare a tempo debito.
Mi fa paura, non è un bambino comune, resiste al sole e si carbonizza senza soffrire, al mare, le creme protettive che hai mandato le sto usando tutte io, poi ci sono dei pastori che lo vogliono lasciato la sera. Dobbiamo passarci apposta, vogliono che si metta a urlare in direzione delle galline. Gli si lancia contro sbraitando come una belva e ne raduna 250 nelle stie in pochi minuti. Nemmeno i loro cani ci riescono!!
Mio padre in una lunga telefonata a mia madre, si trovava in sardegna, i miei primi 5 anni è stato lí per lavoro, al mare non mi ustionavo, poi tornando degli amici che avevano una fattoria, lo chiamavano apposta per farmi radunare le galline. Avevo tre anni.
Gli hai ammazzato tutti i figli futuri.
Detta immediatamente dopo che il sottoscritto aveva percorso tutto un lungo corridoio facendo finta di correre ad abbracciare un amico di famiglia, assestandogli invece una gran testata all’altezza delle parti basse, lasciandolo esanime.
Ringrazia il cielo che so di chi sei figlio e so la moralità di tua madre. Altrimenti saprei cosa dirti.
Nella vita ti innamorerai tre volte e sarà come cucinare e servire in tavola per le donne che amerai. La prima volta avrai piatti d’oro zecchino ma cucinerai malissimo, la seconda avrai piatti di ceramica ma cucinerai meglio, però sbaglierai ancora le dosi, la terza volta i piatti saranno di vile creta, ma cucinerai da Dio.
Ci sono persone che hanno amato Palermo al punto da volerla più onesta e ci hanno rimesso la vita. Ama loro altrettanto intensamente. Non è una richiesta, te lo ordino con tutta la dolcezza possibile, figlio mio.
Le donne sono gatte, se le tieni in casa sono sacrificate, devi lasciarle andare, se tornano affamate è segno che anche quel giorno ti hanno permesso di amarle, tu credi di scegliere, non scegli proprio un cazzo figlio mio.
Fammi capire, sei riuscito a farti fermare dalla polizia perchè avevi addobbato la macchina come quella dei ghostbusters, sirena compresa? stavate giocando tu e gli amici? a vent’anni giocate così? senti, due domande: hai la vaga percezione di essere come una parte anatomica del corpo maschile? E poi, dando per scontato che sei mio figlio, sai mica dove si ritirano i moduli per il disconoscimento di paternità?…però geniale la cosa che avete fatto.
Non dubito tu sia una persona buona, ma lo devi essere anche di sapore, non si spiegherebbe altrimenti perché certa gente passi così tanto tempo a sbranarti.
Figlio mio, mi piacerebbe pensarti come a un guerriero spartano ferito, di ritorno dalle Termopili, mi piacerebbe pensare tu sia stato in giro di notte a fare il supereroe e a evitare che il crimine trionfi, ma sicuramente stai facendo tardi per ragioni più prosaiche. Come ben sai io non sento facilmente la sveglia, per cui se stanotte non sono successe tragedie, vedi di non farne succedere domattina non svegliandomi alle 7 in punto.
COMUNICAZIONI SCRITTE, appese alla porta della cucina per avvisarmi sul da farsi.
Figlio mio, è tempo che tu sappia la verità. Sei stato concepito per far parte di un programma segreto che prevede la creazione di uomini-elettrodomestico. È venuto il momento che tu assolva la funzione che il programma prevede per te. Ti è ben noto che io non sento la sveglia, domani alle sette sarai destinato tu a farmi da sveglia umana. Mi raccomando figliolo, ne va del bene della nazione.
COMUNICAZIONI SCRITTE -2-
Se un illustratore di bibbie ti avesse conosciuto alla piaga delle locuste avrebbe dato le tue sembianze.
Frase detta dopo essermi scofanato in una notte quasi una chilata di polpette che lui pensava di trovare il giorno dopo.
Ciao Ettore, volevo dirti che ultimamente avrei voglia di rimproverarti per qualcosa, ma non riesco a decidermi, per cui oltre a svegliarmi alle 7 domani mattina, ti sarei grato se sbarrassi la casella del motivo per cui vuoi essere cazziato. Vanno bene anche più di una o tutte.
A) Ti sembra questa l’ora di tornare a casa?
B) Ma quando studi? Possibile che non ti vedo mai sui libri?
C) Ma hai idea di quanto mi costi ogni giorno?
D) Ma con la benzina che fai? La bevi?
E) Ma perché oltre la macchina usi anche il motorino? Come cacchio fai a svuotare il serbatoio di entrambi? Ho capito, rubi la benzina dalla macchina e poi vai facendo il cazzone col motorino
F) Ma perché nemmeno finisce la settimana e già chiedi soldi in anticipo sull’altra? Altro che piano pensione, tu sei già allo scantinato, se non alle fogne.
G) Potresti evitare di portare a casa amiche varie che poi mi affeziono e non le vedo più? Porta solo quella incosciente che ha deciso di sposarti.
H) Tagliati i capelli, mi fa schifo mangiare con te, o almeno compra un cerchietto
I) Trovavo discutibile l’orecchino che portavi, figuriamoci il secondo.
J) Altro a tua scelta che non mi viene in mente da scrivere tu________________________
COMUNICAZIONI SCRITTE – 3 –
Non capisco, mi costi tra paghette e mantenimento del motorino quanto il PIL del Sudafrica, fai una cosa, domani mattina prova a vedere se cachi diamanti, hai visto mai che oltre la spesa c’è la resa.
Ma non hai caldo con l’abito Principe di Galles anche in estate?-
Sulle mie gambe non propriamente prive di peli, se mi vedeva in pantaloncini
Io sono convinto che nonostante tutte le cazzate che fai prima o poi diventerai maturo e equilibrato fino a quel momento sarò con te..aspetta! ritiro tutto! Non credo di riuscire a vivere fino a 150 anni come le tartarughe delle Galapagos, cavatela da solo.
Sei triste perchè ti ha lasciato? Stai sereno Ettore, la scienza ti viene incontro, hanno appena inventato una medicina, si chiama Futtitin per chi la assume a Palermo e dintorni, per il resto d’Italia si chiama Fregaten…fa miracoli, torni subito allegro, va assunta con amici che ti vogliono bene, possibilmente..
A settembre di più di vent’anni fa diventai tuo padre. Devo dire che superata la sensazione di puro orgoglio iniziale tanti e controversi sentimenti si sono agitati in me. In questo momento potrebbero riassumersi in una sola parola. Ma non la dico perché in te vedo ancora quel bimbo che magari si scandalizza sentendo il papà che dice parolacce. Se quel bimbo domani mattina non ne vuole sentire di peggiori, è pregato di trascinare quel corpo inutilmente grande verso la stanza da letto e svegliarmi alle 7.
COMUNICAZIONI SCRITTE – 4 –
Ettore, sai mica dove è finita la mia camicia?, no..lascia stare, lo vedo già dallo sguardo, dimenticavo che in camera tua c’è un varco spazio-tempo verso una quarta dimensione che risucchia tutto. Sicuramente la mia camicia la indossa un tuo alter ego in un mondo parallelo.
hai presente le mie ciabatte preferite che mi freghi sempre? bene, ricordi che l’altra volta ne ho trovata solo una per casa e ti ho chiesto dove fosse l’altra e non è più saltata fuori? bene..ti annuncio che la ciabatta superstite l’ho messa su un piedistallo in camera tua. ah dimenticavo..c’è anche una iscrizione accanto: “monumento alla negligenza di Ettore”, ti pregherei di non toccare quest’opera d’arte affinchè rimanga a imperitura memoria del cervello che ti ritrovi.
Ieri quando mi hai detto che ti eri lasciato con la ragazza, pensavo avessi capito il discorso che ti ho fatto. Ci siamo intesi male evidentemente. Quando abbiamo due minuti ricordami di rispiegarti la sottile differenza che intercorre tra “uomo che si comporta con dignità di fronte a un amore finito” e “sanbernardo che sbava e scodinzola attendendo una chiamata seduto per ore davanti a un telefono muto”.
Rimanere attratti da una donna solo per la sua bellezza e non esplorarne l’anima è come andare su una spiaggia incantevole e sedersi timorosi sul bagnasciuga.
La bellezza di una donna, quella vera, è nei capelli raccolti per il caldo, nel gesto non voluto in una foto, nel non perdere fascino senza un filo di trucco, nella naturalità. non berresti mai acqua se avesse sapore artefatto, la vera bellezza non si mette in posa e non mostra i denti sorridendo, eppure t’invade.
Ricordati sempre che la parola crisi viene dal verbo greco Krino, che vuol dire separare le cose, valutare attentamente, giudicare, quindi quando sei in crisi, stai semplicemente capendo e crescendo, fidati figlio mio.
cinema, buio pesto, sala piena, mio padre si alza dal posto e sbatte violentemente il ginocchio su una sedia, immediatamente dice: PUTTANA!! (altissima voce) della miseria (bassissima), uno spettatore gli si avvicina e dice delicatamente:
– senta, la prossima volta è meglio sussurrare la prima e urlare la seconda..-“
Cù avi figghi a lato un pò muoriri appanato – chi ha figli accanto non morirà mai di indigestione da pane..
-proverbio palermitano spesso citato da mio padre-
Le cose sono due: o tra le intercapedini di questa casa si nascondono i cadaveri di una scimmia e una capra in avanzato stato di decomposizione, o tu ieri sera non hai svuotato la tua borsa del calcetto..
-alludendo a uno strano olezzo che si diffondeva in casa-
Ahh!! andare a cena da mia suocera è sempre una sorpresa..pensa ieri oltre al cibo immangiabile, mi ha versato un bel bicchiere di birra per rinfrescarmi dalla serata torrida estiva..era talmente calda che ho indovinato prontamente la marca e l’annata in cui è stata prodotta: piscio di mulo del ’58.
Detta a un amico a metà anni ’80
-papà ma se non supero l’esame di procedura civile,che farai? –
– se credi che sia una tragedia tale che erediterai il mio patrimonio perchè la faccio finita con un colpo alla testa, allora stai fresco…-
io e mio padre alla vigilia di un mio esame
Se già fin dall’inizio, a molti metri, qualcosa puzza di merda, difficile una volta arrivati trovare un profiterole, almeno non ancora intero.
ah, oggi è il primo giorno di scuola? devo andarci per forza? si eh? infatti lo so, sono il professore, però perchè mettermi le lezioni alle 8 di mattina?..piuttosto che andarci mi facissi rari punta ‘nculu (mi farei dare punti di sutura al sedere)..
mio padre e la sua voglia di fare lezione la mattina presto
Allora… noto una strana coincidenza, quando tu torni da calcetto la casa si riempie di un fetore insopportabile. Mi rifiuto di credere che sia la tua igiene personale, perchè quando esci con qualcuna profumi di bagnoschiuma come una entreneuse, allora sventriamo la casa perchè c’è un cadavere di capra morta, oppure di scimmia, o peggio umano, tra le intercapedini, ma non capisco perchè l’odore si scatenerebbe solo al tuo rientro, forse hai qualcosa di inconfessabile da dirmi? Temo sia la tua borsa e il suo contenuto, a questo punto facciamo il sacrificio minore, te la brucio e ogni settimana te la ricompri, a metà tra la purificazione e la salvezza delle mie narici.
Ettore, se sto dormendo ancora domani mattina quando ti alzi svegliami a un tempo ragionevole, per “tempo ragionevole” intendo un orario in cui non ti sbrani perchè mi hai disturbato all’alba e non sia tanto tardi da dover solo constatare il mio decesso..insomma fai tu, sei libero di scegliere con calma.
Ettore..scusa se entro all’improvviso nella tua stanza, ma è più di un’ora che non combini minchiate per casa, che non ricevo telefonate da qualcuno che mi dice che ne hai combinata qualcuna fuori di qui…minimo pensavo fossi morto..
Se vuoi davvero comprendere l’anima delle persone che vuoi conoscere, devi prima di tutto imparare a star solo con la tua. Gli altri sono un completamento, non un sostegno.
Per avere l’ultima flebile speranza che una volta morto un sentimento, un amore, un’amicizia, ci possa essere un ritorno, devi solo fare due cose. Dirgli addio e non considerare mai più che possa tornare. Il resto è solo agonia inutile.
Un bravo attore è colui che a seconda del ruolo sa farti ridere o piangere, un genio è colui che con la sua arte in un rapido susseguirsi sa farti ridere e poi piangere subito dopo..
Mio Padre (riferito a Charlie Chaplin)
Io non so che tipo di modo di amare hai, però se adotti quello “muoio e divento folle per te che non mi vuoi” mi permetto di consigliarti un modello più efficace: “se non mi ami, me ne farò una ragione e andrò avanti”, consuma meno, è più ecologico e salutare e non devi fare rifornimento di lacrime ogni cinque minuti.
Sai figlio mio, c’è un confine labilissimo tra l’essere disponibile, comprensivo, autocritico sui tuoi errori e agire in modo da far fraintendere al prossimo che il tuo didietro sia un’autostrada comoda disponibile e dove si viaggia senza pagare.
Io posso capire che tu non abbia voglia di buttare l’immondizia, ma vorrei sapere se hai poteri di telecinesi o di diventare etereo e incorporeo. Non si spiega altrimenti come, pur uscendo da casa, tu riesca a lasciare il sacchetto esattamente appoggiato contro la porta all’interno, come se nessuno avesse aperto.
Vuoi aiutarmi a riordinare casa? allora aiutami davvero, non girare per le stanze con aria svanita, mi sembri una scoreggia che vaga incompiuta dentro dei pantaloni alla zuava.
Alle volte vorrei poter dire: “ho fatto dei sacrifici, ma guardate, ho un figlio d’oro, con la media del trenta e lode all’università, che non incide quasi per nulla sul bilancio familiare e che mi dà soddisfazioni..” invece guardandoti posso solo dire “ho fatto dei sacrifici..” va beh.. non fa nulla, almeno un pezzo di frase è completo, meglio di niente.
Io non so come tu faccia, tu non combini le cazzate, tu le attiri proprio, vengono da te a frotte, se le cazzate fossero fulmini tu saresti in giro tra gli alberi con un ombrello di ferro a piedi nudi a urlare al cielo “ehiii sono qui!!”
Sai Ettore, ti ammiro, anche se non te lo dico mai, su certe cose hai una tenacia che io non ho. Ti ho visto sopportare umiliazioni e voltafaccia, tradimenti, malcostume e imbecillità altrui, ti ho visto soffrire per le sofferenze di altri come se fossero tue e vedere cose che io non avrei sopportato. Ma non è tanto ammirevole che tu faccia tutto questo, è davvero incredibile che tu lo faccia senza essere ubriaco, da sobrio.
Ettore, mi dite tutti che so cucinare veramente bene, allora vorrei un regalo per il mio compleanno, mi piacerebbe una insegna, con un nome inventato di ristorante, da appendere alla porta della cucina, un posto immaginario dove i clienti sono le persone cui vogliamo bene e che vengono a mangiare qui, vorrei che nel nome venisse ricordato il roveto che abbiamo in giardino, sai quello che fa le rose bianche pure in inverno, che mi piace tanto, inventalo tu, sbizzarrisciti.
No, tu a vedere questa cosa non ci vieni, ah vuoi venire? E vieni, vedrai che cosa è capace di fare questa città, tanto ti piace tanto uccide la gente che prova a cambiarla.
Quando gli chiesi di portarmi con lui a vedere un omicidio di mafia, non ne avevo mai visti, non per curiosità morbosa, ma per voglia di capire il suo dolore.
Quando ti incitavo a buttarti nella lettura non intendevo scaraventarti addosso un intero scaffale di libri, spero non ti sia fatto male, anche se, per te, credo che il peso della cultura sia particolarmente insostenibile, visto che anche l’intelligenza ti fa visita raramente dopo le vostre incomprensioni ataviche..
Mio padre (dopo che mi ero arrampicato sugli scaffali della libreria per prendere un libro invece di usare la scala, facendo crollare tutto..).
Vuoi davvero capire chi ti è amico? Non guardare come agiscono quando sei triste, osservali se sei felice: se condividono la tua gioia con sincerità allora ti vogliono bene. E’ facile fingere una faccia triste per le disgrazie, più difficile è sorridere, i falsi sorrisi sembrano paresi.
È che tu non percepisci le tue potenzialità, hai capacità che pochi hanno, il tuo problema è che vorresti cogliere la velocità del treno che sei volendoci star sopra, sono gli altri che devono vederti passare, devi essere più animale istintivo nel prendere le tue decisioni. Preoccupati solo di ferire il meno possibile chi ti ama e di non lasciarti ferire, non tanto almeno. Ma nessuno deve dirti se il tuo modo di vivere è giusto. Lo devi sentire tu.
Molti ignorano che dire “ti voglio bene” significa “voglio il tuo bene”, anche se dovesse farmi male realizzare ciò che ti rende felice, vale per qualsiasi forma d’amore. Per molti invece è una frase di possesso, non di liberazione.
Io credo che tu sia come molti altri ragazzi della tua età, con te serve il bastone e la carota, solo che la carota deve essere magari in ferro, o ghisa o bronzo, onde continuare ad assolvere le funzioni del bastone senza variazioni significative. (detta tanti, tanti anni fa…).
Allora chiariamo un concetto..se hai un sogno che vuoi realizzare, tu hai una volontà che spezzerebbe un toro, vai, sei uno che può farcela, qualsiasi obiettivo ti prefigga..beh qualsiasi proprio no, se vuoi costruire un razzo non te lo consiglio, non sai un cazzo di ingegneria aerospaziale…e anche di tante altre cose..ma lasciamo perdere che ci incartiamo.
Devo parlarti, i dottori dicono che ho un tumore al fegato, ti stanno cercando per chiederti se vuoi operarti per donarmi un pezzo del tuo, hanno detto che ti danno un paio di giorni per pensarci..aspetta non ci siamo capiti, non mi devi dire si adesso, hanno detto due giorni, non due minuti..va bene ok la tua risposta è si allora mettiamo in chiaro due cose, voglio che ti prendi questa benedetta laurea, altrimenti non mi faccio mettere una mano addosso e niente commozioni o smancerie, io ti voglio bene, tu mi vuoi bene, non serve dirselo continuamente come in una telenovela, ah fai finta che ti sei preso due giorni per pensarci e aspetta che te lo chiedano i medici, se scoprono che te l’ho detto s’incazzano.
Nonostante tutto la vita la amo, perchè mi ha dato una grande possibilità, vederti crescere, e lo sai che ti voglio bene. Lo sai che se vuoi tu puoi arrivare ovunque. Senti figlio mio, sai quando ho capito che tutto ruotava intorno a te? Quando ho capito che ho rischiato di non poterti abbracciare, dovevo salire su quell’aereo che il 5 maggio del 1972, quello che si è schiantato a Montagnalonga. Non l’ho preso perchè mi sono rotto un braccio e sono rientrato prima. Sai, mi ha fatto uno strano effetto sentire le telefonate delle persone che chiamavano casa. Avevano visto le liste dei passeggeri e al mio posto c’era una “Zanca Gabriella”, Zanca G. Nelle liste, G. Come Giovanni. Per tutta la vita mi sono chiesto se ha preso l’aereo al posto mio. Avevo già il biglietto. La differenza tra vedere e non vedere crescere un figlio è stata tutta in un biglietto.
“Tu non puoi capire”
Frase che mi disse una notte al pronto soccorso, dove lo portai dopo un maldestro tentativo di farla finita nella notte.qualche giorno prima del gesto, aveva ritirato dei referti. I responsi medici davano che aveva un tumore in stato avanzato. Ma non me lo disse quella sera.
Papà è entrato nel percorso di malattia il giorno della Madonna del 2001, è morto il 3 novembre del 2002. Mentre mi trovavo in ospedale con lui. Alle 15 14. Un giorno dopo la festività che intasa il cimitero, fino all’ultimo discreto. Questa è solo una piccola raccolta di suoi aforismi spontanei, se siete curiosi di sapere anche la sua storia c’è un racconto su di lui intitolato IL SIGNOR G. Se poi volete approfondire anche quel gioco strano di coincidenze che ebbe nel non prendere l’aereo che si schiantò a Montagnalonga, vicino Palermo il 5 maggio del 1972, può leggere il racconto IL PROFESSORE.
Il più grande omaggio che gli sia mai stato fatto, è arrivato da un cantautore, Enrico Ruggeri. Quando mio padre morì, io misi accanto a lui un foglietto con le prime parole della canzone “la vie en Rouge”. Quando Enrico lo seppe, a lui mi lega una bella amicizia, mi “consegnò” la canzone. Nel senso che se è in scaletta durante il concerto, un saluto me lo fa sempre. In questa canzone si parla di un padre e un figlio che vanno al parco giochi insieme, di un adulto che pur crescendo è “ancora come allora”. Una delle immagini più nitide che ho di mio padre.
Lungo il viale così lontano
la mano piccola nella grande mano,
e chi dei due guidava l’altro io non so dirtelo.
C’era sempre un po’ di nebbia
nel parco giochi con la sabbia.
La gente in bianco e nero
e le madri tutte uguali nei foulard e nei paltò.
Ma io sono ancora come allora,
vivo e sogno come allora;
come allora sono qui.
Lo stadio inventato dentro al cortile
con una pallida lama di sole
e quella voce dalla finestra “E’ pronto in tavola”.
Il treno che andava incontro al mare
e le mie scarpe da riparare.
Le macchine a pedale,
tre canzoni, cento lire dentro ai bar.
E tacabanda.
Ma io sono ancora come allora,
vivo e sogno come allora;
come allora sono qui.
Adesso dove siete finiti?
Dove vi siete smaterializzati?
I vostri libri e i vostri ritratti li tengo ancora qui.
E passo ancora per gli stessi posti
e riconosco dentro ai gesti
i bambini di una volta,
diventati tutti grandi tranne me,
insieme a me.
Tacabanda!