Nei giorni scorsi i partiti che si sottoporranno al voto degli italiani alle elezioni politiche nazionali del 24 e 25 febbraio 2013 hanno depositato il proprio simbolo in Viminale. La maggior parte delle coalizioni partitiche ha inserito nel simbolo l’indicazione del proprio candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Molto stupore ha suscitato il simbolo elettorale del Pdl con la dicitura «Berlusconi Presidente». In tutta Italia, per Camera e Senato, il centrodestra correrà con l’indicazione “Il Popolo della Libertà Berlusconi Presidente”. Ricordiamo che Berlusconi è stato tra i primi leader politici, a ruota imitato da molti altri nel corso degli anni, a volere che i simboli fossero caratterizzati dal nome del candidato Presidente perché fosse chiaro all’elettore per chi andare a votare. Adesso Berlusconi a poco meno di un ventennio dalla sua prima candidatura a Presidente del Consiglio, prende atto che “il candidato Premier non esiste”, poiché è il Presidente della Repubblica che sulle basi della Costituzione conferisce l’incarico di formare il nuovo Governo.
Berlusconi ha precisato che la dicitura «Berlusconi Presidente» inserita nel simbolo – anziché Alfano Presidente, – trova fondamento nel fatto che lui è il Presidente del Popolo della Libertà. Nessun equivoco dunque per Berlusconi: l’agrigentino Angelino Alfano rimane il candidato Premier designato per la coalizione di centro destra, di cui Pdl e Lega Nord costituiscono il nucleo centrale.
E poco importa che la Lega Nord abbia indicato in Giulio Tremonti il proprio candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, visto che nella coalizione di centrodestra – come affermato da Berlusconi – il Pdl rappresenta il partito maggiore; secondo i sondaggi al 26% con un trend in netta crescita dopo le ultime apparizioni mediatiche del suo Presidente.
E se da un lato Marcello Dell’Utri, che ha rinunciato a ricandidarsi al Senato della Repubblica, sostiene che la vittoria del centrodestra non è impossibile ma è improbabile, dall’altro lato Silvio Berlusconi, bravo ad assecondare gli umori degli elettori che chiedono facce pulite e candidati presentabili, a differenza del passato non ha avuto remore nel chiedere un passo indietro ai cosiddetti “impresentabili”. Appare logico che gli attuali candidati una volta eletti in Parlamento saranno riconoscenti ed obbedienti a chi in quelle liste li ha voluti.
Cosa potrebbe accadere qualora dopo le elezioni del 24 e 25 febbraio prossimo – in caso di vittoria della coalizione di centrodestra – il Premier designato e votato dai cittadini non dovesse ricevere la fiducia delle Camere?
Al momento il Cavaliere sembra essere l’unico vero leader del centrodestra a differenza di quello che viene indicato dallo stesso come candidato Premier, che invece sembra schiacciato dal peso del Cavaliere Presidente.
Di certo non gioverebbe agli italiani se il paese ripiombasse in una situazione di stallo ed incertezza politica come quella che si ebbe con le dimissioni di Berlusconi e il successivo insediamento del Governo Monti. E se anche stavolta il centrodestra, con Alfano designato Premier, la spuntasse nuovamente vincendo le elezioni, siamo sicuri che Silvio Berlusconi si accontenterebbe di fare il Ministro dell’Economia, come ha più volte sottolineato? O potrebbe cogliere l’occasione a seguito dell’ennesima crisi di Governo, magari voluta dai suoi fedelissimi, in un periodo più o meno breve dall’insediamento del nuovo Governo, per riprendere saldamente in mano le redini del paese?
Totò Castellana