25 Aprile 2024
Home L’apoteosi dell’ipocrisia! In 800.000 contro il “Matrimonio per Tutti” – di Luisa Pace

9 thoughts on “L’apoteosi dell’ipocrisia! In 800.000 contro il “Matrimonio per Tutti” – di Luisa Pace

  1. Per integrare quanto scritto da Luisa Pace. Tratto da
    Da “Libero”, 13 gennaio 2013

    IL POPOLO IN PIAZZA
    Oggi infatti a Parigi va in scena una manifestazione straordinaria, proprio contro il progetto di legge su “Matrimonio e adozione per tutti” presentato dal ministro della Giustizia Christiane Taubira.

    Hollande credeva di avere la strada spianata. Aveva immaginato di trovarsi contro solo i soliti cattolici (anzi, una parte dei cattolici), che facilmente avrebbe liquidato come retrogradi e omofobi.
    E invece è accaduto l’incredibile, perché la manifestazione che si sta svolgendo in queste ore (per la quale sono arrivati nella capitale centinaia di pullman e treni speciali) è tutt’altro che una manifestazione dei cattolici.
    Sotto lo slogan “Tutti nati da un uomo e da una donna” si ritroveranno persone, associazioni, movimenti, realtà che nessuno avrebbe immaginato di veder convergere: cattolici, ebrei, musulmani, socialisti, liberali, laici e omosessuali.

    La manifestazione si definisce “apolitica, non-confessionale e non-omofoba”.

    Prendiamo Nathalie de Williencourt, portavoce di Homovox, “un collettivo di cittadini francesi che porta la voce degli omosessuali francesi che si oppongono al progetto di legge Taubira”.
    Nathalie dichiara: “In Francia ci censurano, si ascoltano sempre le lobby LGBT, parlano sempre loro nei media, ma la maggior parte degli omosessuali sono amareggiati dal fatto che questa lobby parli a loro nome, perché non abbiamo votato per loro e non ci rappresenta”.

    A “Tempi” De Williencourt spiega: “noi gay non vogliamo il matrimonio. Perché la coppia omosessuale è diversa da quella eterosessuale. Ed è diversa per un semplice dettaglio: non può dare origine alla vita, per cui ha bisogno di una forma di unione specifica che non sia il matrimonio”.

    Come faranno adesso a bollare come “omofobi” questi argomenti di buon senso portati dal portavoce di Homovox?
    Del resto Nathalie aggiunge un altro ragionamento di capitale importanza:
    “Noi crediamo che i bambini abbiano il diritto ad avere un padre e una madre, possibilmente biologici, che possibilmente si amino. Un figlio nasce dal frutto dell’amore di suo padre e di sua madre e ha il diritto di conoscerli. Se le coppie omosessuali adottano dei bambini che sono già privati dei loro genitori biologici, allora li si priva di un padre e di una madre una seconda volta. L’adozione non è un diritto degli adulti, serve a donare dei genitori ai bambini che non ne hanno, ma oggi non è più così”.

    Sono posizioni sagge, ma anche coraggiose. Le stesse di Xavier Bongibault, presidente di “Plus gay sans mariage”, che si definisce ateo.
    Lui, secondo quanto riportava ieri “Avvenire”, ha fatto una dichiarazione scioccante, riferendo di aver ricevuto perfino minacce: “La verità è che c’è una volontà di far tacere gli omosessuali. La maggioranza della comunità omosessuale s’infischia totalmente del progetto di legge”.

    Anche l’ex premier socialista Lionel Jospin ha una posizione critica e ha dovuto ricordare ai suoi compagni che il mondo è popolato di uomini e donne, non di omosessuali ed eterosessuali.
    Del resto sua moglie Sylviane Agacinski, che è una famosa psicoanalista e femminista, è una delle personalità del mondo laico che più decisamente si oppongono alla “rivoluzione” di Hollande.

    Fra i promotori della manifestazione questa Francia laica si trova rappresentata per esempio dalla socialista Laurence Tcheng, con l’associazione “La gauche pour le mariage républicain”, che sbandiera il Codice civile per opporsi al progetto di Hollande e al metodo scelto dal governo che sta imponendo alla Francia questa trovata senza alcun vero dibattito e senza ascoltare il popolo francese, che, nei sondaggi, è in maggioranza contrario.

    Il governo indispettito è così nervoso che il ministro dell’educazione nazionale Peillon è stato protagonista di una vera gaffe, dal momento che si è scagliato contro il segretario per l’insegnamento cattolico il quale aveva invitato le scuole superiori cattoliche a organizzare dibattiti, se richiesti dagli studenti, per approfondire il tema delle nozze gay.
    In barba alla democrazia e al confronto il ministro ha fatto sapere che è “inopportuno” e lo ha fatto “usando toni che hanno fatto parlare di censura e di ingerenza autoritaria”, come scrive Nicoletta Tiliacos sul “Foglio”.

  2. Signore Petrone,
    Le rispondo volentieri e le risponderei ancor più volentieri se lei avesse espresso il suo proprio parere. Constato invece che mi ha incollato quanto scritto da quotidiani di parte quali Libero, il Foglio e l’Avvenire.
    Il mio pezzo, che è più un editoriale che un resoconto, la mia analisi insomma è frutto di eventi e dichiarazioni reali. Vivo da oltre vent’anni a Parigi e quando c’è una manifestazione un salto lo faccio, non mi baso su comunicati stampa o altre fonti giornalistiche. In più la manifestazione contro il “Matrimonio per tutti” è sfilata tutto il giorno sotto le mie finestre, il che mi ha aiutata, ma non ho visto solo scritte “bon enfant”.
    Quanto a Xavier Bongibault, presidente di “Plus gay sans mariage” – che già ha poco senso, si è gay con o senza matrimonio a meno che non intendesse fare l’infelice battuta “Più allegro senza matrimonio” – è un personaggio contrastato, che si definisce “ateo e laico”. Mi permetta una piccola digressione lessico-filosofica: Ateo è colui che non crede in nessun Dio mentre Laico è colui che pur appartenendo ad un credo religioso rifiuta l’interferenza della propria congrega religiosa nelle sue idee politiche di vita quotidiana. Lo stesso 22 enne Bongibault ha avuto l’idea di tenere propositi violenti contro il Presidente Hollande raffrontandolo a Hitler. Si è poi tiepidamente scusato al microfono di un collega del “Nouvel Observateur” dicendo che era spinto dall’emozione. Peccato che nel novembre scorso abbia tenuto propositi molto simili contro “L’omofobia di Stato”: « Significa seguire la stessa linea di un uomo che la Germania ha ben conosciuto a partire dal 1933 e che pensava che gli omosessuali non potessero riflettere politicamente se non per istinto sessuale”. Certi propositi scioccano e tolgono credibilità. L’Avvenire ha quindi riportato solo la parte “edulcorata dei propositi” di questo gentiluomo. Quid dell’altra capofila: Frigida Barjot, il cui vero nome è Virginie Tellenne che è riuscita a dichiarare a Le Point (cito anch’io dei giornali) che “il Governo vuole negare la riproduzione umana ed inventare una nuova filiazione”. Ripeto il termine Capofila. Forse i contrari al Matrimonio per tutti dovrebbero scegliere meglio i propri rappresentanti. E i ranghi degli estremisti di destra del FN – Fronte Nazionale – che si sono uniti alla manifestazione? E cosa mi dice degli estremisti di Civitas? Non ha commentato eppure erano numerosi. Nel mio articolo ho scritto: “Non siamo tutti cattolici. E non tutti i cattolici sono contro questa legge. Se poi uno vuol vivere secondo i dettami della propria religione è liberissimo di farlo ma non può chiedere di legiferare per tutti”. Insisto che rappresentanti delle alte sfere della Chiesa cattolica avrebbero dovuto astenersi dal battere i marciapiedi parigini. I propositi del Vescovo di Vannes sono insultanti. Non c’è bisogno d’amore nel matrimonio? E non è la prima volta che così si esprime. Quanto alle interferenze del Presidente della Congregazione, André Vingt-Trois, sarebbe meglio ricordargli la separazione Stato – Chiesta. Trovo inaccettabile che chieda ai deputati di esprimersi in nome della fede. Il libero arbitrio, signor Petrone, non equivale al caos ma è segno di grande democrazia è la mancanza di democrazia e libertà che porta alla violenza ed all’intolleranza.
    A proposito di Libertà! Signor Petrone, mi accorgo adesso che il suo non è un “commento” al mio articolo” ma “un’integrazione”. Mi perdoni, ma avrei preferito il primo. Non vedo per quale ragioni lei dovrebbe integrare il mio articolo con propositi tratti da altri giornali e che ho la libertà di non condividere. Tanto più che certi passaggi sono tagliati su misura.
    Sarò lieta di risponderle nuovamente se si farà avanti con le proprie idee e dopo una lettura più approfondita di quanto ho scritto. Il dibattito è sempre il benvenuto.
    Cordiali saluti

  3. Egregio don Petrone,

    in quanto giornalista, omosessuale, italiano d’origine e parigino d’adozione, battezzato, non sottomesso al potere di alcuna lobby che sia di genere, sessualità, economica, religiosa, di pensiero o politica, mi permetto di apportare qualche aggiornamento alla sua posizione in modo di facilitare un dibattito più completo, coerente e attualizzato ai tempi post-moderni nei quali, apparentemente, sia lei che io viviamo.

    Il conservatorismo degli intervenenti che lei ha scelto da giornali di un identico colore politico – ma di diverso spessore ideologico – per «integrare» il suo commento all’editoriale della giornalista Luisa Pace, lasciano infatti apparire, mi consenta, un bel pezzo di coda di paglia. Non tanto la sua, lei esprime un’opinione senza troppo bagnarsi le brache, piuttosto quella della gerarchia cattolica che lei tenta onestamente di difendere da un presunto attacco delle Lobby Gay contro il suo potere sulla famiglia, quindi sulla libertà sessuale, cioè sulla coesione della Società.

    Le dico subito che dal mio punto di vista alcun attacco è stato sferrato da chichessia contro alcun potere stabilito e che i contorsionismi a cui lei si obbliga mi appaiono destinati, ancora una volta dopo Galileo, alla giustificazione religiosa dell’ingiustificabile.

    Che cosa è ingiustificabile? A mio modo di vedere ingiustificabile è la menzogna di chi potente detiene il potere al fine di conservarlo. Nel caso specifico l’ingiustificabile che lei tenta di difendere è questo: per ragioni di «potere» religioso sulle «anime» – ma la Chiesa desidererebbe sulle «coscienze» della società civile nel suo più vasto insieme – lei rischia ad ogni parola di scadere nella promozione della discriminazione dell’essere umano, in base alle sue caratteristiche fisiche, religiose, d’origine, di razza, di sesso, di sessualità, nozioni queste fondatrici dell’identità di ciascuno. Questo sarebbe ingiustificabile.

    E allora inizia ad inerpicarsi nella scalata dello specchio. «Sotto lo slogan “Tutti nati da un uomo e da una donna” – scrive – si sono ritrovate persone, associazioni, movimenti, realtà che nessuno avrebbe immaginato di veder convergere: cattolici, ebrei, musulmani, socialisti, liberali, laici e omosessuali». Sta cercando appoggi.

    L’odio dell’altro, il razzismo, la paura di chi la pensa diversamente, o di chi vive liberamente la sua sessualità in modo alternativo ai dettami religiosi, all’oscurantismo su tutto ciò che appare «nuovo» agli occhi millenaristi della Chiesa cattolica – occhi ormai accecati, mi permetta l’opinione, dal troppo luccicare dei lingotti d’oro accumulati – che non hanno visto, né percepito, che quello che rigettano oggi, da sempre è esistito.

    La storia è costellata di adozioni, cosparsa di amori «diversi», di famiglie ricomposte, di coppie non riconosciute, di uomini che hanno amato segretamente o pubblicamente altri uomini, di donne che si sono amate fra loro, di figli nati da unioni non convenzionali agli stretti criteri ideologici e religiosi che lei rappresenta e difende.

    La constatazione è terrificante: la Chiesa è chiusa, arcaica, ceca, incapace di assumere ed accettare l’umano nella sua diversità, nella sua bellezza vitale, nella sua volontà di partecipare al creato, con la vita di nuovi esseri viventi. In una parola la Chiesa ha paura. Paura. E questo è terribile se si pensa all’accorato e splendido invito, urlato a gran voce e con tutta la sua fede nell’arrochire del tono delle sue corde vocali, in gran parte delle piazze del Mondo, e alle Giornate Mondiali della Gioventù, a Denver, a Parigi, tramite i media in ogni casa, via radio in ogni capanna, ovunque, da Giovanni Paolo II: «Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo».

    Chi è Cristo oggi se non il rigettato, l’oppresso, il povero, il rinnegato dalla famiglia, il dileggiato dai compagni, il rifiutato dalla società patriarcale e eterocentrata, fallocentrica e fallita, certo, ma ancora resistente, ancora arrogante, prepotente, società del consumo e del dispezzo del più debole, di cui la Chiesa cattolica, ad ogni quando si erige a portavoce qual difensore supremo. Voglia di potere, chiusura e ignoranza non conducono alle migliori considerazioni. Questo rimane il mio parere, su cui potremo discutere.

    Al suo intervento risponderò per punti:

    1- Lei cita Nathalie De Williencourt di Homovox che aggiunge un ragionamento di capitale importanza: “Noi crediamo che i bambini abbiano il diritto ad avere un padre e una madre, possibilmente biologici, che possibilmente si amino. Un figlio nasce dal frutto dell’amore di suo padre e di sua madre e ha il diritto di conoscerli. Se le coppie omosessuali adottano dei bambini che sono già privati dei loro genitori biologici, allora li si priva di un padre e di una madre una seconda volta. L’adozione non è un diritto degli adulti, serve a donare dei genitori ai bambini che non ne hanno, ma oggi non è più così”.

    Non entrerò nella polemica sui seminari, nei quali al ragazzo viene tolta la possibilità di avere una famiglia con relativi padre e madre, per facilitare lo spirito di camerata. Evitiamo anche la trappola degli orfanotrofi, cattolici o meno, in cui bambini vengono cresciuti spesso senza referenti maschile e femminile costanti e affidabili. Evitiamo anche di trattare l’argomento della vita nata da atti di violenza sulle donne, aggressioni, stupri. Quella vita, a differenza di quanto De Willencourt sembra voler dimostrare, vale quanto le altre, e presumo come acquisito che su questo argomento ho già il suo accordo. Il punto che vorrei sottolineare è invece questo: capaci di amore sono (quasi) tutti gli esseri umani. Non solo un uomo e una donna che in un atto d’amore decidono di mettere al mondo un figlio.

    L’Amore di cui stiamo parlando, egregio don Petrone, è quello di ciascuno, di ogni essere umano per la Vita, uguale a quello del religioso o della religiosa per Gesù Cristo, o a quello del credente per Dio. Non si parla dell’amore, talvolta eccessivo e viziato di una madre per il figlio e nemmeno di quello pieno d’inghippi e disavventure di un padre per la figlia, né tantomeno di quello egoista, colpevole (e perverso), di un pedofilo che dall’alto della sua autorità, si arrogasse il potere di infliggere il suo vizio, traviare, influenzare e talvolta distruggere, l’innocente vita della sua prescelta vittima. Non parliamo nemmeno dell’amore fraterno di chi sapendo del peccato contro l’innocenza, sia rimasto zitto rendendosi complice.

    Poi si ritiene necessario che un figlio abbia il diritto di conoscere i suoi genitori biologici, che la legge lo stabilisca, invece che perseverare nella tradizione, se non sbaglio molto religiosa dell’ «accouchement sous X» (parto in x). Mi corregga, se sbaglio.

    2- Poi lei cita Xavier Bongibault, presidente di “Plus gay sans mariage”, che si definisce ateo. “La verità – dice Bongibault, presumendo di possederla – è che c’è una volontà di far tacere gli omosessuali. La maggioranza della comunità omosessuale s’infischia totalmente del progetto di legge”.

    Se mai lo sentisse lo può rassicurare: la legge che sarà votata non obbliga nessuno a nessun contratto. Il signor Bongibault nonostante non lo chieda, avrà domani un diritto in più, ma, visto che la Francia rimane una Repubblica Democratica e laica, nessuno gli imporrà con la forza di esercitare il suo diritto. Nessuno invierà guardie a casa sua per costringerlo a passare in municipio ad ufficializzare l’eventuale unione che dovesse avere con un suo compagno. Potrà continuare a vivere liberamente, senza reti di salvataggio e senza legami troppo stretti per lui, potrà accedere al Pacs se lo desidera, oppure, se mai un giorno dovesse cambiar di parere, perché solo gli inetti non cambiano mai d’opinione, o chissà, se intenderà proteggere il proprio partner o i figli che gli auguro possa avere, in quel momento potrà valutare se il matrimonio sarà allora per lui l’adeguata soluzione. E se decide di no, potrà sempre astenersi dal firmarlo. Rinuncerà allora, ma sarà una scelta e non una discriminazione, ai diritti che la democrazia riconosce a lui e a suo/sua figlio/a, come alla sua collega di lavoro eterosessuale e al di lei figlio/a. Rinuncerà allora a dare alla sua progenitura gli stessi diritti che lui ha avuto da giovane. Le pare poco? Le sembra sbagliato che un cittadino libero possa avere la possibilità di scegliere in piena coscienza?

    3 – Fra i promotori della manifestazione, rappresentanti della Francia laica, lei cita la socialista Laurence Tcheng, con l’associazione “La gauche pour le mariage républicain”. Tcheng, scrive lei, «sbandiera il Codice civile per opporsi al progetto di Hollande e al metodo scelto dal governo che sta imponendo alla Francia questa trovata senza alcun vero dibattito e senza ascoltare il popolo francese, che, nei sondaggi, è in maggioranza contrario».

    Tre precisazioni: la prima è sulla parola «trovata», che esprime dileggio; la seconda è sui dibattiti, che ci sono stati, in commissione parlamentare, sulla stampa nazionale e locale, in tv, nei meeting della campagna presidenziale; la terza sui sondaggi che, mi spiace per lei, non confermano quanto lei sostiene, infatti il 60% dei francesi è favorevole al matrimonio gay. Riveda le sue fonti.

    4- Lei prosegue: «In barba alla democrazia e al confronto il ministro dell’Educazione Nazionale Vincent Peillon ha fatto sapere che il dibattito nelle classi delle scuole cattoliche sul matrimonio gay era “inopportuno” e lo ha fatto “usando toni che hanno fatto parlare di censura e di ingerenza autoritaria”, come scrive Nicoletta Tiliacos sul “Foglio”».

    Posso essere d’accordo sul fondo, un dibattito merita sempre di essere lanciato e ben condotto. Ma allora dev’essere un vero dibattito, con tutti i rappresentanti delle parti in causa presenti. Non mi sembra fosse questo che volevano fare le scuole cattoliche francesi, peraltro finanziate dallo Stato. Quello proposto era un dibattito a senso unico, ma il dibattito a senso unico non è un dibattito, solo propaganda. Gli allievi delle scuole Cattoliche ad ascoltar le prediche potranno sempre andare al catechismo o prestare attenzione alle omelie in chiesa. Nessun bisogno quindi di rubare ore all’insegnamento per inculcare propositi univoci agli studenti, in questo il ministro ha ragione. O forse era necessario, questo sembra essere il suo parere, prendere in ostaggio intere classi per inculcare la buona riflessione sulla questione?
    
Mi permetta infine qualche domanda e qualche riflessione: Non pensa che la Chiesa cattolica si sia ormai giocata con i suoi oscurantismi ogni speranza di rimanere punto di riferimento dei «valori morali»?

    Pensa veramente che la società civile, nella quale si contano anche gli omosessuali, debba prostrarsi davanti alla Tour Eiffel e all’arrivo della manifestazione per tutti i benpensanti, sinceri nella loro inezia, per imparare l’intensità, l’importanza, il simbolo e il senso dei «valori» famigliari che gli avvenenti manifestanti immodestamente professavano di essere gli unici a possedere? Che spavalderia! Per me almeno comparabile, se non superiore, a quella delle Pussy Riot.

    E non le viene mai in mente che visto il fallimento quasi generalizzato dell’Istituzione matrimoniale esclusivamente eterosessuale e le condizioni critiche di autodistruzione nelle quali questa venerabile Istituzione fondatrice del tessuto sociale, associata alla volontà di possesso intima all’essere umano, hanno portato le nostre società occidentali, meriti un restyling? Non sarà forse questo che la disturba? E cioè che l’introduzione nel sistema matrimoniale di altri modelli di famiglia possa rinnovare, quindi dal suo punto di vista, recar danno a quell’Istituto matrimoniale destinato principalmente a proteggere, fra noi possiamo dirci le cose come stanno, non tanto la famiglia ma il patrimonio. In Francia il 60% dei cittadini pensa che questo modello dovrebbe essere ammendato, migliorato, coadiuvato, corretto, rimesso in discussione. Perché un modello «giusto» non esiste. E poi «giusto»? Rispetto a cosa?

    Naturale? Macché naturale. Se l’uomo è nato uomo e la donna è nata donna, è da uomo e donna che sono nati tutti gli omosessuali che lei potrà incontrare. Quindi naturali sono anche loro, ed è proprio questo che la legge francese sui matrimoni gay iscriverà nel codice civile, il loro accesso alla piena cittadinanza e l’istituzionalizzazione delle loro unioni. Iscriverà l’impossibile discriminazione al matrimonio anche per le persone dalla sessualità omosessuale, bisessuale oltre che eterosessuale. E questo nonostante abbiano un colore della pelle uguale alla maggioranza o diverso, una religione maggioritaria o tendenze laiche, una sessualità libera o inibita da dettami religiosi o di convenienza sociale. Tutti, nel momento in cui si trovano confrontati all’insorgere dell’Amore, istinto vitale, per un altro essere umano «a partire dall’età minima per contrarre matrimonio» potranno decidere se accedere all’Istituzione firmando in municipio un contratto fra adulti consenzienti. Come previsto dall’Articolo 12 della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo, secondo cui «l’uomo e la donna hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia secondo le leggi nazionali che regolano l’esercizio di tale diritto». Se le leggi cambiano a livello nazionale, come sta accadedo in Francia, il diritto europeo non dovrà cambiare neanche una parola ma si ritroverà arricchito da un’altra possibilità: l’uomo potrà scegliere di esercitare il suo diritto per sposare un altro uomo e la donna potrà esercitare il suo diritto sposandosi con una donna.

    Per completezza mi attardo a ricordarle l’Articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE che esclude si possa discriminare sulla base di «sesso, razza, colore della pelle, origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, appartenenza ad una minoranza nazionale,
    patrimonio, nascita, handicap, età o tendenze sessuali».

    Un atteggiamento che è già presente nell’articolo 3 della nostra Costituzione della Repubblica Italiana, «la più bella del Mondo» direbbe Benigni, nella quale sono riconosciuti istituzionalmente a tutti i cittadini «pari dignità sociale» ed uguaglianza «davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». La Costituzione stessa è troppo spesso dimenticata dai nostri politici, probabilmente occupati a leggere la Bibbia aspettando l’arrivo della prossima valigetta di soldi riciclati, ma se la rileggessero scoprirebbero che è loro compito e compito «della Repubblica, rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Persona umana, è più di cittadino, e non provoca distinzione fra adulto e bambino.

    Ci sarebbero altri alti testi di legge da citare e se vuole possiamo farne la ricerca. Ma la questione di cui si parla oggi con la polemica sul matrimonio gay in Francia e con l’opposizione religiosa alla questione, è dell’ordine del «potere»: il potere di intervenire sulla libertà umana e in particolare sulla formazione dei figli. La Chiesa cattolica e la maggior parte delle altre confessioni religiose agiscono sulla leva del potere di castrare la libertà umana, in particolare quella sessuale, grazie a dettami moralistici, agendo sulla paura del peccato, sul rischio dell’Inferno. «Non ti toccare che diventi cieco», «Dio ti vede». Vecchie tradizioni oscurantiste che faticano a spegnersi.

    Ma lei crede veramente che la Francia sarà trasformata da un solo progetto di legge in Sodoma e Gomorra? Che nessun giusto sia presente e che l’ira di Dio si scateni sull’Europa intera inviandoci dritti tutti all’Inferno?

    Dopo l’allenamento terrestre a cui la Chiesa cattolica con le sue fisime obbliga i malcapitati cattolici omosessuali, per carità, c’è chi è pronto a qualsiasi evenienza. Lo spirito è forgiato, la carne resta carne e diventerà polvere. Amen.

  4. Se la chiesa si occupasse solo di anime si eviterebbero inutili polemiche. Se qualcuno si avvantaggia di qualcosa senza danneggiare altri, perchè dovrebbe essergli impedito?

  5. Don Petrone,

    non mi ero accorta che lei fosse il direttore de Il Settimanale cattolico agrigentino “L’Amico del Popolo”, allora, perché da ecclesiastico ed anche “collega” non si è presentato come tale?

    Io sono per il confronto delle opinioni, apertamente!

    Attendo con impazienza una sua risposta personale, giornalistica e, perché no, da rappresentante della Chiesa che si espone così come mi sono esposta io e chi ha commentato dopo di lei.

    Luisa pace

  6. Cara signora Luisa e caro signor Luigi, approfitto dello spazio che l’amico in comune G.J.Morici ci concede per alcune considerazioni che faccio semplicemente come Carmelo Petrone, non sono abituato a parlare o scrive a compartimenti stagno, “nelle vesti di…” o “in funzione di”:

    Premetto che il post che ho inserito dopo l’editoriale della signora Luisa Pace (di cui leggo e apprezzo gli scritti sul sito lavalledeitempli.net), è parte di un articolo che ho citato in premessa. Pertanto non sono mie considerazioni e ho scelto di utilizzare quel testo – non avendo avuto la possibilità di essere presente a Parigi o di vivere a Parigi – per evidenziare che la manifestazione di Parigi non è stata una manifestazione confessionale (di soli cattolici!), ma una manifestazione a cui hanno preso parte cattolici, ebrei, musulmani, socialisti, liberali, laici e omosessuali, credenti e non credenti.
    Ho citato quella fonte per dire – ed in questo l’editoriale della signora Luisa mi è sembrato mancante – che quella è stata una manifestazione a mio avviso popolare e trasversale negli orientamenti e nelle convinzioni religiose e politiche ed ha dimostrato come la difesa del matrimonio come istituzione (non come sacramento!) non è affatto una “battaglia” confessionale o di cattolici “conservatori” e “oscurantisti”. E se è vero – come scrive la signora Luisa – che non “tutti i cattolici sono contro questa legge”, mi è sembrato giusto evidenziare come sia altrettanto vero che non tutti gli omosessuali sono a favore di questa legge, così come non tutti gli altri che hanno manifestato a Parigi.
    E’ questo, a mio avviso, il dato politico rilevante dell’evento che il governo e il parlamento francese non possono eludere.
    I manifestanti si sono riuniti in nome di una evidenza elementare: «Siamo tutti nati da un uomo e da una donna». E’ questo lo slogan che ha scandito la manifestazione, uno slogan che non mi è sembrato né contrario ad alcuno né omofobo, ma semplicemente attestante un dato oggettivo: che tutti siamo nati da un uomo e una donna.
    Quella gente che, che mi sembra esagerato definire “benpensante”, è la stessa che soffre la povertà, la penuria di alloggi, i licenziamenti in massa… ed a quella manifestazione ha semplicemente rappresentato se stessa e ha voluto ribadire un dato naturale elementare: di essere tutti nati da un uomo e da una donna, chiedendo, senza provocare o prevaricare, che questo dato elementare e di natura che sta alla base della convivenza umana, venga riconosciuto a chi nascerà dopo di noi. Il dato fondamentale e di natura (ripeto non confessionale!) che quella folla ha voluto ricordare è che la vita nasce dalle unioni delle differenze e non viceversa.
    Un altro dato che a mio avviso emerge dalla manifestazione francese è che è ingannevole escludere dalle agende politiche i temi etici, Hollande in campagna elettorale ha promesso il “matrimonio per tutti” e conseguentemente alle sue promesse sta agendo e questo non mi scandalizza.
    Anzi, da quello che leggo dalle agenzie il presidente Hollande ha inviato agli organizzatori della manifestazione un messaggio in cui spiega le ragioni del progetto di legge e l’intenzione di andare avanti perché si tratta “di un impegno preso fin dall’inizio del suo incarico presidenziale”. Il presidente assicura gli organizzatori che sulla questione è in atto una “larga concertazione”. Ed aggiunge: “Esiste su questo soggetto un vero e proprio dibattito democratico portato avanti con la preoccupazione di garantire l’interesse di tutti e l’interesse superiore del bambino. È responsabilità del legislatore – conclude – assicurare a tutte le famiglie un quadro giuridico e sicuro”.
    Mi scandalizza, invece, mettere il silenziatore ad una manifestazione pacifica e democratica, o bollarla come retrograda sol perchè, in una delle democrazie più avanzate dell’occidente, si è permessa di chiedere che un progetto di legge si fermi e chi governa ascolti le ragioni di una parte considerevole del Paese rappresentata dagli oltre ottocento mila, di diversa estrazione e provenienza, che hanno sfilato il 13 gennaio a Parigi.
    Personalmente ritengo, come del resto presumo anche voi, che in democrazia chi la pensa diversamente ha diritto di dire la propria e quando si deve legiferare ha il diritto, oltre che di parlare e manifestare, anche di votare. Questa è democrazia! Ci si confronta, si dialoga e quando è necessario ci si conta. Senza strapparsi le vesti strillando “all’oscurantismo” se si è minoranza o a “a vittoria delle libertà e della ragione” se si è in maggioranza.
    Cordialmente.

  7. Don Petrone,
    Non ha bisogno di scrivere nelle vesti ecclesiastiche che porta ma integrare un editoriale limitandosi a riportare quanto scritto su altre testate non mi è perso di grande eleganza, benché io sia sempre pronta al confronto. Non ho nessuna voglia di essere di essere “integrata” con articoli peraltro incompleti, scusi se mi ripeto.
    Ho sottolineato un fatto che ritengo di fondamentale importanza: ossia dov’è tutta questa gente che ha manifestato contro il matrimonio per tutti quando la Fondazione dell’Abbé Pierre chiede aiuto per soccorrere i senza tetto che anche stanotte stanno dormendo sotto la neve, dove quando bisogna mobilitarsi per salvare le aziende che chiudono, dove per denunciare le brigate popolari che incendiano i campi rom dove vivono tanti bambini? Mi dica lei dove sono… Se lei fosse stato a Parigi durante la manifestazione potrebbe meglio capire quello che ho scritto. E visto che legge i miei articoli deve essersi reso conto di quanto io mi mi batta contro le ingiustizie, per la pace e contro le strumentalizzazioni.

    Ne convengo. Ci sono omosessuali che sono contro il matrimonio per tutti. Anche dei laici lo sono. Non ho scritto il contrario. Ma non apprezzo e non accetto che altri rappresentanti del Vaticano abbiano chiesto ai deputati di votare secondo la propria fede. Nessuna, dico nessuna religione deve avere il diritto di decidere per tutti. La Francia ha votato Hollande e nel programma di Hollande c’era la promessa del matrimonio per tutti. I francesi si sono espressi col voto. Quelli che io chiamo “benpensanti”, lo ammetto, con una connotazione appositamente negativa, non soffrono tutti per la povertà che regna in Francia. Sottolineo anche che per “benpensanti” non intendo solo i cattolici ma in generale gli ipocriti donneurs de léçons. Certo, ce ne sono che aiutano alle mense dei poveri o al Samu che gira la notte per dare un po’ di conforto. Ma sono soprattutto le minoranze che si aiutano fra loro. Il mio collega Giacomo Leso le ha scritto una lunga risposta, presentandosi apertamente, estremamente ben articolata e documentata. Quanto al silenziatore alla manifestazione posso garantirle che è stata seguita da tutte le televisioni francesi, e non solo, e che ha avuto più ore di diritto d’antenna di qualunque altra manifestazione.

    Io scrivo da giornalista di terreno. Lei dice di non voler scrivere in “veste di”, peccato, perché come appartenente alla Chiesa cattolica potrebbe chiarirci il perché di tanto accanimento. Come direttore di un giornale sa che un editoriale non è solo cronaca ma un commento del giornalista. Lei può non essere d’accordo con me. Meno male che non pensiamo tutti allo stesso modo o non esisterebbe il dialogo ma rilegga bene il mio pezzo per cortesia e capirà che non era scagliato contro i cattolici. Benpensante ed ipocrita può essere chiunque. E’ vero però che la tendenza di molti cattolici di voler imporre le proprie idee come dogmi nella società è innegabile. Chi è contro il Matrimonio per tutti può continuare a protestare anche se mi scandalizza che si debba negare l’adozione a coppie che li accoglierebbero con tanto amore, forse più amore di gente che figlia senza pensarci. Sono dispostissima al confronto ma, per cortesia, non contesti la mia opinione con parole altrui o se ha piacere di citarmi altre testate mi scriva se l’articolo citato è scritto da un corrispondente o se è una ripresa d’agenzia. A proposito di opinione, probabilmente i manifestanti non erano 800.000. La Prefettura conferma il conteggio di 340.000 e lo mette a disposizione dei giornalisti. Come sempre in questi casi esiste querelle e la cifra giusta sta nel mezzo. Quanto alle minoranze che “si strappano le vesti strillando all’oscurantismo” – mi permetto di citarla – non mi trova assolutamente d’accordo. Le minoranze non giocano col vittimismo, si stanno ribellando con dignità! E gli omosessuali escono sempre più allo scoperto, finalmente, per rivendicare i propri diritti. Non è questione di persecuzioni, semmai la gente è stanca di vedersi imporre delle regole, e questa volta lo dico: in nome della religione. E’ un caso che la Chiesa cattolica stia perdendo seguaci ed anche vocazioni nel clero?
    La manifestazione del 13 gennaio si è svolta senza interferenze violente. Aspetto quella del 27 in favore del Matrimonio per tutti.
    Visto che fortunatamente siamo nel dialogo mi piacerebbe avere il suo parere sui propositi del Vescovo di Vannes e dell’Arcivercovo André Vingt-Trois.
    Cordiali saluti

  8. La manifestazione anti matrimonio gay, così “faraonica”, compiuta con grande impiego di uomini e mezzi, non sarebbe stata solo una sfilata di cattolici intransigenti ma c’erano anche tanti partecipanti non legati ai dettami del Vaticano. Non posso fare a meno di chiedermi se sia veramente bastato il solo impeto per lla difesa dell’ ideale “buono e giusto” di un’immagine di famiglia un tantino idealizzata, oserei dire a smuovere tante cose e persone.
    Quando in pieno inverno ci si deve spostare da Aix les Bains o Lille per esempio, con i costi di treno o benzina, che questo comporti, e gli eventuali disagi, levataccia mattutina, code, bambini che scalpitano ecc., forse l’appoggio logistico di una delle più potenti e ricche holding internazionali della fede, la chiesa cattolica, che mette o aiuta a mettere a disposizione decine di autobus gratis, e munita di una rete fisica (le parrocchie), con diffusione capillare sul territorio aiuta.
    Un apparato strategico che non mi sembra aver mai visto dispiegare per sostenere la “soupe populaire” che cerca di nutrire i barboni senza tetto, ma anche lavoratori poveri e famiglie “classiche” o monoparentali (famiglie “non classiche”) in difficoltà.
    Questo per riprendere l’osservazione fatta dalla signora Luisa Pace. Personalmente trovo desolante e francamente deprimente vedere come l’unico momento in cui i rappresentanti dei tre monoteismi abramitici, che se le danno di “santa ragione” da quasi duemila anni, si ritrovino tutti d’accordo, scambiandosi reali o mediatiche strette di mano,
    per “sputare” sugli omosessuali”. Dalil Boubakeur rettore della gran moschea di Parigi, ha detto che non nutriva un “odio particolare” verso gli omosessuali (un odio particolare!), frase quanto meno maldestra. Nulla unisce di più dell’odio? Dimentichiamo tutto d’avanti a “l’uomo da abbattere”, e poi nemici come prima? Che triste bilancio.
    Comunque sia, faccio i miei complimenti agli addetti stampa degli oppositori al matrimonio gay.
    Aver trovato e usato un’umorista, Frigide Barjot, come porta parola è stata un’operazione di marketing eccellente. Rende esteticamente simpatici i tradizionalisti, fa “giovane”. Sicuramente un’immagine più glamour da “dare in pasto” alle telecamere, di Christine Boutin tradizionale capo fila dei
    democristiani francesi, feroce oppositrice del P.A.C.S. a suo tempo.
    Quel P.A.C.S., che avrebbe distutto la sacrosanta istituzione del matrimonio, provocato il caos sociale, portato alla legalizzazione dell’incesto e della pedofilia (cosa quest’ultima, che probabilmente ad alcuni esimi gerarchi cattolici non sarebbe dispiaciuta, visti i gravissimi fatti di cronaca venuti alla luce negli utlimi anni), la devastazione morale della Francia e probabilmente dell’umanità tutta. Questo si diceva all’epoca sulla legge che dava riconoscimento legale alle coppie di fatto. Sono passati dieci anni e nulla di tutto ciò è avvenuto. Le stesse cose più o meno sono state dette per il lavoro femminile, l’aborto, il divorzio, la pillola anti concezionale, le minigonne e i jeans troppo aderenti.
    Oggi si dicono le stesse cose sul matrimonio gay… appuntamento tra dieci anni per fare il bilacio, sempre che nel frattempo la Francia non sia scomparsa sconvolta dal cataclisma morale e fisico che nel frattempo il matrimonio per tutti, avrà probabilmente provocato.

  9. Buonasera a tutti.
    Ho letto con interesse i commenti.
    Ho solo una domanda:se la coppia omosessuale è così adatta ad educare figli ,perché non li può generare?(neanche in potenza?- questo per evitare la probabile osservazione:ma allora le coppie etero sterili?sono sterili per DISGRAZIA,non per COSTITUZIONE).Credo verrò tacciata di discriminazione e razzismo perché”allora pensi che chi può generare è di serie A e chi no di serie B”.E no!anche la coppia etero che non vuole figli per me è rispettabilissima,figuriamoci!il fatto è che il bambino DEVE poter godere dell’alterita’sessuale della coppia educatrice,perché dall’ alterita’sessuale viene e ad essere allevato nell’ alterita’sessuale ha diritto.il suo corpo e la sua psiche sono evolutivamente e cognitivamente determinati secondo la differenza sessuale.se il bambino viene scippato A PRIORI della possibilità di vedere rispecchiata nel suo ambiente educativo la ricchezza dell’alterita’sessuale che si porta scritta dentro,subisce una violenza indicibile.non può individuarsi correttamente e conoscere la differenza tra i sessi.può avere anche 10 nonni,29 zii maschi,362 cugini maschi,ma se è formato ed educato da 2 femmine sperimenta solo il fattore umano femminile.non si scappa.pensiamo ai bambini per favore.

Lascia un commento