San Vito Romano (Roma) – Continua l’odissea del quattordicenne costretto a vivere su una sedia a rotelle, il quale non può uscire dalla propria casa di Viale Piave a causa di un guasto all’ascensore che non viene riparato perché non tutti i condomini provvedono a versare la quota condominiale.
Del caso del piccolo E. Cinti ci siamo interessati in questi giorni, su segnalazione della Presidente provinciale del C.A.B.A. (Comitato Abbattimento Barriere Architettoniche) Rita Genovesi, evidenziando come se l’ascensore è per noi tutti una comodità, per un disabile diventa uno strumento essenziale allo svolgimento della propria vita quotidiana.
Una vicenda della quale, a nostro modesto avviso, avrebbero già dovuto occuparsi gli uffici competenti delle varie istituzioni, ognuno per le proprie competenze.
Contattati da uno dei “condomini morosi” – come da auto definizione – abbiamo deciso di comprendere meglio le ragioni di una prigionia in danno di un disabile. Il nostro interlocutore, il Sig. Giovanni, ha narrato a Totò Castellana che lo ha intervistato una storia complessa che vede protagonisti una società e alcuni condomini che alla stessa affidano le proprie deleghe, che deterrebbero oltre il 70% delle quote millesimali.
“Circa un anno fa – dichiara il Sig. Giovanni – era stato votato l’amministratore Bernardini Baldo, che è quello ancora in carica attualmente, e avevamo fatto un’assemblea per votare il bilancio preventivo del condominio. E’ successo che in poche parole la società “Il Castagneto” ha rivendicato dei diritti, affermando che noi proprietari dovevamo alla società una cifra di decine di migliaia di euro. Una richiesta a fronte della quale la società non produceva titolo di credito alcuno. Alla richiesta da parte della società in questione, replicavamo sollecitando che ci venissero mostrati i titoli comprovanti il nostro debito.
E allora la società che cosa ha fatto? Ha detto: perfetto voi non votate a favore di questa transazione ed io non vi approvo il bilancio preventivo.”
Un atto che ha di fatto messo l’amministratore in carica nelle condizioni di non poter ripartire le quote condominiali e di conseguenza di non poter richiedere il pagamento delle stesse.
“Sono passati i mesi, arrivano le bollette dell’Enel, arrivano le bollette di manutenzione della SIEL che è la ditta dell’ascensore… con loro siamo arrivati a non so più di 10-12mila euro di debito e praticamente noi andavamo a cercare sempre una persona di cui non mi sento di fare il nome, che si è sempre presentata alle assemblee condominiali come procuratore della società “Il Castagneto”. A lui facevamo presente come ci fossero da pagare le bollette dell’energia elettrica e altro, fino a quando, visto come i nostri solleciti non sortivano effetto alcuno, con altri proprietari di appartamenti ci siamo fatti carico di raccogliere le somme a noi spettanti, secondo un calcolo millesimale fatto tra noi condomini. Stando ai calcoli effettuati, a fronte dei 1.375,00€ da dover versare all’azienda che dovrebbe riparare l’ascensore, 830,00€ spetterebbero alla società “Il Castagneto”. Ma la società non paga e ci tiene bloccati in questa situazione. In passato, noi proprietari di appartamenti abbiamo coperto anche le spese dell’energia elettrica per conto della società, m adesso siamo arrivati ad un punto che economicamente non possiamo più permetterci di coprire certe spese della società “Il Castagneto”… Questo il motivo per il quale l’ascensore è fermo… Adesso ci stiamo muovendo tramite un legale, perché arrivati a questo punto dobbiamo sbloccare la faccenda dell’amministratore e dobbiamo chiedere un amministratore che, per forza di cose, ci verrà dato da un tribunale…
Pur essendo indignato per quello che è accaduto alla famiglia Cinti, ritengo sia doveroso precisare come la morosità del condominio non possa essere addebitata a noi condomini che deteniamo meno del 30% delle quote e che comunque saremmo disposti a spendere anche 100€ a persona per sistemare la questione. Ma non ci si può chiedere di pagare anche le quote condominiali di una società proprietaria del 70% degli immobili di Viale Piave…”.
Una precisazione, quella del Sig. Giovanni, sulla quale nessuno potrebbe avere da ridire. Sperando di poter meglio fare chiarezza su una vicenda che oltre ad aspetti di carattere legale tocca anche quelli umani legati alla storia di un ragazzo disabile prigioniero in casa propria, abbiamo preso contatti anche con l’amministratore del condominio.
Una conversazione caratterizzata da nervosismi a noi inspiegabili e minacce di querela nei riguardi di altre testate che nulla hanno a che spartire con la nostra, dalla quale sono però emersi aspetti degni di maggiore approfondimento. E, forse, non solo di carattere giornalistico.
L’amministratore, Avv. Baldo Bernardini, spiega in maniera concitata come i condomini “non possono pagare perché ci sono più della metà dei condomini che sono teste di legno, cioè, soggetti che hanno proprietà dell’appartamento ma che sono soggetti irrintracciabili, sconosciuti. Non è vero che c’è una società, c’è una società più una quindicina di persone che sono proprietari fittizi che sono stati utilizzati per prendere mutui…lì non si pagano le bollette perché i proprietari, quelli disonesti, chiamiamoli così, non pagano. Ma non pagano, non perché non vogliono pagare, perché non devono pagare. Perché quel condominio se funzionasse tutti i soggetti e anche la società che sta dietro e che ha molti millesimi più della maggioranza dei millesimi dovrebbe pagare.
Quella società essendo una srl risponderà soltanto col patrimonio che ha – e non ha più nulla – non ha nessun interesse a pagare. Quindi ci sono 20 persone fittizie che non pagano e 10-12 condomini regolari che non possono sopportare le spese di tutta una struttura così grande. Tutto lì… Andate al catasto e tirate fuori tutto quello che c’è da tirare; andate in conservatoria e scoprirete tutti i nomi delle persone che sono delle teste di legno e stanno lì ad evadere, truffare la gente … questa è la situazione”.
Dopo un’animata conversazione, l’amministratore ha preferito non aggiungere altro a quanto detto.
Torti o ragioni, raggiri o meno, ci chiediamo: ma è giusto che un ragazzo disabile di 14 anni non possa frequentare la scuola e condurre una vita normale per quanto l’handicap possa consentirglielo?
E le istituzioni, cosa fanno?
Gian J. Morici