Aragona (Agrigento) –10 ore di atroci sofferenze prima di essere soppresso. Una triste vicenda che mette in evidenza le tante criticità di un servizio di soccorso veterinario che, seppur esistente, sembra essere sconosciuto ai più.
Investito da un pirata della strada nella giornata di domenica, 29 luglio, nella centralissima via S. La Rosa, il povero randagio veniva soccorso intorno alle 02:30 da alcuni passanti, i quali di fronte al triste spettacolo che si presentava ai loro occhi, hanno pensato bene di contattare il 112.
Qualcuno, preso dallo scoramento nel dover assistere impotente alle sofferenze del povero animale, ingenuamente ha anche chiamato il centralino del nosocomio agrigentino.
Col passare dei minuti, man mano che il capannello di gente aumentava attorno al cane ferito e dolorante, altri tra i presenti, hanno invano cercato di contattare qualche veterinario per prestare soccorso all’animale.
Intanto, a causa delle fratture riportate, il cane aveva perso la sensibilità delle zampe posteriori e invano tentava di trascinarsi verso il ciglio della strada.
Escludendo l’inciviltà di chi dopo aver investito l’animale non si è fatto scrupolo di lasciarlo ferito sul posto dileguandosi, in questa assurda vicenda emerge un mix di disinformazione, ignoranza e forse tanta leggerezza.
Nella mattinata di martedì 31 luglio abbiamo contattato gli uffici della polizia municipale di Aragona per tentare di capire quali comportamenti tenere nel caso ci si imbatta in un animale ferito. A risponderci una voce femminile che dopo averci invitato a rivolgerci agli uffici della protezione civile comunale, non è in grado di aggiungere altro, all’infuori che precisare di non essere un appartenente al corpo di polizia. Inutile la richiesta di parlare col comandante Alfonso Micciché visto che lo stesso pare fosse impegnato. Non vorremmo trovarci al posto di chi per una qualsiasi urgenza contattando la polizia municipale si trovi al front office una persona che, non essendo un addetto ai lavori, non sia in grado di dare corrette informazioni o predisporre un eventuale intervento.
Il dirigente della protezione civile comunale, Totò Bellanca, nel far presente che il servizio per far fronte a spiacevoli accadimenti come quello avvenuto nelle prime ore di domenica non è istituito, precisa che in ogni caso il soccorso ad animali feriti non rientrerebbe tra i compiti del suo ufficio.
Le esaustive le spiegazioni date dal Dr. Antonio Izzo, il direttore del Servizio Igiene degli Allevamenti e delle Produzioni Zootecniche presso l’ASP di Agrigento, potrebbero per certi versi suscitare nel lettore rabbia e indignazione per il modus operandi adottato nel gestire la vicenda.
L’ASP di Agrigento avrebbe un veterinario reperibile H24. Alla domanda su come contattare il servizio veterinario dell’ASP in caso di emergenza il Dr Izzo risponde: “Noi mandiamo la reperibilità dei veterinari di turno a tutti i Carabinieri della provincia di Agrigento, al Prefetto, al Corpo Forestale, alla polizia municipale dei comuni della provincia. A tutti, tranne i sindaci la inviamo a tutti”.
Il consiglio del Dr. Izzo, per chiunque s’imbatta in un animale investito o comunque ferito, è stato quello di telefonare ai Carabinieri o alle altre forze dell’ordine a cui L’ASP mensilmente fornisce gli elenchi di tutti i medici e veterinari reperibili in caso di emergenza. Il veterinario dell’ASP comunque garantisce il primo intervento in loco sarà poi cura del proprietario dell’animale, o del sindaco, se trattasi di un randagio, a provvedere al trasporto, cure mediche in clinica o presso un canile.
Certamente domenica qualcosa nei soccorsi al povero randagio non ha funzionato, visto che la Dott.ssa Maria Cristina Ruggieri, titolare dell’ambulatorio veterinario “AKELA”, è stata portata a conoscenza di quanto accaduto soltanto nella tarda mattinata. Recatasi sul posto con alcuni volontari della Lida, intorno alle ore 12:00 del 29 luglio, dopo aver prelevato l’animale dal ciglio della strada ed aver constatato la presenza di una grave frattura della colonna vertebrale, non gli è rimasta altra scelta che praticare l’eutanasia. 10 ore di inutili sofferenze, che potevano essere risparmiate…
Totò Castellana