Agrigento –Il continuo susseguirsi di dichiarazioni di solidarietà da parte di politici agrigentini nei confronti dell’emittente Teleacras (oggetto di una nota informativa antimafia della Prefettura di Agrigento, con la quale si palesa il rischio di condizionamento mafioso), unitamente alla recente aggressione da parte di un consigliere comunale nei riguardi di due alti magistrati della Procura agrigentina, desta sconcerto e smarrimento nei cittadini che rischiano di perdere la fiducia nelle Istituzioni.
Ci saremmo aspettati che le forze politiche e sociali di questa città, esprimessero fiducia nei riguardi delle Istituzioni. Ci saremmo aspettati, nella peggiore delle ipotesi, il silenzio.
Quello che non ci aspettavamo, il susseguirsi di generici comunicati di solidarietà in favore di una società a rischio di condizionamento mafioso. Comunicati nei quali si evidenzia il ruolo dell’emittente nel campo dell’informazione, la professionalità dei giornalisti e si dà risalto al danno occupazionale che un eventuale provvedimento potrebbe causare.
Leggendo i comunicati, si ha l’impressione che l’informativa antimafia nasca da una valutazione fondata sulle qualità di professionalità e di democrazia dell’emittente in questione, e non dalla necessità di prevenire l´azione della criminalità organizzata.
Un’offesa nei confronti delle Forze dell’Ordine che hanno redatto le informative; nei confronti della Prefettura, che ha emesso e notificato il provvedimento; nei confronti dei cittadini, la cui intelligenza viene messa in dubbio.
È inammissibile che a fronte di un provvedimento tanto grave, nessuno sia entrato nel merito preoccupandosi di considerare gli elementi che hanno portato alla valutazione negativa. Solo smentendo i contenuti dell’informativa e delle informazioni che alla stessa hanno portato, troverebbero giustificazione taluni comportamenti. Limitandosi solo alla pelosa e sospetta solidarietà (visto il ruolo che ha l’emittente nell’informare l’opinione pubblica e la campagna elettorale in corso), fa riflettere il fatto che tanto prurito lo sentano i candidati a sindaco, mentre il resto del mondo politico agrigentino – che pure conta molti esponenti di carattere regionale e nazionale – tace.
Da figure istituzionali – qual è quella del sindaco di Agrigento – ci saremmo aspettati che si desse immediatamente seguito a quanto ordinato dalla Prefettura, revocando, rescindendo, annullando e non ponendo in essere alcun genere di rapporto con la società indicata. Ci troviamo invece dinanzi una difesa a spada tratta della società, in beffa e in danno di quanti hanno contribuito a formulare ed emettere il provvedimento. Pirandelliano appare poi il ricevere in occasione di incontri ufficiali gli alti vertici della Prefettura e delle Forze dell’Ordine. Come nulla fosse accaduto.
A tutto questo noi non ci stiamo. Ribadiamo la nostra solidarietà a quanti, Prefetto, Magistrati ed appartenenti alle Forze dell’Ordine, quotidianamente contrastano il fenomeno mafioso.
Né può convincerci la logica dell’eventuale danno occupazionale o dell’importanza economica che società interessate da provvedimenti antimafia possano rivestire per il nostro territorio.
Se infatti dovessero trovare applicazione logiche di questo tipo, sarebbe il caso di rivedere il nostro ordinamento giuridico e legalizzare il crimine, visto che, purtroppo, la più grande “azienda” italiana è la Mafia. Una holding con un volume d’affari complessivo di 130 miliardi, che produce un utile netto di quasi 70 miliardi.
Qualcuno si è mai chiesto quanti siano gli “operatori” che lavorano a servizio della “Riina – Provenzano & Soci S.P.A.”?
Nell’esprimere la nostra solidarietà a quanti rischiano di perdere il posto di lavoro presso l’emittente, al ruffianesimo sciasciano, praticato purtroppo anche da molti operatori del mondo dell’informazione agrigentina, sulla vicenda preferiamo assumere una posizione chiara e netta in favore delle Istituzioni.
Gian J. Morici
Meno male che non è stata riconosciuta la professionalità (in campo criminale) di Totò Riina, altrimenti questo sarebbe bastato ad esprimergli la solidarietà generale. Di fronte a provvedimenti emanati dalle istituzioni, non si può fare riferimento, per sminuirne la portata e l’efficacia, alla bravura e professionalità dei destinatari o del destinatario. Richiamando Riina, anche lui era “bravo” nel suo campo, e allora…….???
Certi provvedimenti si accettano e si rispettano, quanto meno, con dignitoso silenzio, senza indulgere nella elencazione dei “meriti” (talvolta, peraltro, discutibili) dei destinatari.
Vedetevi il film “Dragon Heart” come metafora sull’argomento (la voce del Drago protagonista: Sean Connery).
Veramente incredibile come una emittente televisiva privata riesca a condizionare il giudizio di tanti illustri esponenti della società agrigentina. C’è da sperare che le indagini su questa faccenda vadano avanti e chiariscano, fuori d’ogni dubbio, quali, quante e come le infiltrazioni mafiose siano entrate in tale emittenza così da scacciare ogni dubbio, alitato dalle frasi di solidarietà di tanti alla stessa, sulla veridicità di un’inchiesta di un tale peso. Che sia la volta buona che venga fuori la verità, nel bene e nel male, sulla realtà o meno di questi condizionamenti. Anch’io sono dalla parte delle istituzioni.