Qualche migliaio di agenti in assetto anti-sommossa, migliaia di manifestanti, lanci di bombe carta e molotov, spari e lacrimogeni contro la folla, scontri tra black bloc e forze dell’ordine.
Scene che abbiamo già visto in Italia e in altre nazioni. Scene che si sono ripetute in Grecia, dove un popolo ridotto allo stremo si è ribellato dinanzi l’ennesima misura economica varata da un governo.
170 feriti, tra cui 70 agenti, 92 dimostranti fermati, 74 arresti, negozi ed edifici dati alle fiamme.
Dinanzi ogni scontro violento, sempre lo stesso interrogativo: erano manifestanti o….?
È successo in Italia, è successo negli Stati Uniti, è successo in Grecia.
Le immagini di negozi e auto in fiamme, dividono l’opinione pubblica. Creano sconcerto, finiscono con il criminalizzare chi ha tutto il sacrosanto diritto di manifestare contro una classe politica marcia e corrotta che ha depredato un popolo, e che non pagherà mai per i propri delitti.
Ma torniamo all’interrogativo, a quel ‘o’ che sa tanto di espediente collaudato per dividere un popolo e screditarne le azioni.
A quel ‘o’ che sa tanto di infiltrati. Di agenti utilizzati per creare i disordini e giustificare le azioni repressive violente.
Di agenti capaci di colpire, ma a volte anche di uccidere, i propri colleghi, pur di fornire un alibi ai governi per attuare misure di repressione contro qualsiasi forma di ribellione. Anche contro quelle più pacifiche.
Le immagini scattate ad Atene non necessitano di ulteriori commenti.
Quel ‘o’ sul quale ci siamo interrogati, è dinanzi gli occhi di tutti.
Ad Atene, come in Italia o altrove, erano manifestanti o….?
Gian J. Morici
siamo così ingenui: orribile…….