Sembrava l’enfant prodige, ma la sua carriera potrebbe finire come quella di un qualsiasi ragazzo di bottega.
È l’Angelino nazionale. Angelino Alfano. Laureato in giurisprudenza, ha iniziato la sua esperienza politica con la Democrazia Cristiana, aderisce al neonato partito Forza Italia, con il quale si candida nel ’96 ed è eletto nel collegio di Agrigento all’Assemblea Regionale Siciliana. Successivamente eletto alla Camera nel 2001, d al 2005 coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia, fedelissimo di Totò Cuffaro, rieletto . alla Camera nel 2006,viene ancora una volta rieletto alla Camera dei deputati con il Popolo della Libertà nel 2008.
Lo stesso anno viene nominato Ministro della Giustizia, fino a quando nell’estate 2011 il l’ufficio di presidenza del PdL decide di designare Alfano quale nuovo segretario politico del partito.
Una carriera rapidissima e sfolgorante, almeno fino alla nomina di segretario nazionale del partito, che, a parere di molti, inizia a segnarne il declino.
A dubitare di Angelino, lo stesso Berlusconi, che dopo il corteggiamento da parte del segretario pidiellino a Casini, lo definisce “ingenuo ed ambiguo”.
La disperata e tardiva difesa di Angelino nei confronti del premier, attorno al quale bisognerebbe far quadrato quantomeno per riconoscenza – sostiene Alfano -, non fa altro che pregiudicare ancor di più lo stato delle cose, mettendo in luce la debolezza di un presidente del Consiglio che ha ormai una maggioranza fittizia basata sugli acquisti dell’ultima ora ai quali sempre più spesso è costretto.
Come se tutto ciò non bastasse, a far franare il terreno sotto i piedi di Alfano, la sconfitta del governo oggi a Montecitorio , dove si votava sull’assestamento del bilancio 2010. L’articolo 1 del rendiconto è stato bocciato con 290 a favore e 290 contro. Per un punto Martin perse la cappa e per un voto il governo, nonostante la presenza di Berlusconi in aula, ha perso, quantomeno, la faccia.
Dall’inizio della Repubblica ad oggi, è la prima volta in assoluto che il governo viene battuto in aula su un provvedimento del genere.
Tra i grandi assenti che hanno consentito la sconfitta della maggioranza, il ministro Tremonti, che è rimasto sull’ingresso dell’Aula, Bossi, rimasto a parlare con i cronisti in Transatlantico e ben altri 19 deputati del Pdl, con in testa Claudio Scajola, ai quali si sono aggiunti quattro parlamentari del gruppo misto e sette di Popolo e territorio (gli ex Reponsabili), oltre quelli di centrodestra che si trovavano in missione.
Una sconfitta dolorosa per la maggioranza, che ha portato l’opposizione a chiedere a gran voce le dimissioni di un governo ormai inesistente.
Una soluzione, quella delle dimissioni, che potrebbe portare il paese ad essere meglio considerato dagli altri stati membri dell’Europa, evitando agli italiani di dover pagare a caro prezzo la cocciutaggine di un premier che non intende scollarsi da una poltrona sempre più instabile.
Su una cosa ha ragione Berlusconi: quando afferma che c’è un progetto orchestrato fuori dall’Italia per destabilizzarlo.
Non c’è dubbio infatti, che Germania, Francia, Inghilterra e Stati Uniti, sono preoccupati da ciò che accade in Italia, che potrebbe trascinare nel baratro l’intera area euro e poi, a catena, anche l’economia di altre grandi nazioni.
In quest’ottica, non è difficile ipotizzare ulteriori tagli del rating italiano, delle nostre banche e delle grandi imprese, fino ad imporre tagli alle spese, toccando stipendi, pensioni, e, nella peggiore delle ipotesi, imponendo licenziamenti.
Berlusconi vacilla, l’Italia affonda e Angelino, dalle stelle, sembra destinato alle stalle.
Un enfante prodige, la cui fine rischia di essere quella di un qualsiasi ragazzo di bottega, che dopo aver servito il suo padrone, riceve il benservito, accusato di non averne saputo curare gli interessi.
E visti gli odierni risultati, chi potrebbe affermare il contrario?
Gian J. Morici
lucida esposizione