Grandangolo – il giornale di Agrigento diretto da Franco Castaldo – pubblica, questa settimana nel numero 35 in edicola domani, le ulteriori vicende legate al pentimento, per certi versi clamoroso, del mafioso Franco Cacciatore, sicuramente ai vertici della famiglia agrigentina di Cosa nostra a cavallo degli anni 90 e 2000. Con il neo pentito, un tempo boss emergente di Cosa nostra e pronto a fare la guerra persino all’allora capo provinciale Maurizio Di Gati, gli investigatori sanno di giocarsi una partita importante. Hanno la possibilità di mettere definitivamente a nudo ed in chiaro tutti i rapporti intrattenuti da mafia, politica e imprenditoria almeno sino al 31 gennaio 2002 data in cui il neo collaboratore di giustizia venne catturato, dopo un rocambolesco inseguimento, dal personale della Questura di Agrigento. L’uomo, cresciuto all’ombra del clan Messina di Porto Empedocle, aveva appena gettato un marsupio contenente tra l’altro, alcuni pizzini che Grandangolo stampa in esclusiva. Era l’elenco degli imprenditori ai quali aveva imposto il pizzo. C’erano anche le cifre accanto ad ogni nome. E gli imprenditori, tutti, hanno negato di aver pagato la tangente. Nomi importanti in quei foglietti: Campione, Moncada, Scifo, Alletto, ed altri ancora. In un altro foglietto i soldi che venivano distribuiti ai picciotti. Le paghe. Nell’inchiesta giudiziaria conseguente, tutti finirono nel tritacarne. Imputati di favoreggiamento aggravato insieme ai mafiosi. Fu il processo della svolta. Con quell’operazione, denominata “Ombra” qualcosa si mosse in positivo e gli imprenditori, non tutti, cominciarono a capire che era meglio affidarsi allo Stato piuttosto che pagare. Ma, nell’immediatezza dei fatti, nessuno ammise di aver pagato o di aver subito pressioni. Le loro dichiarazioni di allora sembrarono veramente fuori luogo. Alcune ridicole. Oggi, Cacciatore, se il suo pentimento sarà genuino, spiegherà come sono andate le cose negli anni 99-2002 quando ad Agrigento comandava lui. Cacciatore ha da dire anche sui rapporti mafia-politica e raccolta illecita del consenso elettorale. Sempre Maurizio Di Gati ha affermato in più verbali che si rivolgeva anche (e non solo) a Cacciatore per procacciare voti ad Agrigento città. E cita candidati eccellenti. Infine, saranno molti i punti da chiarire in relazione ad omicidi e attentati. A cominciare dal delitto di Giovanni Poni per il quale Cacciatore è stato condannato definitivamente all’ergastolo. Grandangolo si occupa inoltre, del problema inquinamento e del mare sporco di San Leone, della vicenda termovalorizzatore di Casteltermini con i retroscena mafiosi rivelati da Di Gati. Ed ancora, l’intervistona di Diego Romeo questa settimana è riservata al sindaco di Porto Empedocle, Lillo Firetto, che ha qualche sassolino da togliersi dalla scarpa. Un pregevole pezzo di politica legato alle candidature a sindaco di Agrigento rivela che l’imprenditore Moncada ha deciso di fare il grande passo e sta provando a coinvolgere tanti. Anche Legambiente, secondo indiscrezioni non confermate, appoggerebbe il re dell’eolico.