Ad Agrigento manca l’acqua. Ad Agrigento manca il lavoro. Ad Agrigento non abbiamo né le strade, né l’aeroporto…
In compenso, abbiamo il mare sporco ma non inquinato, l’aria inquinata ma forse non “sporca” (Monserrato), senza dimenticare che ad Agrigento abbiamo la mafia, abbiamo una classe politica che da decenni cambia volto ma non la qualità (e a volte neppure il nome. Zii, padri e cugini si danno il cambio…), abbiamo una florida imprenditoria della quale più volte si è interessata la stampa nazionale (oltre la magistratura). E poi, ci siamo noi. Gli agrigentini.
Come scrivevamo qualche anno fa, è proprio l’agrigentino la vera risorsa di questa terra. Settanta anni fa, un politico promise a suo nonno acqua e lavoro. Lui lo votò e non ebbe nulla di quanto gli era stato promesso.
Così accadde a suo padre, a lui, e adesso altrettanto succede al figlio. L’agrigentino parla, si lamenta, rumoreggia e minaccia (al bar o dal barbiere), poi, buono buono torna a casa e se strada facendo incontra uno di quelli che a suo avviso è responsabile del suo malessere, ecco che mostra di che pasta è fatto:
Buongiorno onore’, u vitti l’autru jornu a televisioni… mi piacì chiddu ca dissi…” (Buongiorno onorevole, l’ho vista l’altro giorno in televisione e mi è piaciuto quello che ha detto…)
L’onorevole di rimando:
“Totò, pì dda cosa, fatti assentiri dumani ca ti fazzu sapiri comu finì… pì tia staiu travagghiannu…” (Totò, (ma potrebbe essere Peppi, Melu o Cicciu), per quella cosa, fatti sentire domani che ti faccio sapere com’è finita… per te sto lavorando…).
Inutile dire che Totò non sapesse neppure cosa avesse detto l’onorevole in televisione, così come, l’onorevole parlando genericamente della “cosa” non ricordava cosa fosse, Ma poco importa, qualcosa gli avrà pur chiesto. E lui da bravo politico, così come gli ha insegnato il padre, il nonno o lo zio, sa che quello che conta è prenderlo per i fondelli e fargli capire che non si è scordato di lui.
Ma ad Agrigento non ci sono solo gli onore’, ci sono anche i preside’ (presidente), gli assessu’ (assessore), i consiglie’ (consigliere). E le campagne elettorali, non si fanno solo a base di promesse. O quantomeno, non solo a base di prese per i fondelli del singolo cittadino…
Ci sono anche quelle ai veleni. E con una campagna elettorale che inizia a scaldarsi con grande anticipo, i veleni non mancano certo.
“Buongiorno consiglie’, u vitti l’autru jornu a televisioni… mi piacì chiddu ca dissi…” (Buongiorno consigliere, l’ho vista l’altro giorno in televisione e mi è piaciuto quello che ha detto…)
Il consigliere di rimando:
“Totò, vidisti? Vidisti comu li scassavu? Quantu cc nni dissi au dutturi… prima ca era amicu di chistu, po’ di l’antru… E l’amicu me’ ca cancia’ bannera? N’amicu veru cu i baffi, ti l’arraccumannu… Però, ora tutti sannu ca la curpa ca amu avutu sinnaci tinti, ha statu so’…” (Totò, ha visto? Hai visto come li ho distrutti? Quante gliene ho dette al dottore… prima ca era amico di questo, poi dell’altro… E il mio amico che ha cambiato bandiera? Un vero amico con i baffi, te lo raccomando… Però, ora tutti sanno che la colpa dei pessimi sindaci che abbiamo avuto, è stata sua…).
Inutile dire che Totò non sapesse neppure cosa avesse detto il consigliere in televisione. Totò, quella frase lì, l’aveva buttata tanto per compiacerlo e certo di non sbagliare sul fatto che lui fosse andato in televisione. Tanto, lui ci va una mezza dozzina di volte al giorno, anche se spesso quando la gente vede comparire la sua faccia nello schermo, cambia canale…
“Bonu fici consiglie’…chistu si meritanu…” (Bene ha fatto… questo meritano…) – risponde Totò. Una risposta che sta a qualsiasi cosa abbia detto…Tanto per non dispiacerlo…
Carlo non è agrigentino. Lui passa, ascolta, riflette, s’interroga.
“Senti senti – pensa Carlo che della vicenda ha anche letto qualcosa – Ma il suo amico, quello che adesso pare gli abbia voltato la faccia, non era quanto di meglio offrisse il panorama politico agrigentino? E l’attuale sindaco, da chi è stato eletto? Quando venne eletto, disse che fu opera sua. Quando cambiò casacca, a volerlo sindaco era stato il suo nemico all’interno del suo stesso partito. E ora? Ora ad eleggerlo sarebbe stato il suo amico che gli ha girato la faccia? Mah, io questi agrigentini proprio non li capisco…”.
“Mi perdoni consigliere – fa Carlo -, ma avendo casualmente ascoltato quanto da lei pocanzi affermato, mi sorge qualche dubbio. Non è che per caso in campagna elettorale, a litigare con la coerenza sia stato lei?”
“Ma lei cosa vuol capirne. Io sono il sindaco di questa città – risponde il consigliere – e lo sarò per i prossimi dieci anni. Io ho fatto eleggere anche i sindaci di altri paesi. Già nel 2008 Agrigento diede il responso, quando con quattro compagnetti raggiunsi il 20% delle preferenze alla Provincia, mentre l’armata schierata contro di me, ne uscì con le ossa rotte, solo il 15%. Solo un pazzo, dopo quel dato del 2008, potrebbe sfidare la volontà degli agrigentini, così nettamente espressa tramite il voto garantito dallo Stato italiano, con i suoi scrutatori e presidenti di seggio.”
“Buongiorno signor sindaco (futuro) e mi scusi se l’ho importunata” risponde Carlo andando via.
“Totò, du’ botti ci li detti, ora videmu si s’arritiranu” (Totò, due colpi glieli ho dati, ora vediamo se si ritirano) fa il consigliere riferendosi all’amico che gli ha voltato la faccia e ai possibili candidati a sindaco.
Totò, guarda, saluta, va via.
“E ju, avissi a vutari pi’ chistu, ca oj semu amici e sugnu u megliu e dumani addiventu tintu? A mancu si m’ammazzanu…” (E io dovrei votare per questo che oggi siamo amici e sono il migliore e domani divento il peggiore? Ma neppure se mi ammazzano…) pensa Totò.
L’indomani, in spiaggia con la famiglia, Totò vede il cane che si allontana a nuoto dalla spiaggia. Moglie, figli e nipoti, preoccupati che il cane possa annegare, iniziano ad urlare e gesticolare, facendo cenno al cane di tornare a riva: “Bobby…Bobby…. torna cca…” (Bobby…Bobby… torna qui…).
Lontana dalla riva, una canoa. Il consigliere guarda verso la spiaggia. Vede gesticolare. Tra i tanti, riconosce Totò.
“Stavota è fatta…Talia comu mi vonnu beni… Mi vidinu di luntanu e già mi fannu festa…” (Stavolta è fatta…Guarda come mi voglion bene…Mi vedono da lontano e già mi fanno festa…).
Peccato che Bobby, di candidarsi non ne voglia proprio sapere…
Gian J. Morici
W Bobby sindac subito!!!!!!