di Agostino Spataro
A quanto pare, nel Partito democratico siciliano il ricorso al rinvio è diventato una sorta di “nuovo modo”di fare politica.
Anche se proprio nuovo non è (la vecchia Dc ne era maestra impareggiabile), i dirigenti siciliani, anche con l’avallo di Bersani, continuano a differire decisioni importanti, anche urgenti, riguardo alla travagliata situazione interna e agli assetti politici, attuali e futuri, del governo della Regione.
In pratica, si va avanti con un rinvio ogni tre mesi. Una sorta di trimestrale dilatoria che consente di temporeggiare per giungere, senza scosse traumatiche, alle prossime elezioni amministrative (2012) e quindi a quelle regionali del 2013.
Capisco che ad agosto ci sono le ferie, ma tre mesi fa si è rinviato pure. E poi, attenzione, poiché certi colpi di mano, persino di Stato, solitamente, si fanno durante l’estate, mentre la gente è in vacanza.
Con ciò non si vuol ipotizzare un complotto, ma solo far notare inquietudini e strani movimenti a ritroso all’interno del quadro politico che, quantomeno, dovrebbero allertare il Partito democratico.
Sullo sfondo, si agitano problemi immani derivanti dalla pesante crisi economica e finanziaria del Paese che in Sicilia rischia di rivelarsi più devastante e paralizzante che altrove.
Poiché in Italia c’è il debito, tuttavia i servizi funzionano; in Sicilia c’è il debito, ma i servizi non funzionano, le città implodono, crollano a pezzi, le vie sono piene d’immondizie, intasate di traffico e di cortei di lavoratori che rivendicano la mesata.
Qui, insomma, la crisi è già drammatica e non sembrano più esserci certezze per nessuno: né per i fruitori né per gli erogatori dei servizi.
Tutto sta diventando incerto, vacillante. La precarizzazione dei rapporti sociali si estende, di fatto, ben oltre la massa del precariato accumulato in questo decennio d’irresponsabile governo della regione.
La gente non sa più cosa fare per spostarsi, per curarsi, per vedersi riconosciuti i diritti di cittadinanza. Gli imprenditori veri, gli artigiani sono esclusi da ogni provvidenza, sopravanzati dai soliti ignoti, dai violenti e dagli intrallazzatori dell’affarismo politico.
Per non dire della disperazione dei giovani siciliani costretti a emigrare, dopo il diploma, perché qui non sono garantiti una formazione universitaria qualificata e, tantomeno, un posto di lavoro confacente al titolo conseguito. Tranne, ovviamente, ai pochi raccomandati.
Mentre tutto ciò accade, c’è un governo della Regione che non governa un bel nulla, che galleggia in un mare di relitti, fra vertenze perdute e nuove elargizioni clientelari, senza una maggioranza politicamente dichiarata e accorpata su un programma condiviso, con una giunta di tecnici indicati dai partiti e debitamente fra loro ripartiti.
C’è, soprattutto, una prospettiva politica incerta, confusa che non lascia tranquilli; di cui dovrebbe preoccuparsi (e agire di conseguenza) un partito “donatore di sangue” com’è il Pd- secondo la definizione di Cracolici- che si sta svenando per sostenere gli anemici governi di Raffaele Lombardo.
Recenti elezioni e sondaggi dicono che nell’Isola il Pd è in calo, anche a causa della sua smarrita identità, della sua infiacchita carica di lotta al malgoverno e di proposta alternativa per un vero sviluppo.
Fino a farsi soffiare dal governatore vecchie proposte del Pci sui liberi consorzi al posto delle province, sulle riforme dell’Ars, del governo e dell’amministrazione per la loro razionalizzazione e riduzione dei costi, ecc..
Per altro, il discorso siciliano s’intreccia molto con le scadenze elettorali nazionali e con le manovre berlusconiane di “recupero” degli ex alleati del “terzo polo”, sempre più in caduta libera, che se dovessero avere successo farebbero saltare l’ibrida aggregazione siciliana.
Colpisce, a tal proposito, la dichiarazione dell’on. Briguglio, in nome del Fli siciliano che è tanta parte di quello nazionale.
L’esponente finiano, infatti, boccia la richiesta (Pd) di un governo politico alla regione e lancia un messaggio al resto del centro-destra “col PD non ci può essere, né oggi né domani, una collaborazione di governo, perché chi ha vinto e chi ha perso le elezioni non possono convivere nella stessa giunta”.
Una posizione netta, non negoziabile poiché il Fli non intende avallare alcuna manovra ribaltonista alla regione. Un richiamo questo che mentre assicurare il suo elettorato da una botta a Lombardo che il ribaltone l’ha fatto.
Più chiaro di cosi! Anche se Briguglio sa benissimo che la collaborazione col Pd all’Ars e nella Giunta e il ribaltone sono una realtà da circa un biennio.
Insomma, da qui a qualche mese, la situazione politica siciliana potrebbe mutare radicalmente a causa della crisi del Fli e dello “sganciamento” dal Pdl di “Forza del Sud” che potrebbe proporsi come fattore di riaggregazione del centro destra, magari attorno alla candidatura dell’on. Micciché a presidente della regione.
Se questo dovesse capitare, il PD rischia di restare solo e con tante scelte sbagliate da giustificare.
Agostino Spataro