La soluzione del Primo Ministro del Kosovo Hashim Thaci, di vendicarsi del mancato riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo da parte della Serbia, bloccando le merci dirette in territorio kosovaro, ha inasprito gli animi e dato luogo a proteste che hanno provocato già le prime vittime.
Belgrado, così come la minoranza etnica serba residente in Kosovo, non hanno mai riconosciuto il governo di Pristina, che ha dichiarato l’indipendenza nel 2008.
A seguito della dichiarazione di indipendenza di Pristina, Belgrado vietò le importazioni provenienti dal Kosovo, pur continuando ad esportare verso la regione kosovara le proprie merci, in particolare gli alimenti, dai quali il Kosovo dipende per circa il 90%.
Un volume d’affari, quello delle esportazioni serbe, abbastanza elevato, se si considera che ammonta a circa 260milioni di euro l’anno.
La reazione di Thaci, che ha fatto bloccare l’ingresso di camion serbi alla frontiera, e che ha inviato reparti speciali della polizia ad occupare due ingressi di confine al nord della regione, ha colto un po’ tutti di sorpresa, tanto da imporre la presenza di forze della Nato, per evitare disordini e violenze lungo la linea di confine serbo-kosovaro.
La situazione sarebbe tranquilla, anche se non sicura, visti gli scontri con quelli che Belgrado ha definito “estremisti e teppisti”, di etnia serba, che hanno provocato la morte di un ufficiale di polizia kosovaro e il ferimento di altre quattro persone.
Di diverso avviso i vertici delle truppe della missione Kfor della Nato che hanno precisato ai giornalisti come “la situazione non è né sicura né stabile”.
Gli uomini della missione Kfor, erano anche intervenuti per prevenire il dilagare della violenza su larga scala. Intanto i serbi sono sospettati di aver dato alle fiamme uno dei due posti di frontiera contestati.
Thaci ha dichiarato ieri che l’embargo commerciale sui beni serbi ai valichi di frontiera,continuerà fin quando Belgrado non cambierà atteggiamento nei confronti della provincia separatista del sud.
Gian J. Morici