Grandangolo – il giornale di Agrigento – diretto da Franco Castaldo – pubblica, nel numero 25 in edicola oggi, numerose vicende di mafia legate alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia ed ex boss della provincia mafiosa di Agrigento, Maurizio Di Gati che sta provocando danni a non finire. O, a seconda del punto di vista, sconquassi nel mondo del malaffare. Maurizio Di Gati, con le sue dichiarazioni, ha fatto arrestare il sindaco di Castrofilippo, Salvatore Ippolito; indagare, costringendolo alle dimissioni, il “suo” sindaco, Salvatore Petrotto, primo cittadino di Racalmuto sino a tre giorni fa; “mascariato” l’ex vicepresidente della Regione Sicilia, Michele Cimino e l’ex presidente, Totò Cuffaro; azzoppato Giusy e Armando Savarino; steso Vincenzo Lo Giudice, ex deputato ed assessore regionale. La lunga lista dei politici coinvolti in fatti di mafia “by Di Gati” non si esaurisce qui. Altre decine di nomi sono stati fatti con profili diversi di coinvolgimento. Se dovessero essere vere le cose che afferma e, naturalmente debitamente verificate, si rischia l’azzeramento della classe politica siciliana. Alcune storie hanno trovato puntuale riscontro, altre meno, altre ancora sono in corso di accertamento. Tira in ballo nomi di politici eccellenti come, tra gli altri, gli ex parlamentari Nuccio Cusumano e Vincenzo Milioto. Altre storie sembrano incredibili. Come questa che stiamo per raccontarvi.
Scenario predominante la campagna elettorale per le elezioni regionali del 2001, anche se Di Gati sbaglia periodo. Ecco il suo racconto reso agli increduli pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia che lo stavano interrogando: “Nel 2003 durante la mia latitanza che trascorrevo a Favara, vennero a trovarmi Paolo Nobile e Totò Lombardo: mi riferirono che Totò Caltagirone era disposto a pagarmi 100 milioni per eliminare fisicamente Peppe Infurna, esponente di Alleanza Nazionale, suo avversario politico. Mi dimostrai assolutamente contrario a questa possibilità perché avremmo fatto della vittima un martire e avremmo avuto addosso le forze dell’ordine e la magistratura e non ne valeva assolutamente la pena, anzi feci sapere al Caltagirone che se fosse successo qualcosa all’Infurna me la sarei presa con lui. Anche questa volta il Caltagirone non venne eletto”.
Ed ancora: viene ricostruito, attraverso il provvedimento del Gip di Palermo il tentato omicidio ai danni del bidello empedoclino Salvatore Salemi, vivo ancora oggi per miracolo, che ha portato in carcere il favarese Pasquale Fanara.
Poi, l’intervistona di Diego Romeo, all’on. Lillo Miccichè che parla di mare inquinato, depurazione e politica.
Sempre in esclusiva la storia di una delibera, bocciata dai soci dell’Ato idrico (ossia sindaci e presidente della Provincia) ed incredibilmente confezionata e sottoposta alla firma degli increduli amministratori per la ratifica di approvazione in realtà mai avvenuta. Per la cronaca la proposta prevedeva di azzerare quasi totalmente la penalità imposta alla società che gestisce il servizio idrico, ossia Girgenti acque (da oltre 300 mila euro a 30 mila euro). La politica, con il rimpasto della giunta Zambuto e le vicende dell’Ufficio tecnico del comune di Agrigento, nonché due commenti efficaci di Attila e Ulpiano completano il giornale.