Dopo secoli, la storia dell’antica torre posta a guardia di tre feudi in un angolo molto bello della Sicilia, ha finito con il seguire le sorti di quella che fu una delle più potenti e ricche famiglie dell’isola (Chiaramonte), finendo essa stessa in disgrazia e rovina.
Di quello che fu un bene appartenuto a una famiglia che arricchì il patrimonio storico, artistico, architettonico e culturale quantomeno di questa parte dell’isola, resta il maniero e l’antico casale, che giorno dopo giorno e pezzo dopo pezzo, crolla nel silenzio assordante di tutte le istituzioni e di tutti coloro che hanno il dovere morale e giuridico di preservarlo.
Solo un gruppo di giovani aragonesi non si è rassegnato a tanta miseria umana e culturale, fondando su Facebook il gruppo “Aragona – gli amici della Torre del Salto d’Angiò” nella speranza di scuotere l’inesistente sensibilità delle istituzioni.
Eppure, già dal 1992, l’Assessorato regionale dei Beni Culturali ed Ambientali, aveva emesso un decreto di vincolo.
“Viste le note della sezione per i beni paesaggistici, architettonici ed urbanistici della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento – si legge nel Decreto – , prot. n. 1455 del 17.4.1991 e prot. n. 3916 del 30.10.1991;
Considerato che l’immobile denominato “Torre del Salto” riveste interesse storico-artistico ed architettonico particolarmente importante ai sensi degli artt. 1 e 3 della legge 1.6.1939 n. 1089 dell’art. 2 della l.r. 1.8.1977 n. 80 in quanto costituisce un significativo esempio di architettura Chiaramontana del XIV sec. che in questa torre dalla netta volumetria parallelepipeda scandita da finestre bifore archiacute con colonnina centrale anche se la torre ha subito nel corso dei secoli delle manomissioni, conserva ancora leggili le sue peculiarità architettoniche.
Ritenuto che nella fattispecie ricorrono evidenti motivi di pubblico interesse che suggeriscono l’opportunità di sottoporre alle norme di tutela di cui alla legge n. 1089 del 1939 e l.r. n. 80 dell’1.8.1977 l’immobile sopradescritto in conformità alla proposta della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento.
DECRETA
Art. 1) L’immobile denominato “Torre del Salto” sito in territorio di Aragona, per le stesse considerazioni espresse in premessa, è dichiarato di interesse storico ed architettonico particolarmente importante ai sensi e per gli effetti degli artt. 1 e 3 della L. 1.6.1939 n. 1089 e dello stesso art. 2 della l.r. 1.8.1977 n. 80 e viene quindi sottoposto alle prescrizioni di tutela contenute nelle stesse leggi….”.
Un decreto, che a quasi vent’anni di distanza, ha prodotto i suoi “effetti ai sensi di legge”.
Gli edifici dell’antico casale, ancora in buone condizioni fino al 2002, come si può notare dai riquadri delle foto n° 1- 2- 3, nel 2009, erano già parzialmente crollati, così come si vede dalle stesse immagini.
La foto n° 4, scattata nel maggio 2010, mostra nel riquadro più piccolo un’immagine del 2009.
Continuando così, saranno sufficienti ancora un paio di anni, per cancellare secoli di storia, in barba ad un decreto che sarebbe dovuto servire a tutelarla.
Soprintendenza, amministratori e quanti eventualmente posti alla tutela dei Beni Culturali, cosa fanno?
Soprintendono, affinchè nulla turbi i sonni tranquilli di chi aspetta che quello che presto sarà solo un mucchio di vecchie macerie venga rimosso…
Responsabilità giuridiche e morali? Evidentemente nessuna…
Mandare le ruspe ad accelerare il lavoro del tempo no?
Tanto, cosa cambierebbe? O il crollo naturale consentirebbe l’apposizione di un nuovo vincolo affinchè la Soprintendenza soprintenda?
Ma la storia non finisce qui e presto torneremo a raccontarvi tutto quello che è stato fatto per questa torre, quello che invece non è stato fatto, e mostrarvi nuove immagini di quello che era un bene da tutelare e che a breve sarà solo polvere…
I Chiaramonte, ringraziano, anche se a ringraziare – Re Martino per la decapitazione e la rovina della nobile famiglia -, dovrebbero essere ben alri soggetti…
Gian J. Morici
Ringrazio la testata per l’interessamento alla questione, una brutta storia che rischia di passare nel disinteresse di tutti cittadini aragonesi, istituzioni ed enti preposti alla tutela del bene di notevole interesse storico e architettonico.
“Non è mai troppo tardi” chissà che qualcosa non si muova stavolta.
Un augurio di Buona Pasqua a tutti
Approfitto dell’articolo dedicato alla “Torre del Salto”, ringraziando il giornale per l’interessamento, per portare i lettori a conoscenza di uno spiacevole accadimento risalente al settembre di due anni fa.
Venerdì 4 settembre 2009 mi recai in compagnia di un amico presso gli uffici della soprintendenza (ex ospedale S.G. di Dio) per chiedere, spiegazioni circa le mancate risposte alle richieste inoltrate nel giugno 2009. Dopo la registrazione all’ingresso come “Visitatore Esterno” – mi diressi presso gli uffici del Servizio Beni Architettonici, ove chiesi di un dirigente che potesse ricevermi; mi ricevette una signora gentilissima che assieme a un suo collega (ufficio del protocollo del medesimo servizio B.A.) dopo avermi ascoltato mi indicarono il funzionario responsabile della “pratica”. Peccato che il Funzionario fosse assente in quel momento, per cui fui invitato a telefonargli Lunedì 07/09/2009 (al numero diretto del suo ufficio).
Lunedì 7 settembre contattai telefonicamente il “Funzionario” il quale dopo una lunga discussione, cercò di convincermi che la Soprintendenza si era impegnata e, comunque, già aveva fatto quanto era nelle proprie possibilità circa la “Torre del Salto” – continuò dicendomi che io ero stato bravo a segnalare i crolli e i relativi pericoli ma che il mio compito finiva lì in quanto per il resto era responsabilità della Soprintendenza.
Tutto ok, mi andava bene, tranne un piccolo particolare: “stavamo conversando telefonicamente” – dalla Soprintendenza non avevo ancora ricevuto nessuna risposta scritta relativamente alle mie richieste di avere copia del decreto di vincolo nonché sapere ciò che la Soprintendenza avesse fatto nel recente passato per tutelare la Torre del Salto d’Angiò”.
Gli feci presente questo piccolo particolare (di avere risposta scritta alla mie richieste protocollate nel giugno dello stesso anno) e il funzionario mi si rispose – spiegandomi con piglio da “maestrimo” che la Soprintendenza funziona come un ospedale, è come se ci fossero dei cartellini/codici, bianco, rosso etc. circa le mie richieste “FORSE avrebbero risposto in futuro per il momento le priorità erano ben altre”
Alla fine, dopo tutta una discussione che vi risparmio mi sentii dire:- “Che le mie richieste (come tutte le richieste o/e lettere in generale, presentate alla Soprintendenza) al momento del protocollo esse stesse diventano ATTO PUBBLICO e, quindi, il loro contenuto (unitamente ai dati personali sensibili n. telefonico, e-mail, indirizzo, età etc.) possono essere divulgati senza problema alcuno (peraltro fui invitato da questo signore a leggermi la relativa legge, “si legga la L…..”), in quanto la Soprintendenza potrebbe affiggere il tutto in BACHECA e, quindi, alla vista di chiunque….”
Potete facilmente intuire l’orrore e lo sconcerto, da parte mia nell’udire quelle parole, Fatto ancora più grave poiché a parlarmi e raccontarmi DETTE CASTRONERIE era un FUNZIONARIO DELLA SOPRINTENDENZA…
Leggendo l’articolo sulla Torre del Salto ho deciso di raccontare ai lettori questa “disavventura” che allora mi rattristò parecchio per due motivi:
1) Volevo semplicemente sollecitare e sapere per quale motivo gli uffici della Soprintendenza non avessero risposto dopo ben 3 mesi dal protocollo della richiesta. Era loro dovere rispondere dopo 30 gg. e un mio diritto avere delle risposte (anche negative – “NON POSSIAMO FORNIRLE NULLA …. perché etc.)
2) Fu veramente pesante sentirsi dire certe cose, da persone che occupano un posto di rilievo all’interno dell’organico della Soprintendenza. Forti in quell’occasione furono i miei dubbi sia sulla preparazione che sulla sensibilità di chi dovrebbe lavorare per risolvere i problemi della collettività. E pensare che Noi tutti paghiamo, con le nostre tasse, gli stipendi a questi signori…. Verrebbe veramente voglia di tagliarsi le PALLE al solo pensiero.
Nel suo articolo. Morici condivido appieno quando scrive: “MANDARE LE RUSPE AD ACCELERARE IL LAVORO DEL TEMPO NO?
TANTO, COSA CAMBIEREBBE? O IL CROLLO NATURALE CONSENTIREBBE L’APPOSIZIONE DI UN NUOVO VINCOLO AFFINCHÈ LA SOPRINTENDENZA SOPRINTENDA?”
Amaramente devo ammettere che in “questi uffici” molti si limitino semplicemente a prendere atto del divenire degli eventi anziché, SOPRINTENDERE = (avere la cura e il comando di qualcosa. Vigilare sulla regolare esecuzione di un lavoro, di un ufficio …..).
Speriamo si attivino presto. Buona Pasqua ai Lettori e al Giornale e a Lei Morici.
la speranza (dicono) è l’ultima a morire…..e noi speriamo!
pero’ ricordiamoci ke ki di speranza campa disperato muore!!!