“Le imprese che vogliono investire e quelle che hanno investito se ne vanno altrove…”.
È Giuseppe Catanzaro, presidente di Confindustria Agrigento, l’uomo che parla ed è al centro di dure critiche che cominciano ad arrivare da più parti.
“Sapere che un piccolo imprenditore aspetta anni per avere un’autorizzazione dalla burocrazia e nelle more crescono i tanti giovani disoccupati, è un dato che si commenta da solo – ha dichiarato giorni fa -. La politica è attenta alle dinamiche relative alla gestione della spesa pubblica ed è, in diversi casi, distratta e disinteressata per le concrete azioni che servono per sostenere il lavoro produttivo che generano le imprese ed i lavoratori, cioé il binomio che crea ricchezza sociale e duratura. “Denunciamo da anni le diverse ed a volte deliberate azioni di ostacolo che sono poste avverso leiniziative private e dobbiamo prendere atto che ciò alla politica non interessa. Questo modo di operare, dobbiamo ancora una volta denunciarlo, va a danno delle imprese e di quanti un lavoro non ce l’hanno. E’ urgente cambiare marcia e registro altrimenti siamo costretti a ribadirlo aumenteranno disoccupati, povertà e miseria. Invitiamo tutti a riflettere con noi: in una zona industriale cioé dove si devono ospitare e sostenere le attività produttive con i loro investimenti si deve aspettare anni per avere un parere?”
“E’ urgente cambiare marcia e registro altrimenti siamo costretti a ribadirlo aumenteranno disoccupati, povertà e miseria….“, parole forti quelle dell’uomo di Confindustria, che lascia intravedere lo spettro della miseria, in questa che è da sempre la più povera provincia d’Italia. Spettro che viene agitato dinanzi ai ritardi nel rilascio di pareri.
Un’accusa giustissima, condivisibile da tutti. Peccato che i precedenti ci abbiano insegnato che a volte i ‘pareri’ rilasciati, nonostante i ritardi, fossero ‘viziati’ da piccoli difetti.
Come nel caso del termovalorizzatore di Casteltermini, quando ’Enel si aggiudicò la gara in cordata con altre società e con la stessa Catanzaro Costruzioni srl), grazie ad un bando per il quale l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia europea. Doveva essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di Bruxelles e invece la Protezione civile dell’epoca concesse una deroga perché ci si limitasse alla Gazzetta della Regione.
A puntare di recente il dito contro l‘esponente di Confindustria, l’imprenditore agrigentino Ignazio Cutrò, che vistosi abbandonato dallo Stato che lo ha prima usato per istruire un processo al gotha mafioso del Bivonese e della bassa Quisquina e poi abbandonato al suo destino, ha dichiarato: “a un anno dalle mie denunce, quando ormai la vicenda che mi riguarda era finita sui giornali e la mia situazione lavorativa e di sicurezza erano precipitate, ho preso i contatti con Addiopizzo. In quell’occasione ho conosciuto Daniele Marannano l’avvocato Ugo Forello e Salvatore Caradonna. Ho raccontato loro i miei problemi ma mentre stavo parlando ecco il primo colpo di scena: mi dicono che era stato loro consigliato di non avvicinarsi a me. Il presidente di Confindustria Agrigento, Giuseppe Catanzaro aveva detto loro di non aiutarmi perchè dovevo andarmene dalla mia terra”.
Non meno pesanti le accuse di Salvatore Petrotto, sindaco di Racalmuto, in merito alla gestione della discarica di Siculiana.
Scrive Petrotto: “Da lui, nella sua discarica, c’entrano solo i rifiuti e non solo! Ma quando non gli vengono accreditati i soldi provenienti dai magrissimi bilanci dei nostri comuni e quelli provenienti dalle salatissime bollette, le più care in assoluto in tutt’Italia, che sono costrette a pagare le nostre poverissime famiglie, le più povere in assoluto, in tutt’Italia, sono guai!
Gravissimi diventano i problemi igienico–sanitari!
E’ il potere di la munnizza!
E’ il potere di la munnizza in mezzo alle nostre strada, che ci sommerge, ci travolge, ci insozza tutto, arreca gravi danni alla salute e per togliercela di mezzo dobbiamo pagare un prezzo carissimo che ci porta all’impoverimento più totale.
Se no dobbiamo resistere, resistere, resistere, in mezzo ai rifiuti, nello schifo generale, rischiando gravi malattie.
Ma, l’utilizzatore finale dei rifiuti, ovviamente, non partecipa ad alcuna gara d’appalto, denuncia soltanto!
E la denuncia l’ha presentata, in una speciosa e particolare fattispecie, contro l’ex sindaco di Siculiana, il suo comandante dei vigili urbani ed il capo dell’ufficio tecnico, provocando, addirittura, lo scioglimento per mafia del Comune di Siculiana.
Salvo a scoprire, dopo quattro anni che ci si era sbagliati, anzi, l’utilizzatore finale di discarica e relativi rifiuti, si era sbagliato!
E chi paga per questo errore?
L’ex sindaco di Siculiana, Giuseppe Sinaguglia, il tecnico, Pasquale Amato, il comandante dei vigili urbani ed altri ancora, oltre che, chiaramente, un intera comunità, a cui va la nostra smisurata solidarietà, hanno subito, dal canto loro, per quattro anni, l’onta di essere considerati comune mafioso.
Con relativo scioglimento degli organi istituzionali, a cui si è aggiunto, chiaramente, un lungo commissariamento, con relativo processo penale.
Il nostro utilizzatore finale dei rifiuti, giustamente o ingiustamente, ha denunciato il sindaco e tutto ciò che gli stava attorno, per difendere e strappare, per tutelare dei suoi legittimi interessi, ciò che una volta apparteneva alla collettività, quando le discariche erano pubbliche (erano cioè di proprietà dei comuni e quindi di tutti noi cittadini).
Ed effettivamente la storia della discarica quando erano pubbliche e del successivo affidamento senza bando di gara, è del tutto particolare, così come la descrisse Mauro Mellini: La discarica di Siculiana era considerata d’avanguardia per le tecniche impiegate e per il piano di funzionamento e di finale recupero ambientale. I tre Comuni erano costituiti in consorzio ed i lavori di interramento dei rifiuti erano affidati ad una società, pare legata al circuito delle Cooperative, la De Bartolomei, cui si era associato un modesto imprenditore edile locale: Giuseppe Catanzaro, con il fratello Lorenzo. Senonché la Di Bartolomei andò in fallimento. Il Comune di Siculiana (capo consorzio) anziché procedere ad una nuova gara d’appalto, preferì trasferire senz’altro la gestione dei lavori al Catanzaro…”
“Si tratta – scrive Petrotto – pur sempre di un servizio non solo assai delicato ed essenziale, ma anche e soprattutto di pubblica utilità e che da allora in poi, dai tempi di queste denunce, diventa un servizio privato, con relativo aggravio di costi per le nostre comunità e per i bilanci dei Comuni.
E qual è quel sindaco, quel comune disposto a subire dei trattamenti simili all’ ex sindaco di Siculiana, il cui unico interesse, era quello pubblico, quello cioè di tutelare la sua collettività, contro l’assalto di chi, in nome di disegni privatistici, ci ha fatto apparire, tutti quanti, delinquenti e mafiosi?
In cambio , oltre alla lievitazione dei costi di trasporto e smaltimento dei rifiuti, come ben notiamo assai spesso, riceviamo insopportabili disservizi, interruzioni costanti e continue di questo basilare servizio pubblico, causati, oltre che dagli scioperi selvaggi anche dalla chiusura dei cancelli delle discariche, con gravissime conseguenze igienico sanitarie!
Sulla faccenda rifiuti, riguardante la società di gestione dell’ATO AG 2, di cui fa parte la città capoluogo ed altri 18 comuni, compreso Racalmuto, nel rispondere ai miei concittadini, faccio presente di avere inoltrato un esposto alla Procura della Repubblica, non riportato, per la verità da moltissimi organi di stampa (ringrazio comunque coloro che ne hanno pubblicato, in maniera dettagliata i contenuti).
Che fine ha fatto chi come me ha tentato di contrastare decisioni quali quelle degli A.T.O. rifiuti?
Bisognava attendere che l’attuale gestione dei rifiuti svuotasse le tasche dei cittadini?
E che cosa abbiamo riservato ai bilanci dei Comuni in soli tre anni? Buchi che in Sicilia ammontano ad un miliardo di euro, trascinandoli tutti quanti al fallimento, ossia al dissesto finanziario.
E per le famiglie?
Non parliamo delle aziende. Il regime di monopolio viene ancora garantito ad esempio, con le illegittime proroghe dei servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti al costo di 40 milioni l’anno, per ogni proroga.
Mi riferisco ai 19 comuni dell’A.T.O. AG 2 di cui fa parte il mio comune e la città capoluogo, Agrigento.
Vi sembra normale tutto questo?
Ed in che modo si garantisce questo insopportabile e costosissimo disastro gestionale?
In barba a tutte le leggi regionali, statali e comunitarie!
In base ed in virtù di quale legge si possono garantire due o più anni di proroga al costo di 40 milioni l’anno, senza gara alle società che operano per l’A.T.O. rifiuti AG 2?
Ma stiamo scherzando? Ma dove viviamo, nella Repubblica Autonoma di Agrigento?
I nostri paesi e le nostre città sono le più sporche d’Italia.
Ma le bollette, quelle normali e quelle pazze, le più care d’Italia, arrivano, arrivano, arrivano sempre, regolarmente.
A ciò che avete letto adesso aggiungo e chiedo a tutti quanti, se è lecito lasciare i rifiuti a marcire in mezzo alle strade, perché una discarica chiude i battenti, per via dei crediti che avanza sempre dalla società di gestione dell’ATO AG2 e quindi dai comuni che amministriamo, costretti a soggiacere a condizioni di pagamento capestro, per le ragioni di cui sopra, per via cioè del monopolio di fatto a cui siamo costretti dalla logica dettata dalle continue emergenze ambientali. In altri termino dallo schifo che ci viene garantito in mezzo alle nostre strade in maniera ciclica e strumentale.
O ti servi, ai costi stabiliti da una proroga non del tutto legittima sempre delle stesse ditte o rimani sommerso tra i rifiuti ed in ogni caso sommerso dai debiti! Questa è la vergogna!
Senza considerare la situazione igienico-sanitaria.
Che c’entra lasciare i rifiuti in mezzo alle strade a marcire a causa, magari, di uno sciopero selvaggio o per la chiusura di una discarica?
Ma la questione dei crediti e dei debiti, mi chiedo, può provocare questa insopportabile interruzione di un pubblico servizio essenziale, con i risvolti drammatici ed igienico-sanitari che conosciamo?
Insomma le ditte, anche se devono ricevere dei soldi, compresa la discarica, ed i Comuni con i loro bilanci non possono pagare, possono interrompere un pubblico servizio?
Se tutti quanti i Comuni siamo costretti a seguire una strada scellerata che ci ha indotto a pagare il 400% in più di costi rispetto ai servizi erogati al centro-nord Italia in questo delicato settore dei rifiuti, dell’igiene e aggiungo della sanità e salute pubblica, è lecito interrompere, da parte dei privati un pubblico servizio?
Quanto sopra riportato, evidentemente, lo faccio presente anche se a mio rischio e pericolo, con una certa insistenza, agli organi dello Stato, quali Prefettura e Procura della Repubblica di Agrigento, per capire se si è registrato o si continua a registrare un’interruzione di pubblico servizio, con gravissime conseguenze igienico-sanitarie, quando si verificano disfunzioni nella raccolta e smaltimento dei rifiuti, come quella che stiamo vivendo in questi giorni.
Il fatto di dovere ricevere dei soldi, da parte di una o più ditte, non significa non onorare quella, più o meno legittima proroga concessa dall’ATO AG 2 per 40milioni di euro, ogni anno, senza gara!
Una cosa sono i debiti, per i quali le ditte possono esercitare le loro legittime azioni in sede civile, al fine di ottenerne il pagamento; altra cosa è lasciare i rifiuti a marcire in mezzo alle strade, con il ricatto degli scioperi selvaggi o con un’inopinata chiusura della discarica, con le gravi conseguenze igienico-sanitarie, causate dall’interruzione di un pubblico servizio.
Mi rendo conto che in questo caso rischio seriamente di essere bersagliato da chi ha ingenti interessi a mantenere questa situazione di gravissimo sfascio economico ed ambientale.
In tempi in cui la classe politica, vale meno di niente, ad essere macinati in mezzo ai rifiuti ed alle pseudo-iniziative strumentali di ogni genere, per tutelare questo ed altri interessi che riguardano i servizi pubblici, ci vuole poco.”
Si chiude così la lunga lettera di Salvatore Petrotto, sindaco di Racalmuto, che riteniamo non necessiti di ulteriori commenti.
Gian J. Morici