Agrigento 16/02/2011 – Dopo un’organizzazione disastrosa come quella di quest’anno chiunque avrebbe taciuto evitando qualsiasi pseudo conferenza stampa, ma ci è toccato ahinoi (come non fosse bastata quest’edizione tristissima della sagra) assistere a quest’ulteriore, infelice, sceneggiata.
Da che ne ho memoria, una edizione così catastrofica della sagra non si era mai vista. Una sorta di “dilettanti allo sbaraglio” e poco giova il fatto che al suo interno quest’anno si siano viste delle manifestazioni collaterali anche di un qualche interesse se poi non si è riuscite a “venderle” e ricavarne un tornaconto positivo per la città.
Sentiamo invece parlare di successo enorme. Evidentemente gli agrigentini hanno assistito ad un’altra sagra del mandorlo. Quella ad esempio della (mezza)fiaccolata del caos, quella dei bravi musicisti dell’etno-festival (etno??) messi in scaletta ed assemblati in maniera pacchiana e inadeguata. Notti del mandorlo con gruppi che si scontravano i pieno centro cittadino e cabarettisti di una certa notorietà (e quindi ben pagati) collocati in posti ed orari improponibili – comunque non pubblicizzati – con un pubblico di 20 persone. Un servizio d’ordine inesistente.
Una organizzazione penosa sotto tutti i punti di vista.
Ed ora, un evento mondiale, perché questo ERA una volta la sagra, è divenuto un evento di quartiere. Organizzato come fosse una novità dell’ultimo momento partorita da un non ben precisato genio della lampada al quale però si deve perdonare <<“qualche” sbavatura>> perché, anzi, E’ RIUSCITO (???) ad organizzare il tutto in breve tempo…
E questa è una giustificazione? Sicuramente in queste parole c’è un perfetto passaggio in politichese e cioè si vorrebbe riuscire, con le parole, a rendere ciò che è negativo in qualcosa di positivo, ma gli agrigentini non sono stupidi.
Sanno benissimo che l’evento sagra non è una calamità naturale che ti capita all’improvviso così sei un eroe se riesci a far fronte all’imprevisto nel miglior modo possibile.
Né può essere una giustificazione il fatto che non ci sia stata certezza dei finanziamenti fino all’ultimo.
Un bravo amministratore, BRAVO, è quello che riesce per tempo a farsi dare i suddetti per organizzare un evento di tale importanza.
Il vero problema è la mentalità con la quale questa viene concepita dai nostri amministratori – ed in questo intendo a qualsiasi livello sia esso comunale, provinciale che regionale -, e cioè non come l’evento dell’anno con il quale sponsorizzare in tutto il mondo la nostra città che potrebbe benissimo vivere di solo turismo, ma come la sagretta di paese da organizzare con pochi punti fermi per accontentare e tener tranquilla la città legata sentimentalmente alla sagra.
Fino a quando mancherà questa mentalità “imprenditoriale” da parte di tutti, allora assisteremo al ripetersi, anno per anno, della stessa storia, una sagra di paese, dove l’unico giorno in cui si riempie la città è il giorno conclusivo e vede turisti solo provenienti dalla stessa regione, dove gli alberghi sono pieni sì, ma degli stessi gruppi folk e quindi senza nessun ritorno reale per la città che anzi paga l’albergo per questi, dove gli eventi vengono organizzati con approssimazione e – novità di quest’anno -, con ignoranza totale della più elementare cultura folclorica, e si continueranno a sentire discorsi tipo: “il prossimo anno sarà diverso… da lunedì stiamo già organizzando… il prossimo anno avremo questo budget” come se gli agrigentini fossero nuovi a certe chiacchiere.
In effetti le parole del sindaco di domenica scorsa <
Agrigento ha bisogno di altro.
Agrigento ha bisogno di una diversa mentalità e invece continuiamo a vedere ed ad assistere sempre alle solite pochezze. Vendute e proclamate in mondovisione come il migliore dei risultati possibili.