Sembrerebbe quasi un binomio inscindibile quello che lega i sindacalisti agrigentini al rigassificatore di Porto Empedocle.
Un amore così inteso, che a differenza di altri amori, prescinde dalla gratificazione sessuale, ma che sembra comunque fatto di passione e desiderio.
Un desiderio, che diventa motivo di conflitto persino con chi chiede solo il rispetto delle regole, delle leggi.
Ma è risaputo, in amore affari e guerra tutto è lecito, tutto è concesso.
Non trattandosi certamente di guerra, né tantomeno di affari, dobbiamo pensare che la storia del rigassificatore abbia veramente un risvolto di carattere sentimentale per i nostri amici sindacalisti.
I diversi piani relazionali, danno spesso luogo a divergenze che a volte sono particolarmente accentuate.
Non trattandosi di rapporto di coppia, nel quale il sesso può essere motivo di riappacificazione, il problema si risolve con il ricatto psicologico, un tentativo punitivo rispetto alle conflittualità, ma anche modalità ricompensativa e riparatoria.
Interviste fiume a sindacalisti agrigentini, in questi giorni riempiono le pagine dei giornali.
Una difesa a spada tratta del loro grande amore, che li porta a dichiarare che nel corpo della sentenza, con la quale sono state dichiarate illegittime le autorizzazioni rilasciate per il rigassificatore, “non risulta descritto alcun giudizio negativo o critico sulla tipologia dell’impianto di rigassificazione, sul progetto generale, sugli effetti collaterali, sull’impatto ambientale, così come sul fronte della sicurezza della comunità empedoclina e degli ancoraggi portuali“.
Peccato, se fossero stati meno ‘innamorati‘, si sarebbero certamente resi conto che il TAR (Tribunale Amministrativo Regionale), non emette giudizi sulla tipologia degli impianti, non valuta ‘effetti collaterali’, non entra nel merito della sicurezza.
Il TAR, giudica soltanto l’avvenuto rispetto delle norme, in materia di rilascio delle autorizazioni. Norme, che non sono state rispettate.
Se poi all’illegittimità del rilascio delle autorizzazioni, si aggiungono le interrogazioni parlamentari, il timore del vice presidente della Commissione antimafia su possibili infiltrazioni mafiose, i ‘pizzini’ trovati a Gerlandino Messina quando venne catturato, abbiamo la conferma del fatto che veramente “l’amore è cieco”, se spinge i sindacalisti a non vedere oltre la punta del proprio naso.
Amore guarda non con gli occhi ma con l´anima…
– Shakespeare –
Cosa si può dunque rimproverare a chi innamorato?
Assolutamente nulla.
Ci resta solo da sperare, che qualora dovesse realizzarsi l’impianto (ipotesi alquanto improbabile), continuino a guardare con l’anima e non pretendano un rapporto più intimo con tanto di gratificazione sessuale.
Gian J. Morici