Umberto Bossi, conseguita la maturità scientifica, si iscrisse all’università in medicina, senza mai ottenere la laurea. Eppure, secondo quanto dichiarato dalla prima moglie, Gigliola Guidali, che quando scoprì la verità, chiese la separazione dal marito, il “dottore” usciva tutte le mattine di casa con la valigetta da medico, dicendole “ciao amore, vado in ospedale”, come se stesse realmente andando a prendere servizio.
Dei suoi precedenti lavorativi, prima di dedicarsi alla politica, oltre la fantomatica professione di medico, si conosce una parentesi come cantante, con il nome d’arte di “Donato” e la sua attività di compravendita di prodotti ortofrutticoli.
Sulla buona strada nel seguire le orme del babbo, la “trota renzo”, che fu così definita dal suo nobile progenitore.
In considerazione del fatto che ben tre commissioni d’esame, bocciarono la Trota alla prova di Maturità, non pochi lo definirono un autentico “calamaro”.
Per chi è un credente, la storia di babbo e figlio, o meglio di babbo e trota, potrebbe rappresentare la prova che effettivamente gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi.
Il grossista di carciofi, pare che finalmente otterrà l’ambita laurea.
Del resto, visto che la laurea l’aveva festeggiata per ben tre volte senza mai averla ottenuta, ci sembra anche giusto in considerazione dell’età e dello stato di salute, che gli venga riconosciuto l’ambito premio che accorti docenti evitarono accuratamente di consegnargli a suo tempo, fatto questo, per il quale non smetteremo mai di ringraziare chi evitò una simile calamità.
A darne notizia, Il Fatto Quotidiano del 12 agosto 2010.
Vogliamo auguraci, che quella del maximum leader della Lega,Umberto Bossi, sia l’eccezione e non la regola, anche se purtroppo, vista la fulminea carriera politica di “Renzo la trota”, non ci vuol molto ad ipotizzare una possibile laurea honoris causa anche per i pesci.
Una domanda: potreste indicarci l’acquario al quale fare iscrivere i nostri figli quando a scuola sono degli autentici baccalà?
L’articolo pubblicato da “Il Fatto Quotidiano”:
Laurea honoris causa a Umberto Bossi?
Ci pensa l’amico medico, rettore a Varese
Renzo Dionigi, chirurgo e numero uno dell’università dell’Insubria, già iscritto alla massoneria, è pronto ad accogliere la proposta di Mariastella Gelmini (sua paziente) per il riconoscimento al leader lumbard
“Mi ha operato un amico di vecchia data, il professor Renzo Dionigi dell’Università di Varese”. Alla vigilia del raduno di Pontida del 2005, Umberto Bossi rassicurava il popolo leghista sulle sue condizioni di salute e ringraziava pubblicamente “l’amico medico”. Cinque anni dopo Renzo Dionigi, settant’anni, da dodici rettore dell’Università dell’Insubria (con doppia sede a Varese e Como, iscritto alla massoneria, come risultò nel 1992 dalle indagini di Agostino Cordova), è pronto a regalare un’altra gioia al senatur: la laurea honoris causa in Scienze della comunicazione.
A dire il vero, se fosse dipeso da lui, avrebbe provveduto molto prima: già due anni fa, interpellato sulla possibilità di laureare il leader padano, Dionigi lasciava intendere di non essere affatto contrario: “Se qualche facoltà lo propone…”. Evidentemente i presidi del suo ateneo non raccolsero l’invito e la questione finì nel dimenticatoio. Così, nei 12 anni di vita dell’ateneo varesino-comasco, ci si è dovuti “accontentare” di vedere sfilare lo stato maggiore leghista in tutte le cerimonie universitarie, con ministri, sottosegretari e parlamentari in prima fila ad ogni inaugurazione dell’anno accademico. I big del partito hanno anche dato vita alla “fondazione insubrica amici di Carlo Cattaneo”. Bossi ne è presidente onorario. E Renzo Dionigi è tra i soci fondatori. Insomma, le occasioni per rafforzare il sodalizio tra Lega e ateneo non mancano. Ma la laurea al Capo, nell’università di casa, sembrava davvero un sogno proibito. Solo i fan più accaniti di Bossi, come l’attuale capogruppo leghista alla Camera Marco Reguzzoni o il presidente della provincia di Varese Dario Galli avevano provato, nel 2006 e nel 2009, a prendere carta e penna per sollecitare “l’indispensabile riconoscimento accademico all’uomo politico più significativo degli ultimi 30 anni”. Niente. I professori dell’Insubria non ne volevano sapere e non proponevano quel nome.
Tutto è cambiato la scorsa settimana, grazie alla provvidenziale telefonata a Dionigi di un’altra illustre paziente del chirurgo-rettore: il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini: “Se c’è uno che merita la laurea”, ha detto, “è proprio Bossi”. Non stupisce che il ministro abbia telefonato personalmente al numero uno dell’ateneo dell’Insubria. E non solo per ragioni “cliniche”. Da aprile Dionigi fa parte di un gruppo ristretto di saggi che tiene i contatti tra il mondo della ricerca e quello della sanità. Di fatto, un super consulente della Gelmini. Che i due fossero in sintonia si era capito anche dal fatto che un anno fa il rettore varesino fu tra i pochi accademici a sostenere la proposta di riforma universitaria. Alla fine i buoni rapporti tra ministro e rettore hanno giovato anche a Bossi. La decisione sulla laurea honoris causa verrà discussa dal senato accademico dell’Insubria, che si annuncia diviso e battagliero. Non solo su questa vicenda. Da mesi le polemiche infiammano le scelte interne dell’ateneo, in particolare sulla gestione delle risorse e dei finanziamenti. Troppo sbilanciati, secondo alcuni, a favore di Varese e a scapito di Como. E con un occhio di riguardo per amici e parenti.
Nel marzo 2009 i docenti di Como hanno protestato proprio nel giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico. “L’intera sede comasca”, hanno scritto, “riceve quanto il singolo progetto del professor Gianlorenzo Dionigi, figlio del rettore e associato presso la facoltà di Medicina di Varese. E meno del singolo progetto della professoressa Storti, che è docente a Milano e non all’Insubria”. Claudia Storti, per la cronaca, è autrice di un libro proprio con Dionigi. E pensare che, solo un anno fa, il rettore illustrava così la sua idea di meritocrazia: “E’ un principio che si è spesso tradotto nell’esatto opposto. Generando situazioni paradossali”. Paradossi, appunto. Come quello del figlio associato nella stessa facoltà del padre-rettore. Oppure quello del figlio del rettore vicario Giorgio Conetti, che figura tra i ricercatori della facoltà di Giurisprudenza, la stessa in cui insegna il padre. I dirigenti leghisti, intanto, sono impegnati a immaginare il leader con toga, tocco e corona d’alloro. Il laureando, però, prende le distanze: “Tutte stupidaggini”, dice Bossi. “Avrei potuto fare il medico, studiavo a Pavia ed ero anche bravo. Invece ho scelto la Lega”. E chi figurava tra i docenti del senatur a Pavia? Sempre lui, il professor Renzo Dionigi.