“I CAVALIERI DI ALTROQUANDO” di J. T. Jackal

Recensione a cura di Anonimo B. M. Veneziano

altroquando«Cavaliere, non sei né il primo e non sarai neanche l’ultimo a porsi questa domanda. Tutti vogliono sapere qual è la verità.»

Già, qual è la verità? Domanda sempre attuale e risposta mai univoca, indipendentemente da dove (e quando) ci si trovi.

Se, poi, ad essa aggiungiamo l’altro quesito esistenziale “Chi sono io?” Ecco che Midnight, bel tenebroso protagonista del romanzo in commento, non è più solo ed esclusivamente uno dei Cavalieri (senza paura ma con macchie e un passato, anzi, trapassato, alle spalle) della “Altroquando Inc.”, bensì diventa, appare, è uno come noi.

Midnight restò perplesso udendo quelle ultime parole, poi capì, capì che … in qualunque multiverso vi fosse un credo religioso, alla fine tutti i popoli finivano per ammazzarsi l’un l’altro, solo per la presunzione di essere gli unici veri detentori della verità assoluta.”

Più chiaro di così…

Certo, non deve essere facile svegliarsi una mattina in un luogo ignoto, in un tempo ignoto, ignorando la propria identità, e, solo più tardi, accorgersi che siamo immersi in:

“Mondi paralleli con molte somiglianze. Tra queste la presenza di altri noi, che vivono vite diverse, ma allo stesso tempo simili. E poi c’è quella maledetta torre…”

Torre? Quale torre?… Eppure mi sembra di conoscerla, o forse no…È importante? Chi lo sa…

Sì, la “nuova” vita del Cavaliere Midnight non è delle più semplici, nonostante il vitto e l’alloggio siano gratis e non manchi la compagnia di belle (e letali) donne. Eppure…

Eppure, niente da dire: “I Cavalieri di Altroquando” piace.

Perché? La risposta è semplice.

Il romanzo de quo piace perché ha una trama solida, la narrazione è fluida, il lettore non è abbandonato a se stesso; niente è lasciato al caso e ogni piccolo-grande enigma, che l’Autore sapientemente piazza al posto giusto, trova la soluzione.

Stesso discorso vale per i colpi di scena: sono ben congegnati, secondo la miglior tradizione thrilleresca.

L’Autore ha costruito bene i suoi personaggi: nessun stereotipo, nessun “già visto”; ogni soggetto (buono o cattivo che sia) ha la propria fisionomia, il proprio carattere, le proprie debolezze. In altre parole, essi sono credibili: il lettore è lì con loro, interagisce con loro, si immedesima nei loro pensieri. A quest’ultimo proposito è interessante (e piace) la soluzione adottata da Jackal per porre in risalto ciò che passa per la testa di Midnight: un dialogo (univoco e muto) tra lui e chi gli sta attorno, lettore compreso.

“I Cavalieri di Altroquando” ben può (e deve) costituire il grimaldello per scardinare i pregiudizi che ancora albergano in chi qualifica i romanzi “fantastici” come opere di seconda o terza fascia.

Invero, quello in oggetto è un libro dove l’immaginazione, l’avventura, il “non quotidiano”, uniti al scientificamente possibile, sono miscelati nelle giuste proporzioni, con il risultato che esso nulla ha da invidiare a titoli di altro genere e maggior blasone (?). “I Cavalieri di Altroquando” ha un suo perché; come sopra detto, è credibile, è lineare: cosa non da poco visti i tanti testi non eccelsi che si trovano in circolazione. La controprova è data da quella parte del romanzo che, spesso, finisce con il tradire anche i migliori. Stiamo parlando del finale: quello de “I Cavalieri” non solo è stato concepito per garantire nuovi (futuri) capitoli alla già movimentata esistenza del prode Midnight; ma, soprattutto, porta a compimento la trama senza cedimenti, senza smottamenti, senza frane. Bravo Jackal!

Senza sottacere che, a quanto consta, nessuno possiede la sfera di cristallo per poter predire con esattezza ciò che accadrà domani; ergo, chi ci assicura che i mondi paralleli qui descritti non esistano davvero e che, di conseguenza, non sia possibile “saltare” dall’uno all’altro come qui descritto?

Sì, “I Cavalieri di Altroquando” piace e, sì, merita di essere letto.

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