Roma, Raggi, ovvietà, complotti e burattinai

burattiniQuanto avviene a Roma, in Campidoglio, ha tutto il sapore di una resa dei conti dell’”antipolitica”, del giustizialismo con le loro grottesche contraddizioni autolesionistiche a confronto con le realtà ineludibili della politica e dell’amministrazione.

Vi sono aspetti della questione decisamente odiosi ed inconcepibili. Il fatto che la Raggi, come tutti gli eletti del “Movimento 5 Stelle” abbia firmato un contratto che la vincola nei suoi comportamenti istituzionali ad una società (la Casaleggio e Associati) con una penale di 150 mila euro in caso di “deviazioni” dalle regole del Movimento, è il trionfo del grottesco. Ma è pure il segno di una allarmante “patrimonializzazione” della democrazia e la cosa ancora più grave è che questo appaia ai più come un fatto marginale e che magari “giusto” sia ritenuto impedire agli eletti di “sgarrare” con il partito di appartenenza.

Ma, forse la cosa più grave è che, quale che sia il loro autolesionismo giustizialista, il loro assurdo andare a mettere il collo nel laccio della forca giustizialista, mettendosi alla mercé di un qualsiasi sostituto procuratore e, magari, delle sue “interpetrazioni” pangiurisdizionaliste, nonché dei suoi pruriti esibizionistici, il battage denigratorio armato dalla stampa contro i Cinquestelle è indiscutibilmente corrispondente ad un piano di offensiva col solito metodo giudiziario dei “poteri forti”, dei burattinai della “commedia dei pupi” di questa nostra povera Repubblica.

Mi è già capitato di proporre il paragone tra Roma e la Regione Siciliana.

Se la Raggi ha visto “squagliarsi” assessori e funzionari e se attorno a lei, dopo, del resto, solo qualche mese ed in presenza di una comprensibile inesperienza, si manifesta il vuoto, che corrisponde all’isolamento politico-sociale del suo gruppo politico, Crocetta in Sicilia ha cambiato assessori con una girandola grottesca, a diecine nel corso della sua presidenza. Di Roma e della difficoltà della Raggi sono piene le pagine dei giornali di tutta Italia, piovono i commenti più duri e salaci. Di Crocetta e del suo spettacolo da circo alla Regione Siciliana, entità politico-amministrativa più importante del Comune di Roma, si trova qualcosa solo sui giornali siciliani (e neppure su tutti).

Quale è il motivo di questo diverso atteggiamento del mondo politico e della stampa?

Non è certo perché a Roma imperversa l’antifemminismo e la Raggi è la prima donna sindaco della Città, mentre in Sicilia c’è una diffusa omofobia che protegge il primo governatore omosessuale della Regione.

Non credo ai complotti, secondo gli schemi classici, delle riunioni segrete in cui si fissano programmi di omicidi e di rivolte, ma vi sono riflessi condizionati che talvolta, ed in questo caso, muovono magistrati, giornalisti, autority, e gli stessi assessori, funzionari etc. come se il copione redatto in un complotto imponesse loro quel comportamento.

C’è il riflesso condizionato del servizio ai poteri che hanno creato e fatto sviluppare l’”antipolitica”, la rabbia, la denigrazione ed il sospetto nella classe politica e, al contempo, conferito a chiunque porti la toga e la responsabilità della funzione giudiziaria un posto ed un potere al di sopra della stessa legge e della volontà popolare.  Non sarà un complotto ma è un golpe, di quelli che si fanno anche senza preventivarli complottando.

Anche contro la Raggi, dunque, prove generali di funzionamento del “Partito della Nazione”. Un partito, ricordiamolo, che di fronte all’”antipolitica” grillina si propone di tagliare ad essa l’erba sotto i piedi.

Il metodo messo in atto contro quello che rappresenta il simbolo, il risultato della prospettiva di fallimento di Renzi ed elle sue pericolose ambizioni è, francamente, indegno e rivoltante. E, altamente, significativo.

Mauro Mellini

 

 

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