Lei conosce Vincenzo Calcara ?
Simona Mazza: “Io Calcara non l’ho mai conosciuto! “
E il libro che ha scritto lei su Vincenzo Calcara, su quali basi lo ha scritto?
Simona Mazza: “Io sono una giornalista fantasiosa, tutto quello che ho scritto era solo frutto delle mie perversioni mentali. Era un libro talmente di fantasia che l’ho scritto senza neanche interpellarlo…”
Simona Mazza, la giornalista che ha curato il libro “Dai memoriali di Vincenzo Calcara – Le cinque entità rivelate a Paolo Borsellino – è una persona intelligente e come la maggior parte delle persone intelligenti, riesce a fare ironia anche laddove perderebbe la pazienza un santo.
Risale ad alcune settimane fa, il tentativo da parte dello pseudo pentito Vincenzo Calcara, di attribuire alla giornalista Mazza un passaggio riportato nel libro sui suoi memoriali, a proposito della scomparsa di un’opera del Caravaggio, avvenuta a Palermo nel 1969. Colto con le mani nella marmellata, non nel senso classico del significato, che dell’opera del Caravaggio il Calcara non si sarebbe neppure potuto intestare il furto di una cornice, il pentito ha pensato di attribuire alla fantasia della giornalista il racconto, dimentico del fatto che solo pochi giorni prima aveva affermato che quanto riportato nel libro corrispondeva a verità e a quanto lui stesso aveva dichiarato. Il Calcara, che non brilla certo per memoria, e non soltanto per questi fatti, ha dimenticato, evidentemente, di aver ricevuto copia del libro per autorizzarne la pubblicazione e di aver presentato lo stesso in diverse occasioni, senza mai eccepire la presenza di errori rispetto quanto da lui dichiarato alla giornalista Mazza, affinché riportasse in corretto italiano i fatti da lui narrati.
Lo stesso tentativo di attribuire ad altri la paternità di proprie affermazioni, Vincenzo Calcara lo ha messo in atto in occasione di un articolo a firma della giornalista Chiara Giannini, pubblicato su “Il Giornale”, con la differenza, che in questa circostanza, l’autrice dell’articolo, anziché ammettere il proprio errore nell’aver dato credito a uno dei più discussi collaboratori di giustizia, ha preferito minacciare di querela chi aveva osato far notare le discrasie presenti nelle narrazioni del Calcara. È la stampa bellezza! Quella stampa che invoca la libertà di stampa quando è oggetto di querela, ma che non esita minacciare querele a destra e a manca quando qualcuno si permette di far notare un errore. Ma questa è un’altra storia, sulla quale siamo certi avremo modo di tornare e non soltanto sulle pagine del giornale…
Su cosa era fondata la sua iniziale opinione sulla credibilità di Calcara?
Simona Mazza: Quando conobbi Calcara, il contesto nel quale orbitava, la presenza di magistrati che lo affiancavano, le notizie in merito a sentenze che ne avevano sancito la credibilità, mi indussero a ritenere attendibili le sue dichiarazioni. Del resto io non stavo facendo un’inchiesta giornalistica. Il mio lavoro consisteva nel curare la scrittura di memoriali in parte già noti e sulla bontà dei quali, vista l’autorevolezza delle personalità che circondavano Calcara, non potevano aleggiare chissà quali dubbi… Non si deve inoltre dimenticare che era stato definito come l’uomo accanto a Borsellino, e questo era un dato di fatto; aveva goduto delle protezioni dello Stato, e anche questo era un dato di fatto…se a questo si aggiungono le sentenze che erano state emesse a suo favore …
Cosa è accaduto dopo?
Simona Mazza: Ho visto una persona che ha lucrato sulla figura del Giudice Borsellino. Che si è fatto scudo e si è nascosta dietro il nome della famiglia Borsellino. La morte del Giudice, a mio avviso, ha permesso a Calcara di andare ad incidere sulla buona fede delle persone che circondavano Borsellino. Ha costruito il suo personaggio a proprio uso e consumo…
Sotto il profilo giudiziario che idea se ne è fatta?
Simona Mazza: Il quadro che ne esce è assolutamente devastante… è quello di una persona mendace, di una persona che ha finto, che ha interpretato un ruolo per i suoi stessi interessi… L’idea che mi sono fatta di Calcara, è quella che sia stato un uomo manovrato…manovrato da qualche potere forte e che non ha agito in maniera individuale. A causa della sua mania di protagonismo, penso però che non sia un uomo facile da gestire. È una scheggia impazzita. Ritengo che se non lo hanno messo a tacere è perché dietro di lui si è mosso qualcosa di diverso dalla sola mafia… qualcosa che ricorre a rimedi estremi solo quando il rischio è molto elevato per il loro livello… ma questa è una mia idea… Quello che non posso fare a meno di notare è l’apparente superficialità con la quale gli apparati istituzionali hanno trattato la vicenda di questo pentito. Se da giornalista io ho raccolto la crono-storia di quello che è stato detto da lui, magistrati, forze dell’ordine e tutti gli apparati istituzionali, potevano fare dei controlli incrociati e risalire alle falsità che sono state dette. C’è stata una gestione molto superficiale del caso Calcara, forse forti del fatto che il suo nome era stato accostato a quello di un Eroe. Il Giudice Borsellino, secondo me, aveva cominciato ad ascoltare Calcara come farebbe qualunque altro giudice. Borsellino credo lo avesse ascoltato come avrebbe ascoltato un qualsiasi altro pentito. A livello umano, ha profuso delle attenzioni come avrebbe fatto con chiunque e come era noto a tutti appartenesse al suo modo umano di rapportarsi con gli altri. Poi, non ebbe il tempo di appurare i fatti per quello che erano stati e per quello che era il personaggio. Il problema non fu l’approccio del Giudice Borsellino con Calcara, bensì quello che avvenne dopo Borsellino.
Nei suoi memoriali Calcara parla di un omicidio che avrebbe commesso e che da pentito, o pseudo tale non aveva dichiarato. Narra inoltre del fatto che avrebbe trasportato il tritolo destinato al Giudice Borsellino. Anche di questa vicenda pare non avesse parlato all’epoca del suo pentimento. Non pensa abbia usufruito immeritatamente dei benefici di legge concessi ai collaboratori di giustizia?
Simona Mazza: Credo che quanto si sia fatto per Calcara, e mi riferisco alle garanzie e ai benefici accordati ai collaboratori, sia stato assolutamente immeritato. Questo lo si può evincere anche dalle sentenze pronunciate che hanno evidenziato tanto le omissioni quanto le falsità di talune dichiarazioni di Calcara. È per questo che continuo a ribadire che c’è stata una gestione molto superficiale del caso Calcara. Il libro è stato presentato in diverse occasioni alla presenza di magistrati, avvocati, operatori del settore, senza che nessuno sollevasse obiezioni o avesse perplessità in merito a quello che Calcara aveva affermato rispetto l’omicidio commesso e il trasporto dell’esplosivo. In particolare durante il “Premio Bancarella” del 2014, che si tenne poco dopo l’uscita del libro, dove abbiamo partecipato come ospiti fuori concorso, la platea era costituita da molti magistrati… e anche i relatori erano personaggi di spicco della filiera giudiziaria… In secondo luogo, venne presentato il 19 luglio ad Arezzo, anche lì davanti a una platea costituita da avvocati e magistrati del tribunale di Arezzo…tutte persone addette ai lavori… in entrambi i casi nessuno sollevò alcuna obiezione. Io penso che oggi il ministero dovrebbe chiedere indietro tutto quello che è stato dato a Calcara, ma non so se questo sia possibile e se, in ogni caso, Calcara sia in grado di rifondere le spese sostenute per la sua collaborazione.
Ha mai sospettato che dietro Calcara potesse esserci qualcun altro?
Simona Mazza: Non fino a quando è stato presentato il libro al Salone di Torino. In occasione di quella presentazione del libro iniziai ad avere dei dubbi. Dubbi che nascevano da confidenze fattemi da mie fonti che giudicavo attendibili e da alcune frasi del Calcara stesso che mi fecero riflettere e ipotizzare qualcosa di diverso da quello che sino a quel momento avevo creduto. Ma si trattava comunque di ipotesi che al momento non venivano suffragate da alcun riscontro reale… A seguito di quanto emerso successivamente alla pubblicazione del libro, cominciai a realizzare che forse era il sistema che aveva marciato su Borsellino e sulla sua figura… Un sistema deviato che aveva marciato sulle deposizioni di Calcara… Che si sia trattato di superficialità, di connivenze o convenienze, sta di fatto che il quadro che ne viene fuori è allarmante.
Oggi avrebbe paura di Calcara o di quello che potrebbe muoversi dietro di lui?
Simona Mazza: Sicuramente di quello che si potrebbe muovere dietro…
E il libro?
Simona Mazza: Del libro vennero stampate solo 500 copie, perché a causa dell’ingestibilità del Calcara, riscontrabile anche dalle comunicazioni intercorse a quel tempo, abbiamo deciso di concludere il contratto… non ci sono altre ragioni strane, come dice Calcara… nessuno lo ha bloccato… fu chiuso solo per l’impossibilità di gestire il personaggio… Quello che mi sorprende, è che improvvisamente, per un libro uscito nel 2014, nel 2018 si scatena la corsa all’acquisto del libro… fino a due giorni fa ho ricevuto l’ennesima richiesta di questo libro che già pochi mesi dopo la pubblicazione, non era più reperibile in commercio. Questo mi fa riflettere, perché il libro mi è stato chiesto soprattutto da avvocati… Vorrei capire come mai questo successo postumo di un libro.. Comunque, a breve ci saranno altri interessanti sviluppi…
Gian J Morici