“Antonietta, due volte dalla Polizia – Eppure nessuno si è mosso ” (La Stampa) “Ma per l’Arma era idoneo” (Il Messaggero): due esposti per maltrattamenti presentati a settembre e gennaio non sono bastati per fermarlo, né la visita psico-attitudinale cui nel frattempo era stato sottoposto, né i recenti disperati colloqui “in estremis” con il Comandante di un carabiniere evidentemente ‘deviato’. Con due aggravanti:
1 – i dirigenti della Questura di Latina dovrebbero essere incriminati per omissione di atti d’ufficio e omicidio colposo visto che, contrariamente a quanto ‘balbettato’ circa la necessità di una denuncia formale da parte della moglie, ai sensi dell’art.612-bis del Codice penale “si procede tuttavia d’ufficio se il fatto è commesso nei confronti di un minore” (in questo caso erano addirittura due!);
2 – a novembre scorso i vertici della Polizia di Stato millantavano l’attivazione di un progetto per favorire “un contatto diretto con le potenziali vittime e offrendo loro il supporto di un’equipe multidisciplinare composta da operatori specializzati, presente in diverse città a bordo di un camper della Polizia”…
Invece a me la pistola d’ordinanza è stata tolta per aver denunciato il marcio in Polizia e sollecitato indagini su ‘mafia-Viminale’.”
A denunciare pubblicamente quelle che sembrano essere gravissime responsabilità per la strage di Cisterna di Latina, dove l’appuntato dei carabinieri Luigi Capasso ha ferito la moglie e ucciso le figlie, prima di togliersi la vita, è Filippo Bertolami, Vice questore aggiunto della Polizia di Stato, (attualmente sospeso) Segretario Nazionale del sindacato PNFD – Polizia nuova forza democratica.
“Questo – prosegue Bertolami – è il sistema di selezione/gestione del personale delle Forze dell’ordine di cui è responsabile il trio Minniti-Gabrielli-Del Sette (che fortunatamente adesso è andato in pensione!), che ho denunciato pubblicamente a suo tempo evidenziando, in particolare, il sistema di ‘coperture’ omertoso ormai imperante all’interno dei corpi di polizia.
Quanto sta emergendo dalle prime ricostruzioni è agghiacciante! Alle già gravi responsabilità indicate ieri per cui la Questura di Latina doveva operare d’ufficio con una serie di provvedimenti che avrebbero potuto prevenire la strage (ammonimento, allontanamento, divieto di avvicinamento, arresto per aggressione, ecc.), si aggiunga la totale assenza di coordinamento, considerato che gli esposti presentati alla Polizia non sono stati trasmessi ai Carabinieri, il cui comandante – a prescindere dall’esito ‘disarmante’ della visita psico-attitudinale – avrebbe ben potuto proporre un immediato trasferimento per incompatibilità ambientale, magari inviandolo fuori regione, visto che il carabiniere appariva palesemente ‘deviato’…
Tutte queste sottovalutazioni ricordano la sentenza della Cassazione con cui fu condannato a 1 anno e 10 mesi il vice questore che a Milano concesse il porto d’armi ad un soggetto pericoloso, con un risarcimento danni di 2 milioni per i familiari delle vittime della strage, che però a suo tempo fu promosso dirigente insieme ad altri pure condannati e/o indagati per reati gravi, scavalcando centinaia di colleghi, compreso me che già nel 2012 ero già in “pole position”, da cui la denuncia pubblica sugli ‘impuniti in carriera’.
Adesso vedremo che provvedimenti prenderanno i vertici del Viminale. Certo sarà un caso che il vice questore vicario di Latina, che oggi dichiara su Il Mattino “ci sono sempre sembrate segnalazioni come se ne vedono tante”, – conclude Bertolami – è un altro di quei colleghi che fu promosso sempre nel 2012, nonostante a suo tempo fosse stato indagato per la scomparsa di due pistole dal Commissariato di PS – Taurianova (Reggio Calabria), fatto che – a prescindere dall’archiviazione in sede penale – certo non deponeva a favore della sua attenzione alle delicate dinamiche d’ufficio, come la custodia di armi in ambienti ad alta densità/infiltrazione ‘ndrangheta…”