Abbiamo fallito! L’Italia, l’intera Europa, è condannata all’islamismo. Quello più radicale, il più becero, il più violento.
Una classe politica inadeguata, incapace e corrotta, ha ignorato tutti i segnali dell’evoluzione delle organizzazioni terroristiche, lasciando che la violenza jihadista si manifestasse in maniera raccapricciante con gli attentati di Parigi e di Bruxelles.
Come avvenne in passato, quando Winston Churchill, prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale, lanciò nel vuoto il suo grido di allarme sul pericolo che rappresentava il riarmo della Germania, ancora una volta gli avvertimenti provenienti da vari ambiti, dal mondo intellettuale a quello degli apparati investigativi, sono stati ignorati.
I risultati, purtroppo, li abbiamo visti e i terroristi ringraziano.
Radicalizzazione in Europa
Tra coloro i quali avevano compreso i rischi della radicalizzazione in Europa, Antonio Evangelista, già dirigente della Digos della Questura di Asti, che sulla scorta della sua esperienza professionale, avendo in passato diretto le indagini sui crimini di guerra e guidato la polizia criminale nei Balcani – ex comandante del contingente italiano presso la missione ONU in Kosovo (UNMIK) – ha scritto due libri, “La Torre dei crani” e “Madrasse. Piccoli martiri crescono tra Balcani ed Europa” (mentre è di prossima uscita il terzo dal titolo “Califfato d’Europa”) che “L’Espresso” definì “profetici”. Profetici per L’Espresso, ma non certamente per qualche magistrato dell’antiterrorismo, poi consulente di ministeri ed inviato a far parte di organizzazioni internazionali come “esperto” in materia di terrorismo, riteneva che al-Qaeda fosse stata sconfitta e che non potesse nascere un’altra organizzazione terroristica come quella capitanata da Bin Laden.
Avremmo voluto seppellirlo sotto una valanga di risate, lo abbiamo sepolto sotto il sangue e i corpi degli innocenti morti negli attentati, sotto quelli dei nostri soldati caduti nelle cosiddette “missioni di pace”. Vada a dirlo adesso ai loro famigliari…
E sulla scia di cotanta conoscenza del fenomeno terroristico, continuano a muoversi politici e magistrati che rimasti al giurassico della comunicazione, non si sono accorti dell’importante ruolo che hanno nel web i falsi imam nel radicalizzare e reclutare novelli jihadisti pronti a combattere nelle terre del Califfato di al-Baghdadi o nel condurre azioni terroristiche nel nostro paese.
Terrorismo o errore giudiziario?

Prova ne siano le scarcerazioni di soggetti come Ibrahim Jamal, ritenuto un pericoloso terrorista dai carabinieri del Ros, ritenuto vittima di un errore giudiziario dal pubblico ministero della competente procura.
Alla base di questa deduzione del magistrato, il fatto che l’adesione generica all’ideologia dei terroristi, i contatti tramite la rete, non erano elementi sufficienti a dimostrare che l’uomo avesse commesso reati perseguibili su territorio italiano.
Un errore del magistrato? Inadeguatezza delle leggi? Non spetta a me giudicare, quello che è certo, che la conoscenza della materia, partendo proprio dai Balcani dove ha operato Evangelista, avrebbe dovuto farci comprendere la pericolosità dei predicatori.
Uomini come Nusret Imamovic, Mirsad Omerovic alias Ebu Telma, Enes Mujaković, Sabahudin Fiuljanin, Nevzudin Bajraktarevic e Sulejman Delic e altri, ai quali si deve la diffusione di un’ideologia fondata sulla violenza e sul terrore.
Quanto conta il fatto che personaggi di questo genere possano imbracciare o meno un’arma, se poi è proprio grazie a loro che terroristi come Mevlid Jašarević, Haris Causevic, Mohammed Merah Arid Uka, e più di recente quelli che hanno compiuto gli attentati in Francia e Belgio, hanno massacrato inermi cittadini, guidati da un fanatismo religioso folle e violento?

Nonostante il prezzo raccapricciante pagato, un’Europa asservita all’ideologia jihadista, pronta ad accusare di islamofobia e bigottismo chi guarda la realtà senza prosciutti sugli occhi, continua a permettere ai moderni teorici del jihadismo di diffondere la loro cultura intollerante e violenta, con toni trionfalistici, fondata sul principio di dominare gli altri popoli per non esserne dominati: in una mano il Corano, nell’altra la spada.
Siamo dinanzi al fallimento delle politiche di immigrazione, condotte senza adeguati controlli che vadano oltre l’accertamento dell’identità tramite documenti (a volte falsi), il foto segnalamento e (nella migliore delle ipotesi, quando questo avviene) nel rilevamento delle impronte digitali, favorendo l’ingresso di predicatori e reclutatori (disarmati, per carità…) e di jihadisti di ritorno (secondo AP, sarebbero 400-600 i terroristi addestrati dall’ISIS che starebbero facendo ritorno in Europa).
La Sharia e lo Stato
Tutto questo non è diverso, se non il fatto che l’invasione avviene in maniera “pacifica”, da ciò che accadde nei Balcani, quando durante la guerra (1992/1995) vari paesi islamici offrirono agli estremisti sostegno finanziario e militare con l’invio di migliaia di guerrieri mujaheddin per aiutarli ad affrontare le ambizioni di espansione della Serbia di Slobodan Milosevic, salvo il fatto che molti jihadisti rimasero poi in Bosnia, dove costruirono centri di formazione religiosa, le “madrasse”, per promuovere l’Islam più violento.
Oggi, nei Balcani, ci troviamo con una realtà che è quella dei mini Stati-Sharia, come Gornja Maoca e Novi Pazar.
Ma l’idea della creazione di Stati-Sharia, ovvero dove vengano applicate le regole coraniche (travisate e utilizzate sapientemente da falsi imam, predicatori di odio) il cui frutto abbiamo visto nelle fustigazioni e nelle esecuzioni operate dall’ISIS, da tempo ha raggiunto l’Europa.
Un esempio è proprio quello che ci viene dal Belgio, dove l’organizzazione salafita Sharia4Belgium chiese che lo Stato si convertisse in uno stato islamico.
Lo scorso anno, il portavoce dell’organizzazione, Fouad Belkacem, è stato condannato a 12 anni di carcere.
Altri appartenenti a Sharia4Belgium hanno subito condanne per terrorismo e alcuni sono ancora sotto processo.
Non è diversa la situazione in Francia, dove Sharie4France, che contava sulla pagina Facebook oltre 450 iscritti, mirava a fare della Francia il primo Stato-Sharia d’Europa.

In Inghilterra, predicatori di odio come Anjem Choudary, Mohammed Rahman e Abu Rumaysah (quest’ultimo unitosi alle fila dell’ISIS in Siria), più volte arrestati per terrorismo, dopo aver espresso ammirazione per Osama Bin Laden, per i dirottatori del 9/11 e per gli attentatori che avevano colpito Londra il 7 luglio 2005, avevano avviato una campagna affinchè alcune zone di Londra venissero dichiarate “Sharia Zone”.
Anjem Choudary, che si descrive “ docente di diritto Shari’ah e Direttore della Corte di Shari’ah del Regno Unito”, si è sempre espresso favorevolmente all’applicazione delle leggi coraniche, compreso quelle che prevedono la pena di morte, come nel caso dell’adulterio o dell’omosessualità.
Prospettive d’islamizzazione
Dietro la retorica stantia di quanti attribuiscono al colonialismo e all’imperialismo il proliferare di cellule islamiche pronte a colpirci, si nasconde la cecità dei buonisti, di quanti hanno fatto finta di non vedere gli eccidi commessi da leader di paesi governati da partiti ai quali andavano le loro simpatie politiche.
Un innamoramento ideologico non molto diverso da quello dei tagliagole islamici, che porta al rifiuto di guardare la realtà per quella che è.
Il moderno jihadismo si ispira alla dottrina islamica tradizionale, con l’applicazione della dottrina coranica e l’interpretazione degli hadith. Non molto diverso da quello che è contenuto nell’Antico Testamento e che portò ai tanti errori ed orrori del Cristianesimo nel corso dei secoli.
L’imperativo jihadista è quello di sottomettere o distruggere l’infedele, un imperativo che non viene mai celato o negato dai terroristi che nella loro propaganda, utilizzando i versetti coranici, affermano di volerci uccidere e di voler conquistare Roma, non intesa come città, bensì come simbolo del Cristianesimo e della civiltà occidentale.
Nonostante la non ipocrisia dei terroristi, i quali dichiarano apertamente le loro intenzioni, una scellerata schiera di buonisti, che definirei diversamente, continuano a ripeterci che non è vero che i terroristi hanno infiltrato la migrazione di quanti fuggono da fame e guerre, e che noi non corriamo alcun rischio, anche se, su quest’ultima idiozia, recentemente anche i più recalcitranti hanno dovuto ammettere che nessun paese si può dichiarare al sicuro dal terrorismo.
Se è pur vero che apertamente nessuna religione giustifica l’uccisione di innocenti, salvo leggere con attenzione hadith e insegnamenti coranici, così come quelli biblici, non si può non fare alcune considerazioni.
La prima, è quella che mentre le azioni terroristiche o le reazioni agli insulti contro Maometto vedono la partecipazione di milioni di musulmani pronti a esultare o condannare al grido di “Allahu akbar”, la stessa cosa non accade per condannare le stragi o per partecipare alla commemorazione delle vittime.
Anzi, al contrario, alle moschee è stato proibito nel corso delle preghiere del venerdì, di far cenno alle vittime delle recenti stragi di Bruxelles.
La seconda analisi, riguarda le connivenze e le protezioni delle quali godono i terroristi.

Possiamo forse negare che Salah Abdeslam, al quale si devono le stragi di Parigi e che aveva pure organizzato quelle di Bruxelles, ha vissuto indisturbato per mesi a Molenbeek, cuore dell’islam più radicale belga?
Possiamo negare il passaggio dall’Italia di molti estremisti che hanno qui ricevuto appoggio logistico?
Fino a quando il problema della radicalizzazione riguarda una minoranza dei musulmani, tolta l’azione folle di qualche lupo solitario, nulla verrà a sovvertire l’ordine democratico del nostro paese.
Ma quando il loro numero si sarà accresciuto, com’è già successo in Belgio Gran Bretagna, Francia, Olanda e altri paesi, cosa accadrà?
Come si potrà imporre a qualcuno di lasciare un paese nel quale affonda le proprie radici da più generazioni? Potremo espellere un italiano, nato e cresciuto in Italia?
Potremo vietare, in un paese che si dice democratico, che si proponga la nascita di Zone-Sharia? Quale sarebbe il reato commesso nel proporre leggi o regolamenti?
Per meglio comprendere quale sia il rischio al quale stiamo andando incontro, sarebbe sufficiente seguire quello che accade nei social network, dove anche italiani convertiti, ed evidentemente radicalizzati, sognano uno Stato-Sharia, l’applicazione della pena di morte, le fustigazioni e quanto altro propagandato dai predicatori di odio.
Purtroppo, la risposta a questi segnali, anche da parte di quei musulmani che certamente non condividono quello che fanno i tagliagole dello Stato Islamico, è molto debole.
Allahu akbar!
Gian J. Morici