La notizia della Merkel che ha dichiarato l’esistenza di un accordo sul fatto che l’Italia debba essere aiutata nella gestione della crisi dei profughi, ha spinto molti a sostenere che finalmente la cancelliera tedesca, seppur con grande ritardo, si è resa conto che l’Italia non può essere abbandonata a sé stessa. Un ripensamento in merito agli accordi che prevedevano
che i migranti restassero nel paese europeo che avevano raggiunto per primo.
L’Europa adesso sembra pronta a condividere la responsabilità sui richiedenti asilo, accettando la divisione di quote di migranti da assegnare ai vari paesi membri.
Cosa è successo? Cosa è cambiato rispetto qualche settimana addietro quando il problema sembrava dovesse riguardare solo l’Italia?
A toccare il cuore dei potenti del mondo occidentale, non solo quelli europei, sembrerebbe siano state le immagini del piccolo Alan, il bimbo siriano di tre anni, morto dopo il rovesciamento del gommone su cui insieme al papà, il fratellino Galip, di cinque anni, e la mamma, stavano tentando di raggiungere l’isola greca di Kos.
Galip e la mamma, Rehan, sono morti insieme a lui. Unico superstite, il papà che ha riportato a Kobane i corpicini dei figli e quello della moglie per dargli sepoltura nella loro terra, quella stessa terra dalla quale stavano fuggendo.
Le immagini, impietose, del corpo di Alan, riverso bocconi tra sabbia e acqua, sono un pugno allo stomaco riportato immediatamente da tutti i media del mondo, in particolare quelli europei e ancor più quelli italiani.
A leggere i tanti articoli apparsi su una stampa che sembra sempre più asservita ai desiderata dei padroni, sembrerebbe che la tragedia di Alan, Galip e la loro mamma, sia stato un caso, se non unico, quantomeno raro.
Eppure, sarebbe sufficiente chiedere agli uomini dei vari corpi delle forze armate e di polizia o ai pescatori di Lampedusa, per rendersi conto che scene analoghe sono state viste centinaia e centinaia di volte. Poco più di un mese fa, una foto che ritraeva cinque bambini morti, anche loro sulla sabbia e con l’acqua che li lambiva, è stata ignorata dai media e dai governanti degli stati europei.
Non era un’immagine diversa da quella del piccolo Alan. Forse, un’immagine ancora più forte, ma pur sempre una delle tante immagini che le redazioni giornalistiche non pubblicano, quasi per timore di violare l’intimità di quei poveri morticini.
Il caso di Alan è stato diverso. Tutti, compreso coloro i quali hanno da sempre criticato la scelta di pubblicare questo genere di immagini, hanno fatto a gara per sbattere in prima pagina il cadaverino di un bimbo di tre anni. Da lì, l’appello di tutti i potenti del mondo, ad aprire le porte ai migranti.
Potenza di un’immagine nello smuovere le coscienze?
Forse. O forse, più plausibilmente, la spiegazione è un’altra. Una spiegazione che non piacerà ai filo-buonisti italiani, ai cristianucci della “domenica in chiesa e lunedì mi faccio i cazzi miei”, agli intellettuali radical chic professionisti della tuttologia comprata dalle grandi testate, e neppure a chi governa e canta vittoria per aver svenduto l’Italia.
L’Angelo dell’Accoglienza, in questo caso un’Angela (la Merkel, per l’appunto), sa bene che l’Europa offre due ingressi a chi dall’Africa e dalle aree martoriate del Medio Oriente, tenta di raggiungere il nostro continente. Uno è rappresentato dai paesi che si affacciano sul Mediterraneo, l’altro sono i Balcani.
Colonne interminabili di profughi, se impossibilitati ad attraversare il Mediterraneo, dalla Turchia raggiungerebbero i Balcani e da lì il cuore dell’Europa.
Dinanzi un’invasione di simili proporzioni, a nulla servirebbero i muri e l’esercito che l’ungherese Viktor Orban vorrebbe porre come barriera.
Il rischio, per la Germania, così come per altri paesi come la Francia, l’Austria e la stessa Inghilterra, lasciando sola l’Italia a dover prendere la decisione di bloccare il flusso migratorio, sarebbe quello di trovarsi ai propri confini decine di migliaia di migranti che risaliti dai Balcani presserebbero per entrare in Europa. Come fronteggiare una simile evenienza? Tornare alle frontiere, agli eserciti schierati lungo i confini, alla risposta usando la forza bruta?
Non solo servirebbe a poco, ma solleverebbe molte proteste da parte di quanti, vuoi per falso buonismo, vuoi per vera pietà umana, urlerebbero che si tratta di uno sterminio di massa.
Un’evenienza che piace poco ai governanti europei e alla stessa Merkel che in merito al recente passaggio dei migranti oltre i confini ungheresi, per recarsi in Austria e Germania, tramite il portavoce del Governo tedesco, Georg Streiter, ha fatto sapere che si è trattato di un evento eccezionale dovuto alla situazione di emergenza.
L’alternativa dunque resta quella degli sbarchi in Italia, ovvero in Sicilia. Uno sforzo che verrà ricompensato sicuramente in termini economici come in passato, permettendo a mafie e politici di gestire i flussi migratori alla stessa stregua dei mercanti di uomini. “Mafia Capitale” docet!
A differenza del passato, alcuni paesi, Germania compresa, ospiteranno alcune migliaia di profughi.
Un atto di generosità verso il prossimo? No, ancora una volta Angela è meno angelo di quanto non possa sembrare, tant’è che ha dato l’ok, così come ha già anticipato pure l’Inghilterra, ad accogliere i siriani in fuga dall’ISIS.
Una scelta che di umanitario non ha nulla, visto che si tratta di migranti che normalmente appartengono alla media borghesia del proprio paese, conoscono l’inglese, sono in possesso di una cultura medio-alta e, come se non bastasse, rispetto gli altri sono anche i più ricchi.
Immigrati che possono facilmente integrarsi e rappresentare una risorsa per un paese che nei prossimi decenni avrà necessità di manodopera industriale.
Per esser certi che il flusso migratorio continui ad interessare l’Italia, evitando così la pressione sul fronte dei Balcani, è però necessario assicurare quelle facilitazioni che ad oggi sono state date ai trafficanti di carne umana.
A differenza degli scorsi anni infatti, si è ridotto il numero di pescherecci utilizzati dagli scafisti per raggiungere le coste siciliane. Sempre più spesso, i migranti arrivano sui gommoni. Arrivano? A dire il vero no, anche perché i gommoni che abbiamo visto non avrebbero carburante sufficiente per raggiungere le nostre coste. Ma raggiungere le nostre coste, grazie al servizio-taxi offerto dalle operazioni congiunte delle Marine dell’Ue al largo della Libia, non serve più.
È sufficiente un gommone che possa trasportare una settantina di persone a bordo – anche sei o sette gommoni costano meno di una di quelle carrette del mare con le quali arrivavano prima i migranti -, con una motorizzazione e una quantità di carburante tale da portarlo a qualche decina di miglia dalla costa libica e il gioco è fatto.
Dal telefono satellitare dato allo scopo ad uno dei migranti, parte la chiamata. Le nostre navi effettuano il salvataggio, portano i migranti in territorio italiano, dove si procederà, forse, al foto segnalamento e ad espletare le formalità di rito.
Dopo di che, i nuovi padroni degli “schiavi” (nel nostro caso la Signora Merkel) sceglieranno quelli che ritengono confacenti alle loro necessità, lasciando a noi il problema di gestire le situazioni più complicate e più a rischio.
Viktor Orban potrà riprendere il controllo della frontiera, i siriani potranno fuggire dall’ISIS (libici ed altri ovviamente no), politici e mafie italiane continueranno ad arricchirsi e i più stupidi continueranno a ringraziare la Merkel.
Povero Alan Kurdi, piccolo bimbo siriano, la tua morte non ha toccato il cuore di nessuno di questi signori, ma forse, alcune migliaia dei tuoi connazionali possono adesso sperare di diventare manodopera qualificata a basso costo…
Gian J. Morici