Ovvero la trattativa continua?
di Antonio Turri
Se avessero potuto farlo si sarebbero limitati a sciogliere per mafia un condominio qualsiasi del quartiere romano di Ostia o della Magliana, mandando a casa l’amministratore o il portiere. Siamo al ridicolo, le due relazioni predisposte dai commissari nominati e dal prefetto Gabrielli per certificare lo sfascio politico-mafioso di Roma Capitale sono state segretate e quello che è stato fatto trapelare annuncia una soluzione da repubblica delle banane. La mafia c’è da anni e corrompeva tutti o quasi. Molti della giunta Alemanno e di quella Marino escono macchiati indecorosamente. Non pochi consiglieri comunali ed assessori per essere eletti, tra cui l’ex e l’ attuale sindaco compreso, hanno usufruito dei “bonus” elettorali della premiata ditta Buzzi-Carminati. Nonostante quanto fin qui emerso si apprende che per il plenipotenziario del Governo Renzi inviato nella Capitale, prefetto Gabrielli, che inspiegabilmente avrebbe avuto il sigillo, non previsto dalla legge, del procuratore Giuseppe Pignatone, c’è discontinuità. La sola continuità sta quindi, nel fatto che i cittadini romani e trattandosi della Capitale gli italiani, vengono tenuti all’oscuro dei fatti e delle ruberie di quel sodalizio politica-mafia-mondo della cooperazione che va sotto il nome di Mafia Capitale. Se le cose restano cosi, se in particolare resterà secretata la relazione dei commissari che hanno visionato le “carte” e potuto constatare l’ammontare del danno economico e sociale provocato dai protagonisti palesi o restati occulti di quella che sarebbe stato meglio definire “Romafia totale”, è azzardato sostenere che ci troviamo innanzi ad una nuova trattativa Stato Mafia dai contorni ancora più inquietanti di quella palermitana negli anni delle stragi? Ancora una volta, non dimettendosi dopo tutto quanto avvenuto, Marino e il governatore della regione Lazio Zingaretti, si mette in soffitta la democrazia e si impedisce ai Cittadini di dare il loro giudizio attraverso libere elezioni che facciano pulizia del marcio che invade vie e quartieri di Roma e della Regione. Hanno paura del Movimento Cinque Stelle e della forza delle opposizioni e quindi tirano fuori dal cilindro, come degli apprendisti stregoni, un nuovo teorema: la mafia discontinua. Questo in un paese dilaniato e allo stremo proprio a causa delle mafie e di non poca politica collusa e corrotta. Paradossalmente, visto il finale, sarebbe stato meglio che l’indagine non fosse mai stata avviata perché si è visto il primo atto della commedia ma al secondo tempo il teatro ha chiuso i battenti e gli spettatori, i cittadini, sono stati invitati ad uscire dalla sala. La commedia si tiene ora a porte chiuse e gli attori recitano e si guardano tra loro. Molti si chiederanno: ma la relazione dei commissari è in linea o presenta difformità rispetto a quella che il Prefetto Gabrielli invierà al ministro Angelino Alfano? C’è una ragion di Stato per cui Marino deve restare mutilato nei poteri e nella compagine di coloro i quali condivisero dall’inizio questa sua triste avventura? La classe politica coinvolta in mafia capitale ha trattamento diverso rispetto ai comuni cittadini che si macchiano di reati oggettivamente meno gravi? Se il sindaco della città fosse stato un esponente di un diverso partito la vicenda di quello che si annuncia un mancato scioglimento per estensiva interpretazione dell’articolo 143 del testo unico degli enti locali, avrebbe preso la stessa direzione? Continuiamo a restare il paese dei Gattopardi dove nulla cambia? Ai posteri l’ardua sentenza, nel frattempo il senatore del Pd, Stefano Esposito, inviato da Renzi per salvare il salvabile nel partito di Tassone e di altri faccendieri coinvolti in mafia capitale, accusa di collusioni con la criminalità gli unici che da anni gridano la vergogna di un agire in simbiosi tra pezzi della politica, compresi i suoi, e le mafie. Esposito accusa coadiuvato da pochi ultimi fedeli combattenti della società a responsabilità illimitata, disinformazione, alcuni settori del Movimento Cinque Stelle e le uniche associazioni che da anni chiedevano che Tassone & co. andassero in galera. Tra queste è particolarmente accanito con “ I Cittadini Contro le mafie e la corruzione”, tra le poche a chiedere che Marino e Zingaretti abbiano il coraggio di dimettersi e che chi ha rubato denari pubblici vada a soggiornare per qualche tempo in quel di Regina Coeli, ad ammonimento di chi ancora crede che si faccia politica o informazione per rubare. Come a dire: mischiamo le acque sperando che con il torpore non si veda lo sporco e la voglia di restare a galla. Ma si sa, lo sporco e non solo vengono e restano a galla in bella, pardon, cattiva mostra.