CARACAS – Manifestazioni da parte degli studenti che protestano per la crisi economica, represse in maniera violenta dal governo. Due settimane di scontri che hanno provocato morti e feriti, prima che si arrivasse ad un possibile incontro tra le forze d’opposizione e il presidente venezuelano Nicolas Maduro.
Per Henrique Capriles,leader dell’opposizione, è necessario trovare delle soluzioni alla grave crisi che ha investito il paese.
Maduro, attuale presidente del Venezuela, nell’aprile scorso vinse le elezioni sullo sfidante Henrique Capriles, candidato dell’opposizione. Uno scarto minimo sul quale sin da subito nacque il sospetto di brogli elettorali e che portò Capriles a chiedere un nuovo conteggio delle schede.
“Crediamo di aver vinto le elezioni, ma anche il quartier generale dell’altro candidato ritiene di aver vinto le elezioni. Ogni individuo ha diritto ad avere conto del proprio voto”, sostenne Capriles.
E mentre la stampa, compresa quella italiana, decretava che “se c’è una sola certezza in Venezuela, è che non sono possibili brogli nel sistema di votazioni”, nel paese del neo-presidente Maduro nascevano le proteste da parte di una moltitudine di cittadini che si erano accorti di come molte migliaia di schede elettorali (già votate) venivano sottratte allo scrutinio, trasportate in campagna dai soldati e date alle fiamme.
Un’attività che, nel cancellare eventuali brogli, avrebbe impedito comunque il riconteggio delle schede elettorali, consacrando così la legittimità di un governo non eletto dal popolo ma dalle fiamme.
Nonostante un risultato elettorale tanto discutibile, Capriles, che sin da quando Maduro è stato eletto si è sempre dichiarato contro ogni forma di violenza, anche in questa circostanza ha voluto ribadire che se governo di Nicolas Maduro è un errore non si può uscire da quest’errore commettendone un altro.
No dunque alle risposte violente. Lo stesso Maduro, in risposta alle manifestazioni degli studenti ha esortato i suoi simpatizzanti a scendere in piazza a migliaia per esprimere il loro appoggio a una “soluzione pacifica dei conflitti, della pace e della vita”, e per denunciare le proteste dell’opposizione e degli studenti, definendole “golpismo fascista”.
Apparentemente le parole di Maduro appaiono come quelle di un presidente democratico che non vuole che il suo paese viva l’incubo di una guerra civile. Purtroppo, la realtà ben celata e ignorata dai media internazionali, è rappresentata dalle immagini e dai video che nonostante la censura alla stampa venezuelana e quella applicata ad internet da parte del governo militare di Maduro, vengono pubblicate sui social network e da parte di organi stampa che non si piegano ai voleri del regime. Immagini che mostrano quello che sembra diventato il nuovo sport nazionale da parte delle forze armate venezuelane e da uomini armati al servizio dell’attuale presidente: il tiro al manifestante!
Dinanzi ad immagini che mostrano uomini dal volto celato da passamontagna e appartenenti alle forze dell’ordine che sparano su ragazzi che stanno manifestando, è veramente difficile poter parlare di pace. Ipocrita parlare di scontri tra manifestanti e poliziotti, visto che il governo oltre avvalersi di bande armate – definite dall’opposizione come “bande di assassini stipendiati dal governo Maduro” – utilizza tiratori scelti appartenenti alle proprie forze armate per “abbattere” a colpi di carabina gli studenti che protestano lungo le vie cittadine.
La dura repressione messa in atto da Maduro ha già causato non poche vittime. Torture, violenze ed uccisioni che il regime Maduro cerca di celare, favorito dalla stampa interna che controlla con i suoi militari,ma anche dal silenzio della stampa estera che, salvo poche eccezioni, continua a pubblicare notizie di “scontri tra manifestanti e forze dell’ordine”, tacendo delle bande al servizio di Maduro e degli snipers appostati sui tetti delle case.
Di fronte al “golpismo fascista” di studenti che manifestano lungo le vie cittadine, la risposta del governo è stata quella della più dura repressione.
E continuano a chiamarla democrazia…
Gian J. Morici
Es una dictadura genocida!