Solo poco più di duecentomila voti il vantaggio di Nicolas Maduro – ex ministro degli Esteri indicato da l’ex presidente Hugo Chavez come suo successore alla presidenza del Venezuela – sul suo sfidante, Henrique Capriles, candidato dell’opposizione. Uno scarto minimo che ha portato Capriles a chiedere un nuovo conteggio delle schede, anche alla luce del sospetto che si possano essere verificati brogli elettorali. Secondo il Consiglio nazionale elettorale il risultato sarebbe irreversibile e pertanto il nuovo presidente sarebbe Maduro.
Capriles ha invitato i venezuelani a recarsi martedì nelle sedi del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) del paese per chiedere il riconteggio dei voti.
“Crediamo di aver vinto le elezioni, ma anche il quartier generale dell’altro candidato ritiene di aver vinto le elezioni. Ogni individuo ha diritto ad avere conto del proprio voto”, ha detto Capriles.
Il candidato dell’opposizione, ha invitato il CNE a sospendere la proclamazione del presidente eletto Nicolas Maduro.
Organi stampa italiani hanno già decretato che “se c’è una sola certezza in Venezuela, è che non sono possibili brogli nel sistema di votazioni. C’è una doppia identificazione degli elettori, prima con documento di identità e poi con impronta digitale. C’è una doppia certificazione del voto, prima emesso elettronicamente e poi inserito nell’urna attraverso uno scontrino cartaceo che certifica la votazione avvenuta. Impossibile votare più volte.” Purtroppo immagini e notizie che arrivano dal Venezuela mostrano una realtà ben diversa da quella che una certa stampa italiana accetta e propina ai suoi lettori in maniera acritica e forse anche un po’ faziosa.
Alle operazioni di voto – seppur forse regolari fino a un certo punto, visto che state monitorate da tre grandi gruppi di osservatori internazionali – hanno fatto seguito le proteste da parte di una moltitudine di cittadini che si sono accorti di come molte migliaia di schede elettorali (già votate) venivano sottratte allo scrutinio, trasportate in campagna dai soldati e date alle fiamme.
Un’elezione – quella di Nicolas Maduro – che farà certamente discutere e che, alla luce di quanto sta accadendo in queste ore in Venezuela, difficilmente potrà essere definita “democratica”.
Tranne che per “democrazia” non si vogliano far passare, oltre ai brogli elettorali, la repressione violenta delle proteste e l’isolamento delle comunicazioni e di internet.
Un anticipo della “democrazia militare” che potrebbe instaurare Diosdado Cabello, l’ex militare, presidente del Parlamento che su Twitter ha scritto: dobbiamo chiederci perché le classi popolari scelgono in parte di votare per i loro sfruttatori”.
Cabello, alleato e avversario interno di Maduro, potrebbe contare, oltre che sulla sua influenza, su molto denaro e su un numero considerevole di fedeli attualmente ai vertici delle forze armate.
Il rischio che i venezuelani stanno correndo è quello di un governo militare o, nella migliore delle ipotesi, quello di un governo illegittimo consacrato non dal risultato elettorale, ma dalle fiamme che tale risultato hanno bruciato.
Il tutto con buona pace dei finti benpensanti italiani che hanno già decretato la legittimità di un voto al profumo di benzina e della polvere da sparo dei militari.
Gian J. Morici
El candidato presidencial de la unidad, Henrique Capriles Radonski, convocó a los venezolanos a acudir este martes a las diferentes sedes del Consejo Nacional Electoral (CNE) en el país para exigir el reconteo de los votos. “El día de mañana (martes), de manera pacífica, con firmeza, valentía nos movilicemos a las oficinas del Consejo Nacional Electoral en cada uno de los estados del país para solicitar el conteo de voto a voto del pueblo venezolano”, aseveró.
El aspirante a Miraflores indicó además que el miércoles, con él al frente, los venezolanos acudirán a la sede del ente comicial para solicitar el conteo voto a voto de las pasadas elecciones.
“Nosotros creemos que ganamos las elecciones y el otro comando de campaña cree que también ganó las elecciones. Cada quien está en su derecho de contar sus votos”, acotó el candidato, quien recordó que ambas partes implicadas manifestaron estar de acuerdo con el conteo.
Capriles señaló que preparan todos los documentos legales y las impugnaciones necesarias. Dijo tener la convicción de que ganó el proceso electoral y reiteró que firmeza no es sinónimo de debilidad.
“El voto exterior, el cierre de la frontera, votos manchados. Cuando sumamos esto decimos que tenemos posibilidad cierta de que ganamos este proceso electoral; sin embargo, el Consejo Nacional Electoral (CNE) el día de ayer (domingo) le anunció al país un resultado muy cerrado, muy ajustado. Cuando sumamos todo, estamos hablando de 1%”, sentenció.
Capriles recordó que el comprobante debe coincidir con el proceso de votación y por eso pide que se haga el cruce de votos con el cuaderno de votación.
El candidato emplazó al CNE a suspender el acto de proclamación de Nicolás Maduro como presidente electo. “A las 2:00 p.m. le digo al CNE, señores del CNE, el día de ayer (domingo) ustedes tenían la gran oportunidad de resolver esta crisis política en el país. Si las partes están de acuerdo, ustedes deberían suspender el acto de proclamación y acordar con el país que se va a contar voto a voto para poder tener un ganador en el proceso electoral”, aseveró.