Come per Cosa Nostra siciliana, la mafia di Toronto aveva creato una struttura verticistica all’interno della quale ognuna delle sette famiglie di mafia della città, veniva rappresentata da un boss. Questo il quadro che emerge dalle inchieste sui clan canadesi, ai vertici della criminalità mondiale e padroni del narcotraffico grazie ad un “flusso continuo di cocaina” dall’Argentina. “Nella città di Toronto esistono sette famiglie mafiose – si legge in una nota ministeriale – i cui membri erano per lo più di origine calabrese. Ciascuno di questi sette nuclei familiari in Canada è attivo nel traffico di droga, estorsione (limitatamente ai membri della comunità italiana), gioco d’azzardo, realizzazione e commercializzazione di materiale contraffatto. Molti di loro hanno reinvestito il denaro ottenuto illegalmente in nuove imprese, compresi bar e ristoranti, non solo nel centro di Toronto, ma soprattutto a Woodbridge, che è il nuovo quartiere italiano “. 40 gli uomini di spicco dell’organizzazione, ad oggi individuati. Stando alle indagini, le famiglie canadesi, avrebbero “legami operativi” con l’Italia e alcuni soggetti sarebbero sospettati in una serie di crimini commessi in Italia, compresi l’omicidio, frode elettorale, corruzione, estorsione, furto, riciclaggio di denaro e favoreggiamento di latitanti. Secondo gli inquirenti, a capo delle sette famiglie canadesi, si troverebbero: • Vincenzo Tavernese, 44, di Thornhill; • Cosimo Figliomeni, 45 anni, di Vaughan; • Antonio Coluccio, 40 anni, di Richmond Hill; • Cosimo Commisso, di Toronto; • Angelino Figliomeni, 47 anni, di Woodbridge; • Vincenzo “Jimmy Demaria, 56 anni, di Mississauga; • Ruso Domenico, 65 anni, di Brampton. Secondo gli inquirenti, la ‘ndrangheta avrebbe eclissato Cosa Nostra, trasformandosi nella più potente e ricca organizzazione criminale dedita al traffico di stupefacenti. L’importanza delle famiglie del Canada è evidenziata nella relazione di 2.656 pagine firmata da sei magistrati di Reggio Calabria. Nella loro relazione, i pubblici ministeri italiani, scrivono inoltre, che i due principali centri di potere mafioso in Canada sono a Toronto e Montreal, con la ndrangheta calabrese dominante a Toronto e Cosa Nostra siciliana a Montreal. I due gruppi, tuttavia, spesso lavorano insieme, come nel caso italiano di Carmelo Bruzzese, 61 anni, di Siderno, che “aveva, in Canada, una vasta “famiglia”. Bruzzese, aveva “profondi legami” con Vito Rizzuto, il boss di Montreal (Nella foto, i funerali di Nick Rizzuto). Bruzzese ha trattato regolarmente con i vertici della famiglia Rizzuto a Montreal ed è stato un partner affidabile nella gestione di opere pubbliche in Italia. Quantomeno curiosa la dichiarazione rilasciata al National Post, da Cosimo Commisso, indicato come uno dei capomafia di Toronto: “L’Italia non è più una democrazia. Si tratta di uno stato di polizia come l’Iran”. Commisso, che in Canada è un uomo libero, ha chiesto: se esistono prove di reati, perchè non ci sono accuse qui? Non ho niente a che fare con l’esercizio di qualsiasi attività illegale. La polizia mi ha indagato negli ultimi 40 anni. Se fossi uno spacciatore di stupefacenti – o qualsiasi altra cosa – lo avrebbero saputo. È offensivo per me, che si possa pensare una cosa del genere. Ho un voluminoso fascicolo penale, ma ho fatto il mio tempo. Sono uscito – 21 anni fa – 1989. Ho fatto i miei 10 anni di libertà vigilata con successo. Da allora, ho cambiato vita. E poi, i magistrati italiani, non hanno neppure saputo fornire la mia data di nascita, né il mio indirizzo. Possono dire quello che vogliono. Io so chi sono e so cosa sono io e la mia famiglia. Io un boss? Io non sono nemmeno padrone di casa mia. Mia moglie è il capo della mia casa. Penso che il fatto di essere italiano faccia notizia”.
Gian J. Morici