Non solo la città è quella di Pirandello, ma anche tutta la fascia costiera.
Ogni anno, assistiamo al balletto delle informazioni sulla qualità delle acque di San Leone e puntualmente, mentre c’è chi afferma che il mare è inquinato e chi afferma l’esatto contrario, i turisti fuggono.
Gli agrigentini, hanno invece scoperto la passione per il safari fotografico e così, non potendo fare il bagno, si dedicano alla caccia grossa.
Il trofeo è sempre lo stesso. Schiuma, liquami puzzolenti, “rifiuti organici”.
Dopo l’analisi epidermica effettuata lo scorso anno dal sindaco Zambuto, che rassicurava la cittadinanza in merito alla pulizia delle acque, successivamente smentite dai fatti ai quali ha fatto seguito la fuga dei turisti, quest’anno è stato il turno dell’analisi papillo-gustativada parte del consigliere Arnone, con tanto di certificazione di purezza delle acque, smentita da Goletta Verde di Legambiente che ha sonoramente bocciato il lido sanleonino, inserendolo tra le 18 aree marine più inquinate della Sicilia.
Su Legambiente interviene l’Azienda sanitaria provinciale, stando alle cui analisi il mare di San Leone non è inquinato.
Secondo Salvatore Olivieri, responsabile della sanità in provincia di Agrigento, i livelli di inquinamento non sarebbero tali da spingere le autorità sanitarie a disporre un divieto di balneazione.
A questo punto, viste le analisi gustative di Arnone, supportate dalle analisi di laboratorio dell’Azienda sanitaria provinciale, non sarebbe il caso che il consigliere/ambientalista agrigentino citasse per i danni causati all’immagine della città la sua stessa associazione?
E mentre si dà degli imbecilli a chi ha opinione diversa in merito alla purezza delle acque, gli “stronzi” continuano a galleggiare nel mare di San Leone, per la felicità di chi riuscirà a fotografare l’esemplare più grosso, da mostrare agli amici al ritorno dalle vacanze.