I danni sofferti e le preoccupazioni per episodi che potrebbero tornare a verificarsi, in un articolo di Alida Amico scritto per Centonove durante i giorni della protesta degli autotrasportatori.
RIBERA – Giuseppe Pasciuta, presidente del Consorzio “Arance di Ribera Dop Riberella”, in questi giorni sta soffrendo anche lui. E si ritrova ad affidare all’ennesimo comunicato, il drammatico appello sottoscritto insieme ai colleghi del Distretto agrumicolo made in Sicilia. “Il governo nazionale e regionale facciano sospendere immediatamente i blocchi stradali!” è l’S.o.s. lanciato da questa fetta di Sicilia che produce le rinomate “bionde”. ”La situazione è drammatica – ammette Pasciuta – dopo oltre una settimana di blocchi stradali, la nostra agrumicoltura, nel pieno della campagna di raccolta e di commercializzazione, è ormai al collasso”. I centri di lavorazione delle cassette di arance col marchio Dop e le “Riberella”, sono ormai da giorni fermi. Produttori in ginocchio. Mentre tonnellate di agrumi pregiati della varietà Brasiliana e Washington Navel, pronti per la distribuzione, rischiano di andare al macero. Produttori agricoli nella disperazione e sull’orlo del fallimento. Operai senza salario. Ma anche contratti di fornitura con la grande distribuzione, che rischiano di andare in fumo per l’intera stagione. Il fosco bilancio agrumicolo – conseguente ai blocchi “selvaggi” della circolazione stradale da parte dei vari Forconi e camionisti nostrani – somiglia ad un tragico bollettino di guerra. Colpito l’export. Un colpo mortale per l’agrumicoltura riberese e siciliana più complessiva. “Anche perché il fermo ha riguardato nei giorni scorsi solo la Sicilia – rileva il presidente del Consorzio riberese Giuseppe Pasciuta – e la distribuzione, se non c’è il prodotto siciliano, trova quello spagnolo e marocchino o che viene da altre regioni. Tra l’altro, siamo in piena campagna agrumicola” annota. “Prima dei blocchi, quotidianamente partivano 30, 40 Tir carichi di arance: almeno 100 tonnellate al giorno di prodotto, non raggiungono più i supermercati. Possiamo essere solidali con la protesta di questi giorni – aggiunge il presidente del Consorzio riberese, che è anche un produttore di arance – rispettiamo tutte le ragioni, ma fino ad un cento punto: non si può bloccare l’economia dell’isola, mettendo in ginocchio la povera gente…” Danni incalcolabili. Al blocco siciliano, è subentrato anche quello nazionale. Ed il rischio, è di perdere anche la clientela. “La grande distribuzione non si fa scrupoli: se non sei in condizioni di garantire il prodotto, lo va a prendere altrove. Speriamo solo che tutto finisca quanto prima…” si augura il presidente del Consorzio. Dopo avere ottenuto il prestigioso marchio europeo della D.O.P.(denominazione di origine protetta), le “bionde” di Ribera (in passato, garantite sui mercati con il marchio Igp “Riberella”), avevano imboccato la strada giusta. Nonostante la brutta annata – con la stagione estiva e poi quella autunnale con scirocco e poche piogge – abbia ridotto la pezzatura dei frutti ( creando grossi danni, soprattutto per le Rosse catanesi), nel territorio riberese la situazione era ancora ben messa, prima dei blocchi stradali. “Abbiamo cominciato con le Naveline a novembre, raggiungendo quasi tutta la grande distribuzione nazionale” sostiene il presidente del Consorzio Pasciuta. Le arance da Ldl. “La novità di quest’anno, dopo la importante certificazione Dop, che ha creato interesse sui mercati ed una maggiore visibilità con la trasmissione Linea Verde – aggiunge Pasciuta – è stata la new entry Ldl. Che da metà dicembre sta commercializzando le nostre arance Dop, nei 500 punti vendita in tutta Italia, insieme ad una dozzina di altri prodotti di qualità”. Un motivo di soddisfazione – per i 120 associati sotto il “marchio” della Dop ed il Consorzio di tutela ( che rappresenta l’85% della produzione agrumicola del comprensorio) – l’acquisizione di nuovi sbocchi sul mercato. Boom vendite online. Molte aziende, stanno sperimentando positivamente anche il commercio elettronico. “Un ragazzo, con la sua piccola produzione di arance, organizzandosi in maniera molto artigianale con la vendita online – racconta Giuseppe Pasciuta – l’anno scorso ha fatturando 25 mila euro. Abbiamo altre aziende, anche con grossi numeri, che ormai fatturano il 20% online”. Quest’anno, i produttori riberesi sognavano di fare i grandi numeri, dopo avere ottenuto il marchio Dop. A metterli Ko, è però sopraggiunto ”bisonte selvaggio”. Marketing regionale. Ai primi di febbraio, dovrebbe partire la promozione per le arance siciliane – la “bionda” Dop di Ribera e la “Rossa” Igp di Catania – ad iniziativa della Regione, che costerà qualche milione di euro. “Auspicherei che l’anno prossimo, la campagna pubblicitaria sui mass media – sostiene Pasciuta – si avviasse ad inizio della raccolta agrumicola, ai primi di dicembre, per accompagnare i nostri prodotti sui mercati. Sarebbe per noi un grosso aiuto, non chiediamo altro… “ Ma il “modello” a cui Giuseppe Pasciuta, non da ora si inspira per le arance riberesi Dop e “Riberella”, è analogo a quello della “Melinda” del Trentino. Melinda da imitare. “E’ quella l’organizzazione vincente!” va ripetendo ai produttori riberesi. “Oggi il Consorzio, si limita a regolare il traffico – spiega Pasciuta – ma a vendere i prodotti sul mercato sono i produttori. Possiamo essere bravi a promuovere, ma se in mille vendono arance, ognuno farà il suo prezzo. Ci vorrebbe, invece – ne è convinto – un accordo tra tutti i produttori: con regole certe e scritte. Melinda, è costituita da 16 cooperative, in un territorio come il nostro di 5 mila ettari e con 3 mila produttori – sostiene Pasciuta – che non sono autorizzati a vendere le arance al di fuori del “circuito Melinda”. Ma hanno delegato a farlo, una sola persona: c’è un consorzio commerciale, con un consiglio di amministrazione ed un amministratore delegato, che rappresenta tutti, ed ha lui solo il compito di piazzare al meglio il prodotto”.
In Sicilia, l’arancia Dop di Ribera, è l’unica a vantare il prestigioso marchio europeo. I produttori che vi aderiscono, si sottopongono ad un rigoroso disciplinare. Insieme al Dop, le arance riberesi detengono anche il marchio Igp “Riberella”. L’ambito “marchio”, i produttori del centro agrigentino, l’hanno accarezzato per 11 anni. Ed è arrivato un anno fa: nel febbraio del 2011 (con la pubblicazione del riconoscimento nella Gazzetta ufficiale europea). Il marchio Dop, riguarda 6 mila ettari di agrumeti, ricadenti in 14 Comuni dell’agrigentino: oltre a Ribera, Burgio, Caltabellotta, Calamonaci, Cattolica Eraclea, Cianciana, Lucca Sicula, Menfi, Montallegro, Sciacca,Villafranca Sicula, nonché Chiusa Sclafani nel palermitano. Nel territorio riberese, operano 16 centri di raccolta – per la pulitura del prodotto, la selezione e l’incassettamento – che garantiscono anche le forniture delle arance alla grande distribuzione. Le “bionde” di Ribera – sia con il marchio Dop che con l’Igp “Riberella” – si trovano negli scaffali dei grandi super mercati, solo da Roma in su: sono molto apprezzate soprattutto in Lombardia e nel Nord Europa (Germania, Austria, Svizzera, Paesi Bassi).Anche se una parte (non certificata) di agrumi, arriva sui mercati della Sicilia occidentale (a Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Trapani). Sulla pianta, le arance riberesi vengono vendute a 35 centesimi al Kg. Mentre nella Sicilia orientale, imperversa il Tarocco, il Moro e la Sanguinella. Che abbracciano 55 mila ettari spalmati su 3 province: Catania, Siracusa e parte dell’ennese. A Catania, le aziende che vendono con l’Igp, sono però un’esigua minoranza: appena il 5% della produzione. Il restante 95% del prodotto agrumicolo, viene venduto sui mercati a circa 10 centesimi al chilo (sulla pianta). ALIDA AMICO