(Sicilia-Agrigento)
Naro – Ho iniziato il mio impegno sociale e politico per il nuovo anno promuovendo l’ennesima campagna di sensibilizzazione per salvare il vecchio Duomo di Naro nella condivisione del risultato di una ricerca effettuata dalla Sorbona che
“Un euro investito in cultura ne genera 10 per turismo, servizi e commercio”.
Una battaglia che conduco da tempo per impedire che la rovina del Duomo avanzi, per restituire alla fruizione un monumento del XII secolo che – insieme al Castello Chiaramontano – rappresenta la metafora di comunicazione della città.
Tuttavia, non mi sentirei a posto con la coscienza se questa legittima attenzione al simbolo culturale per eccellenza della mia città dovesse fare velo alla necessità di recuperare la chiesa del Santissimo Salvatore, che si trova in totale stato di abbandono, chiusa al pubblico e che continua a subire infiltrazioni d’acqua che ne indeboliscono la struttura.
La chiesa costruita nel 1398 insieme all’annesso convento delle benedettine, oggi non più esistente, rimaneggiata nel 1530 e completamente rinnovata nel periodo barocco rappresenta non solo un monumento di grande pregio storico ma è un vero e proprio scrigno di tesori che insistono al suo interno.
L’operazione di recupero, che considero un vero salvataggio, potrebbe realizzarsi tramite il Fondo Edifici di Culto, il cui fine istituzionale è costituito dalla conservazione e dalla valorizzazione delle chiese di proprietà, attraverso il quale il ministero dell’Interno ha acquisito un patrimonio costituito da oltre settecento chiese nonché conventi, caserme, un castello, centinaia di unità immobiliari, fondi rustici, cascine, boschi e selve, diffusi su tutto il territorio nazionale.
Intendo sposare questa causa nella consapevolezza che restituire alla fruizione un monumento come la chiesa del SS Salvatore significa valorizzazione una parte importante del patrimonio culturale della città che può diventare parte integrante delle politiche locali di promozione del territorio.