Una giornata di guerriglia, che ha visto da una parte i manifestanti dei No Tav e dall’altra le forze dell’ordine chiamate ad impedire la protesta dei cittadini valligiani contrari alla realizzazione del progetto.
La giornata inizia con una manifestazione pacifica e con uno schieramento di forze militari, che ben altri scenari di guerra potrebbero ricordare.
È la guerra dello Stato, contro la popolazione, per imporre con l’uso della forza la propria volontà e realizzare un progetto molto discusso e che è già oggetto di numerose inchieste giudiziarie.
Una guerra, alla quale – secondo quanto riportato dalla stampa – come da copione partecipano gruppi esterni ai manifestanti, che danno l’assalto al cantiere con una fitta sassaiola. Si cominciano a contare i feriti. Un operaio, carabinieri, poliziotti, finanzieri, manifestanti.
Alla fine della giornata, in totale sono oltre 200, ma, secondo il movimento No Tav, solo tra i manifestanti si conterebbero 223 tra feriti, contusi o intossicati dai lacrimogeni.
Finita la guerriglia, è il momento delle polemiche.
La colpa è dei manifestanti! No, è delle forze dell’ordine che hanno sparato lacrimogeni ad altezza d’uomo! La classe politica compatta, condanna le violenze. Dal centrodestra al centrosinistra, si levano i cori di condanna, le accuse, gli inviti alle forze dello Stato a vigilare e intervenire ancora con la massima fermezza.
Le dichiarazioni di politici che affermano che In Val di Susa gli eroi sono i poliziotti e gli operai – peccato che poi i primi non vengano considerati tali quando indagano sul loro conto -, mentre lo stesso non può dirsi per i manifestanti, a prescindere dal fatto che siano quelli che tirano le pietre
Le dichiarazioni di Beppe Grillo – criticate all’unanimità -, secondo il quale gli eroi sono i manifestanti che si sono messi contro quella che ha definito “la più grande truffa del secolo”. Grillo ha anche accusato le forze dell’ordine di avere usato gas lacrimogeni che sono proibiti, armi da guerra cancerogene (lacrimogeni al CS” – orto-clorobenziliden-malononitrile) che rientrano tra le cosiddette “armi chimiche.
Senza entrare nel merito degli “eroismi” della giornata, non si può fare a meno comunque dall’effettuare alcune considerazioni.
Perché i cittadini non vogliono la Tav?
Una sintesi abbastanza chiara, è quella pubblicata sulla pagina di Virgilio Go Green (clicca qui), nella quale si legge:
“L’opera in questione ha da sempre creato notevoli perplessità, non ultimo l’ingente impatto ambientale che deriverebbe dalla sua realizzazione: RFI, Rete Ferroviaria Italiana, e LTF, Lyon Turin Ferroviarie, sono le due società incaricate di realizzare l’imponente tratta infrastrutturale ad alta velocità Torino – Lione.
C’è un dettaglio, in particolare, che molti esperti ripetono da anni, senza essere dovutamente ascoltati: se l’alta velocità è indicata come la soluzione al continuo traffico autostradale dell’area interessata, una maggiore attenzione andrebbe posta alle modalità attraverso le quali quest’opera andrebbe a sostituirsi alle strade tradizionali.
Come? Mediante gallerie, per esser precisi tre: una, internazionale, di 54 Km, una di 12 Km e la terza di 23 Km. Proprio le gallerie destinate a diminuire il congestionamento andrebbero a causare, secondo alcuni studi, danni rilevanti alla salute dei cittadini: le montagne interessate degli scavi sarebbero colme di amianto e uranio; sostanze che, una volta iniziati i lavori, andrebbero a disperdersi nell’atmosfera.
Esiste uno studio, commissionato dalla stessa società incaricata di costruire la parte italiana della nuova linea ferroviaria, la RFI, e svolto dall’Università di Siena, che chiaramente riferisce la presenza di fibra di amianto nei tratti interessati dai lavori infrastrutturali.
Ad esporsi in prima linea è poi lo specialista oncologo Edoardo Gays, dell’Ospedale San Luigi di Orbassano, che in un comunicato ufficiale sottoscritto da oltre 100 medici professionisti, già nel 2004 descriveva la pericolosità dell’amianto presente nelle montagne che verrebbero attraversate dalle gallerie: «da detto studio si conferma la presenza di amianto in varietà e forme diverse nell’ammasso roccioso presente lungo il percorso progettato per il potenziamento della linea ferroviaria Bussoleno – Torino nell’ambito del cosidetto “treno ad alta capacità – velocità”, parte del cosidetto “corridoio 5”. Per la realizzazione delle gallerie previste per oltre 23 chilometri, il volume dei materiali contenenti amianto da scavare prima, movimentare poi e infine stoccare è stato stimato in oltre un milione di metri cubi (1.152.000), volumi peraltro passibili di aumenti anche significativi».
«La possibilità che si verifichino condizioni di rischio sanitario – aggiunge l’esperto – è assolutamente rilevante per quanto riguarda le attività di scavo e di movimento terra; ciò con tutti i problemi di tutela della salute dei lavoratori addetti a tali compiti. Analoghe preoccupazioni riguardano però anche le popolazioni della bassa Val di Susa a causa della dispersione di fibre di amianto nell’aria, nei terreni e nelle acque del territorio».
Concludiamo con la riflessione finale del Dott. Edoardo Gays: «si ricorda che l’esposizione all’amianto, anche non legato ad attività lavorativa, correla con gravi patologie, tra cui il Mesotelioma malattia tumorale maligna a prognosi infausta in tempi assai brevi: dal momento della diagnosi di mesotelioma al decesso del paziente il tempo che intercorre è di 275 giorni (dato statistico sec. European Journal of Cancer, febbraio 2003), quali che siano le terapie instaurate. Si espone quanto sopra come contributo alla conoscenza del problema di impatto ambientale legati alle opere in fase di progettazione e al relativo rischio amianto».”
Isolati i violenti – che siano black bloc o infiltrati, così come alcuni sostengono -, il problema che si pone è un altro.
Può uno Stato democratico imporre con l’uso della forza la realizzazione di un progetto che, stando agli studi effettuati, rappresenta una grave rischio per le popolazioni locali?
Se eroici non sono i manifestanti, si possono definire “eroici” tutti quei politici che mantenendo comode le proprie chiappe su poltrone pagate dai cittadini, mandano 1000 agenti a reprimere una protesta?
Forse, i primi ad interrogarsi, dovrebbero essere proprio coloro ai quali viene impartito l’ordine di difendere un’ingiustizia, contraria a principi sanciti dalla Costituzione – quale il diritto alla salute – e che vengono esposti ad atti di violenza che finiscono con il giustificare l’uso della forza, senza che nessun politico sia stato esposto agli stessi rischi.
Quanta responsabilità c’è da parte di questi ultimi, nell’avere schierato un esercito contro la popolazione civile e negli episodi di violenza verificatisi?
Quello che è certo, che questa sera, oltre 200 persone, tra agenti e manifestanti, si leccheranno le proprie ferite, mentre leader di partito; parlamentari mai eletti dal popolo ma nominati d’ufficio da segretari di partito; figure istituzionale e affaristi d’ogni sorta, staranno comodamente cenando con le proprie famiglie – o escort? – lontani da tafferugli, botte, sassaiole e gas lacrimogeni.
Se non c’è eroismo, in compenso c’è la vigliaccheria di chi ci rappresenta. Senza distinzione di colore politico…
Gian J. Morici