
L’annunciata audizione del pool di magistrati di Caltanissetta, titolari delle indagini sulle stragi del 1992, dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia, fissata a ridosso dell’anniversario di Via D’Amelio, solleva non poche perplessità. Nonostante l’attesa per “le novità che riguardano le ultime vicende legate alle indagini”, è chiaro che i magistrati si troveranno in una posizione estremamente delicata, vincolati dal segreto investigativo.
Il procuratore Salvatore De Luca, il procuratore aggiunto Pasquale Pacifico e i sostituti Nadia Caruso, Claudia Pasciuti, Davide Spina difficilmente potranno svelare dettagli significativi sulle ultime acquisizioni investigative. Tra queste figurano il ritrovamento dei brogliacci delle intercettazioni, gli interrogatori agli ex componenti del pool antimafia di Palermo e le perquisizioni nelle abitazioni della vedova e dei figli dell’ex procuratore capo di Caltanissetta Giovanni Tinebra, indiziato di affiliazione a una loggia massonica segreta. Come sottolineato dal procuratore aggiunto Pacifico, accertare se chi dirigeva le indagini sulle stragi del ’92 fosse iscritto a una loggia massonica “è un dato di una certa importanza”, ma rimane parte di un’indagine in corso.
Cosa potranno dunque aggiungere gli auditi rispetto le dichiarazioni generiche già rilasciate in passato sul proseguimento delle indagini in diverse direzioni?
Le preoccupazioni non riguardano solo il rispetto del segreto investigativo. Il giurista Giovanni Fiandaca, entrando nel merito delle competenze della Commissione, ha espresso critiche severe, definendo l’attività della Commissione parlamentare guidata da Chiara Colosimo “uno strumento di confusa sovrapposizione rispetto al lavoro della magistratura”. Per Fiandaca, la Commissione sta “svolgendo indagini su Via D’Amelio che spettano ai pm”, snaturando la sua vera funzione, che dovrebbe essere quella di investigare il fenomeno mafioso in senso generale, valutare l’adeguatezza delle leggi e suggerire miglioramenti, criticando inoltre un presunto allineamento tra la procura di Caltanissetta e la Commissione Antimafia, “con entrambe le parti che sembrano convergere sulla tesi del ruolo centrale delle indagini sugli appalti per spiegare la strage di Via D’Amelio.
Questo, secondo il giurista, porta a una sovrapposizione di “due verità aprioristiche”: da un lato la tesi degli appalti, sostenuta dal centrodestra e dalla procura di Caltanissetta, dall’altro il “mito della Trattativa”, riproposto da alcuni magistrati e forze politiche di centrosinistra. Una situazione che Fiandaca definisce “interazione perversa” e che lo porta a chiedersi il perché del silenzio del Consiglio Superiore della Magistratura e del Ministro della Giustizia.
Possiamo dare quasi per scontato che buona parte dell’audizione verrà secretata. Una secretazione probabilmente non tanto dovuta a rivelazioni che potrebbero violare il segreto investigativo – proprio perché i magistrati non potranno scendere nel dettaglio delle indagini in corso riferendone ai membri della Commissione, soggetti politici, tra i quali non manca chi ha interesse a conoscere lo stato delle indagini – quanto piuttosto a tenere dritta la barra sulla direzione palesemente intrapresa nel volere avvalorare una unica tesi in merito al movente delle stragi, che vede la sola responsabilità della mafia, scartando aprioristicamente ogni cointeressenza proveniente dall’esterno. Una sorta di salvaguardia formale per evitare imbarazzi e mantenere un’apparenza di controllo sull’informazione.
Ma allora, a cosa serve la convocazione del pool stragi, se non a un battage mediatico, poiché gli auditi non potranno rispondere in merito alle domande palesemente già annunciate e dovranno attenersi a quanto già trapelato attraverso gli organi stampa? L’utilità di un’audizione che – per sua stessa natura -sarà limitata e vincolata al segreto investigativo, appare dubbia, soprattutto se l’obiettivo è ottenere informazioni che non possono essere divulgate.
Nonostante queste premesse, è lecito attendersi che, per alcuni organi di stampa e gruppi sui social favorevoli alla tesi dell’indagine mafia-appalti come unico movente delle stragi, questa audizione rappresenterà il cavallo di battaglia mediatico per avvalorare le loro teorie, indipendentemente dlle risposte che potranno essere fornite, utilizzando più i silenzi – rigorosamente segretati – che le parole di chi non avrà potuto dare risposte concrete a domande inerenti sviluppi di indagini nn ancora concluse.
Gian J. Morici
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