
Rapporto MSF “Disumani”: Tortura elemento strutturale della rotta migratoria del Mediterraneo
60% degli episodi di tortura subiti dai pazienti MSF sono avvenuti in Libia, 36,5% in 9 paesi considerati sicuri dall’Italia
25 giugno 2025 – Sono soprattutto uomini, con un’età media di 25 anni. Poco più della metà delle torture documentate sono avvenute in Libia, mentre un terzo in 9 paesi considerati sicuri dall’Italia. Quanto alle donne, l’80% delle pazienti ha subito uno o più episodi di violenza sessuale. Complessivamente, il 67% presenta sintomi da stress post-traumatico e soprattutto solo il 22% ha ottenuto lo status di rifugiato, nonostante le torture subite.
Sono i dati dei pazienti sopravvissuti a tortura assistiti a Palermo dal team di Medici Senza Frontiere (MSF) in collaborazione con l’l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Paolo Giaccone”, il Dipartimento PROMISE, la CLEDU (Clinica Legale per i Diritti Umani) e l’Università degli Studi di Palermo, pubblicati oggi nel rapporto internazionale “Disumani” (PDF), in occasione della Giornata mondiale in supporto delle vittime di tortura. Il rapporto racconta le conseguenze devastanti di queste violenze sulla vita di migliaia di persone in mancanza di vie legali e sicure per la ricerca di protezione, che dimostrano la necessità di percorsi e servizi integrati di cura e impongono maggiore attenzione, responsabilità e risposte adeguate da parte dei paesi di accoglienza, a partire dall’Italia.
“Forme di violenza estrema, tra cui la tortura, sono un elemento strutturale e diffuso lungo la rotta migratoria mediterranea” afferma Elisa Galli, responsabile del progetto di MSF a Palermo. “Lasciano cicatrici profonde e durature che vanno trattate con un percorso di cure che permette la ricostruzione della propria identità e di ritrovare fiducia negli altri e speranza nel futuro. Un supporto specialistico adeguato è essenziale affinché la vita di queste persone possa ricominciare, a partire dalla loro salute”.
Il rapporto sarà presentato durante il convegno “Tortura: Universalmente vietata, universalmente praticata” che si terrà il 26 giugno presso l’Università di Palermo, dove esperti e rappresentanti delle istituzioni e di realtà territoriali analizzeranno il fenomeno della tortura sotto il profilo giuridico, medico, psicologico e sociale, confrontandosi su strategie e modelli di presa in carico di persone sopravvissute a violenza intenzionale e tortura (programma completo).
Durante il convegno sarà presentato il progetto multimediale della fotografa Valentina Tamborra “Restano i fiori – L’identità che sopravvive alla tortura” che comprende foto, video e testimonianze di alcuni pazienti del progetto di Palermo.
Tra i pazienti MSF: 60% delle torture avvenute in Libia, in aumento gli episodi in Tunisia e Algeria, 1 caso su 3 avvenuto in 9 paesi considerati sicuri dall’Italia
Tra gennaio 2023 e febbraio 2025, 160 persone sono state prese in carico dal progetto di Palermo dedicato a sopravvissuti a tortura. Le persone assistite provengono da 20 diversi paesi, tra cui la maggior parte da Bangladesh, Gambia e Costa d’Avorio. L’età media è di 25 anni e il 75% sono uomini.
Il 60% degli episodi di torture e trattamenti degradanti riportati dai pazienti sono avvenuti in Libia – un dato che conferma quanto la violenza sia sistematica nel paese – e il 36,5% degli episodi sono avvenuti in 9 paesi inseriti nella lista di paesi designati come sicuri dal Governo italiano e dalla Commissione Europea ai fini del rimpatrio: Algeria, Bangladesh, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Ghana, Marocco, Tunisia e Senegal. Alcuni pazienti (2%) hanno riportato di aver subito torture anche nei paesi di arrivo, tra cui l’Italia. Nel 60,3% dei casi riportati, i responsabili della tortura sono i trafficanti, e nel 29% dei casi sono ufficiali delle forze dell’ordine.
Rispetto al 2023, nel 2024 si registra un aumento dei casi di tortura avvenuti in Tunisia e Algeria tra le persone assistite da MSF, con un aumento rispettivo dall’11% al 24% e dal 3% al 15%.
Violenze sessuali e di genere sono comuni lungo il percorso migratorio, specialmente per le donne: l’80% delle pazienti riferisce di aver subito uno o più episodi di violenza sessuale e il 70% ha subito violenza di genere nel paese di origine. Gli uomini non sono esclusi: alcuni pazienti hanno raccontato di aver subito torture che includevano violenza sessuale o di essere stati costretti ad assistere allo stupro della propria moglie o sorella.
“Mia moglie ed io siamo dovuti scappare dal Camerun, suo padre l’ha violentata e perseguitata da quando era piccola. In Libia siamo stati rapiti e venduti ai trafficanti. Mi hanno costretto a lavorare per loro e quando ho provato a ribellarmi, a fuggire, mi hanno torturato: non mi davano da bere né da mangiare, mi hanno picchiato, frustato. Mi hanno costretto a prendere dei vetri rotti e a stringerli tra le mani” ha raccontato un paziente ai team di MSF. “Ma la cosa peggiore che hanno fatto è stata violentare mia moglie davanti a me, poi l’hanno costretta a prostituirsi. Mi hanno torturato ogni volta che ho provato a ribellarmi. Mi dicevano che l’avrebbero uccisa se non obbedivo”.
Gli effetti della tortura: conseguenze fisiche e psicologiche. Stress post-traumatico nel 67% dei casi
Torture e maltrattamenti – come percosse, frustate, bruciature, rimozione delle unghie, folgorazioni, soffocamento – possono avere effetti molteplici e profondi a livello fisico, psicologico, culturale e sociale.
Il dolore cronico rappresenta una conseguenza comune tra le persone sopravvissute, considerando la brutalità fisica di molte pratiche di tortura che in alcuni casi vengono inflitte in modo ripetuto. Oltre alle conseguenze fisiche, che comprendono sintomi muscoloscheletrici (15%), all’apparato digerente (12%), neurologici (9%), oculistici (6%) e ginecologici (6%), la tortura lascia anche profonde cicatrici persistenti e debilitanti in termini di salute mentale, che tendono a influenzare tutti gli aspetti della vita della persona. Il 67% delle persone assistite presenta stress post-traumatico, con depressione e disturbi dell’ansia, il 3% dei pazienti ha manifestato pensieri suicidari.
“Lavoriamo con i pazienti per fare in modo che i flashback e i pensieri intrusivi si trasformino in ricordi piuttosto che in esperienze ritraumatizzanti” dichiara Carmela Virga, psicologa di MSF a Palermo. “Il percorso terapeutico parte dalla creazione di una relazione di fiducia, uno spazio sicuro in cui il paziente possa sentirsi nuovamente un essere umano libero di scegliere e decidere per sé stesso, spezzando le dinamiche di potere esercitate dai responsabili delle torture”.
Vulnerabilità giuridica delle persone sopravvissute a tortura: solo il 22% ha ottenuto status di rifugiato
Nonostante le persone assistite dal progetto siano sopravvissute a torture e trattamenti inumani e degradanti, solo il 22% di coloro di cui è stato riportato lo status giuridico al momento dell’ammissione e della dimissione dal progetto è titolare dello status di rifugiato e il 5% di protezione sussidiaria. Il resto dei pazienti non solo deve affrontare le conseguenze fisiche e psicologiche della tortura, ma si ritrova anche in una condizione di vulnerabilità e precarietà dal punto di vista giuridico, che aggrava la loro condizione di incertezza e instabilità sociale ed economica.
Un quadro estremamente preoccupante della gestione emergenziale e deumanizzante del sistema di accoglienza italiano, aggravato da normative sempre più restrittive e limitanti in materia di migrazione e riconoscimento della protezione internazionale.
Le richieste di MSF: necessarie risposte istituzionali adeguate
Alla luce delle evidenze emerse dal rapporto, che mostrano gli effetti debilitanti della tortura sull’individuo, MSF sollecita risposte istituzionali adeguate ai bisogni di cura e assistenza delle persone migranti sopravvissute a tortura, nel rispetto degli obblighi che l’Italia ha nei loro confronti.
Pertanto, MSF chiede che:
- L’Italia si conformi pienamente agli obblighi sanciti dalla Convenzione contro la tortura (1984), in particolare all’articolo 14, che riconosce alle vittime il diritto alla riabilitazione più completa possibile, assicurando un adeguamento efficace del sistema di accoglienza e dei servizi sociosanitari dedicati.
- Le Linee guida per la programmazione degli interventi di assistenza e riabilitazione adottate dal Ministero della Salute nel 2017 vengano rigorosamente attuate su tutto il territorio nazionale, superando disomogeneità e carenze esistenti, per consentire alle persone sopravvissute a tortura di accedere realmente a un supporto adeguato ai loro bisogni, in conformità con gli obblighi dell’Italia verso il diritto internazionale.
- Vengano superate le barriere istituzionali e le politiche migratorie restrittive, ripristinando e potenziando un sistema di accoglienza e assistenza inclusivo e ben strutturato, capace di assicurare una tempestiva identificazione delle vulnerabilità, un’effettiva presa in carico e riabilitazione delle persone sopravvissute a tortura.
- Siano sostenuti e garantiti percorsi di accesso sicuri, evitando che le persone siano costrette a transitare attraverso paesi o territori in cui sono notoriamente esposte a pratiche di tortura e violenze.
Il progetto di Palermo per persone migranti sopravvissute a violenza intenzionale e tortura
A Palermo, Medici Senza Frontiere (MSF), l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Paolo Giaccone”, l’Università degli Studi di Palermo, il Dipartimento PROMISE e la Clinica Legale per i Diritti Umani (CLEDU) gestiscono un servizio specialistico per la presa in carico di persone migranti e rifugiate sopravvissute a violenza intenzionale e tortura. Un progetto nato alla fine del 2020 che propone un modello di cura basato su équipe interdisciplinari composte da medici, psicologi, operatori sociali, mediatori interculturali e altri specialisti per dare una risposta coordinata, integrata e personalizzata ai bisogni dei pazienti. Da gennaio 2021 ad oggi sono stati presi in carico circa 320 pazienti.
ReSST, la Rete Italiana per il Supporto alle Persone Sopravvissute a Tortura
MSF, in collaborazione con Caritas, Ciac, Kasbah, Medici Contro la Tortura, MEDU, NAGA e SaMiFo ASLRoma 1, ha dato vita a dicembre 2024 alla Rete Italiana per il Supporto alle Persone Sopravvissute a Tortura (ReSST). Tra i suoi obiettivi, quelli di informare e sensibilizzare sulla tortura e le sue conseguenze, migliorare la disponibilità e la qualità dei servizi per la riabilitazione delle persone sopravvissute a tortura, promuovere attività di ricerca scientifica, formazione e aggiornamento professionale. La ReSSt ha presentato oggi il Primo Report annuale 2024. Per maggiori informazioni: https://controlatortura.it/