Proseguirà l’11 febbraio il processo iniziato la scorsa settimana a Caltanissetta a carico degli ex generali dei carabinieri in pensione Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni, accusati del reato di depistaggio per avere ostacolato . le indagini della Procura a riscontro delle dichiarazioni del pentito Pietro Riggio.
Entrambi gli ex ufficiali – per anni in forza alla Dia – secondo il pm Pasquale Pacifico non avrebbero dato il giusto peso alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Pietro Riggio che avrebbero potuto portare alla cattura dell’allora boss latitante Bernardo Provenzano.
In passato autore anche di dichiarazioni controverse, Riggio – ex agente della polizia penitenziaria poi arrestato – da anni ha narrato di legami tra mafia, istituzioni e apparati dello Stato, narrando anche del coinvolgimento di servizi segreti stranieri nelle stragi compiute da Cosa Nostra.
Secondo la ricostruzione del collaboratore di giustizia – che con i carabinieri aveva instaurato un rapporto confidenziale collaborando con la Dia – tali fatti li avrebbe appresi dall’ex poliziotto Giovanni Peluso, ora imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nel corso delle propalazioni rese ha anche raccontato di un presunto progetto di attentato all’ex giudice del pool antimafia Leonardo Guarnotta, all’epoca presidente della Corte che giudicava Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa.
Secondo l’accusa Pellegrini e Tersigni non avrebbero approfondito le sue dichiarazioni.
Una vicenda già al centro di attenzioni da parte della Procura generale di Palermo per la mancanza di documentazione di un periodo durante il quale Riggio collaborava con la Dia.
Nel corso del processo verranno sentiti diversi testi eccellenti, dall’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone a Pietro Grasso ex procuratore nazionale antimafia all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, oltre a diversi ex ufficiali della Dia di Caltanissetta e ex carabinieri del Ros.
Riggio, che verrà risentito l’11 febbraio, nel corso del processo Capaci bis aveva riferito del coinvolgimento di un ex poliziotto nella strage di Capaci, fatto del quale non avrebbe detto in precedenza perché – a suo dire – avendo avuto modo di conoscere il sistema dal suo interno se ne avesse parlato prima sarebbe stato un uomo morto.