Mentre un governo fa acqua da tutte le parti il paese guarda sotto le lenzuola.
Una storia all’italiana con un grande precursore dei tempi che portò ‘Colpo grosso’- la trasmissione televisiva prodotta da Fininvest – dalla tv al Parlamento.
Se il Sexgate americano che vide coinvolti Monica Lewinsky e Bill Clinton influenzò la presidenza di quest’ultimo il quale subì un procedimento giudiziario per le accuse di spergiuro, ammettendo infine di avere avuto una “relazione fisica impropria” con la stagista, i Sexgate all’italiana non influenzano nulla, e se anche finiscono nelle aule giudiziarie, come nel caso di Silvio Berlusconi, non aprono mai il sipario sui veri problemi che certi personaggi possono rappresentare per la credibilità e la sicurezza del paese.
La pietosa scena del ministro Gennaro Sangiuliano andata in onda al Tg1, avrebbe dovuto suscitare indignazione per l’uso privato che è stato fatto del servizio pubblico.
Scuse e lacrimucce – quelle del ministro – che avrebbe fatto bene a riservare in privato alla moglie e ai tanti ai quali ha fatto fare la figura di cavalier serventi.
Un compendio di menzogne demolite colpo su colpo da Maria Rosaria Boccia – la donna coinvolta nello scandalo – sul suo account Instagram con la pubblicazione di video e documenti.
Una storia di letto come tante, se non fosse per l’assoluta mancanza di controlli che ha però permesso alla Boccia – indicata dall’ufficio stampa del ministro come “una che si vuole accreditare” – di effettuare anche video all’interno del dicastero.
E si era accreditata così tanto bene che il G7 della Cultura si terrà a Pompei, la cittadina campana di cui Boccia – definita dal giornalista Paolo Mieli “pompeiana esperta” – è originaria.
A parte i problemi di chi non sa tener su la patta dei pantaloni, rimangono quelli della sicurezza, nonostante il ministro abbia dichiarato che nessun documento sensibile è arrivato alla Boccia, precisando alla premier Meloni che lui è una persona perbene che non ha fatto nulla di sbagliato e non ha infranto le regole.
Non c’è più neppure il senso del ridicolo.
“Mi chiedo – ha continuato il ministro con Giorgia Meloni – come si faccia a chiedere le mie dimissioni per questa vicenda costruita sul gossip quando ci sono altri ministri o membri del governo che hanno situazioni molto più complicate della mia”.
Un’affermazione grave per la quale sarebbe doveroso che il ministro Gennaro Sangiuliano spiegasse cosa intende dire.
Mentre la Boccia sul suo profilo Instagram pubblica ogni giorno nuovi documenti che sembrano provare che era davvero avvenuta la sua nomina al ministero della Cultura come consulente per gli eventi – e che era coinvolta profondamente nelle attività istituzionali del dicastero stesso – bisogna dare atto che ha ragione il ministro quando afferma che la gestione della sicurezza non spetta al ministero della Cultura, ma a quello dell’Interno.
Se è sufficiente che un ometto non sappia tener su la patta dei pantaloni per far sì che chiunque possa entrare e filmare all’interno delle stanze del ministero, sperando che non ci sia altro, c’è da chiedersi i nostri tanto decantati servizi di sicurezza quale sicurezza siano in grado di garantire, visto che la Boccia non è certo una novella Mata Hari.
In altri paesi, i servizi di sicurezza si intrufolano tra le lenzuola di presidenti e ministri prima che lo faccia la stampa, e non si tratta certo di una questione di pruderie.
Difficile da far comprendere agli italiani che in questo momento si soffermano alla consegna delle chiavi della città di Pompei – dall’alto significato simbolico sul quale non si manca di ironizzare – al Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, per gli altissimi meriti civili e culturali conseguiti nella guida del Ministero della Cultura per aver indicato Pompei quale modello di intervento sul patrimonio culturale, individuandola come storia di rinascita e di riscatto e per aver posto l’area archeologica di Pompei all’attenzione nazionale e internazionale.
Grazie al ministro, sicuramente la città di Pompei farà ancor più parlare di sé anche sulla stampa internazionale.
E i servizi?
Stendiamo un velo pietoso e lasciamo all’immaginazione di chi legge quale genere di attività possano svolgere per conto dei vari governi dai quali di volta in volta dipendono.
Gian J. Morici