La composizione dei collaboratori domestici per nazionalità evidenzia una forte prevalenza di lavoratori stranieri che nel 2022 risultano essere il 69,5% del totale.
Il 35,4% proviene dall’Europa dell’Est
02 ottobre 2023 – Il 3 ottobre ricorre la Giornata dell’Accoglienza istituita, fra l’altro, per promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà sui temi dell’immigrazione. L’attenzione del governo per i flussi migratori ha portato alla determinazione di una quota triennale di 452 mila ingressi per motivi di lavoro subordinato, stagionale e non, e lavoro autonomo per stranieri residenti all’estero: 136 mila nel 2023, 151 mila nel 2024 165 mila nel 2025. A colf e badanti è riservata una quota triennale di 28.500 ingressi (9.500 per ciascun anno).
“La riapertura del decreto flussi all’ingresso di assistenti familiari, con una quota già prestabilita per il prossimo triennio, rappresenta un passo avanti importante. In Italia la necessità di queste figure è un fenomeno in continua crescita. Per venire incontro alle esigenze delle famiglie italiane ne servirebbero circa 20.000 all’anno – chiarisce l’avv. Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione (Associazione nazionale datori di lavoro domestico)”.
Nello specifico, la composizione dei collaboratori domestici per nazionalità evidenzia una forte prevalenza di lavoratori stranieri che nel 2022* risultano essere il 69,5% del totale.
Secondo una rielaborazione dei dati dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale da parte di Nuova Collaborazione, nel 2022 al Nord i collaboratori domestici stranieri erano 347.760, (a Milano 85.950) al centro 183.577 (a Roma 91.233) al Sud e nelle isole 90.379(a Napoli sono 19.706, a Palermo 7.411)
Con riferimento alla distribuzione regionale per nazionalità, nel 2022 si osserva che la regione con il maggior numero di lavoratori domestici stranieri è la Lombardia (il 22,6% del totale), a seguire il Lazio (15,9%) e l’Emilia-Romagna (10,1%).
Rispetto alla zona di provenienza, nel 2022 l’Europa dell’Est continua ad essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici con 316.817 lavoratori, pari al 35,4% del totale, seguiti dai 272.583 lavoratori di cittadinanza italiana (30,5%), dai lavoratori del Sud America (7,8%) e dell’Asia Orientale (6,8%).
Nel 2022 il numero di badanti, rispetto all’anno precedente, registra un decremento pari a -5,6%, che interessa tutte le zone di provenienza; la diminuzione più elevata riguarda i lavoratori provenienti dall’America del Nord (-20,8%). Il decremento registrato non è tuttavia indice di una minore richiesta da parte delle famiglie in quanto si tratta di una contrazione determinata da un ritorno del lavoro sommerso. Pertanto, nonostante la riduzione registrata, rimane comunque alta la richiesta di badanti da parte delle famiglie: “Il comparto del lavoro domestico – prosegue il presidente Savia – è stato sempre escluso da politiche e interventi strutturati e continuativi nel tempo. Ma dobbiamo pensare che invece badanti, colf e babysitter, rappresentano una leva di welfare fondamentale per il nostro Paese. Considerato l’elevato tasso di denatalità e l’aumento della popolazione anziana, le famiglie si ritrovano da sole a dover svolgere attività di caregiver nei confronti dei bambini piccoli o dei familiari non autosufficienti. Come associazione datoriale, facciamo appello alle Istituzioni affinché includano non solo flussi migratori continuativi e annuali, con quote riservate ai lavoratori domestici, ma anche la deducibilità totale del lavoro domestico per tutte le famiglie che decidono di assumere regolarmente un assistente familiare”.
*Fonte: Dati Inps