Nonostante l’apparente indifferenza in merito all’attribuzione della grafia dei pizzini inviati dall’allora latitante a diversi soggetti – tra i quali l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino che nei primi anni del 2000, nel corso di un’operazione condotta col Sisde di Mario Mori, intrattenne contatti epistolari con Matteo Messina Denaro –, ancora una volta è una testata giornalistica a puntare l’attenzione sugli scritti che se attribuiti all’ex primula rossa castelvetranese potrebbero essere d’aiuto per ricostruire i trent’anni di latitanza del boss stragista.
La corrispondenza tra Vaccarino con lo pseudonimo di Svetonio e Matteo Messina Denaro con quello di Alessio, grazie al tritacarne mediatico ha permesso di infangare l’operazione avviata all’epoca dal Sisde, dando luogo a teorie complottiste che avrebbero voluto uomini del servizio segreto italiano coinvolti in una strana storia di pizzini scritti da chi non si sa chi né perché.
Ad alimentare le teorie complottiste spostando l’attenzione dal pericoloso latitante a un fantomatico carabiniere 007, un anonimo ospite di Report – la trasmissione di Rai3 – intervistato il 24 maggio 2021 da Paolo Mondani.
Mentre la tv di Stato si dilettava a intervistare anonimi intervistati di spalle, poche serie testate giornalistiche hanno posto attenzione alla vicenda dei pizzini provando a capire chi ne fosse l’autore, ovvero se fossero attribuibili all’allora latitante o a un fantomatico amanuense.
Lo abbiamo fatto su La Valle Dei Templi – rivolgendoci anche a una criminalista per una rapida valutazione -, lo ha fatto Egidio Morici su Tp24, lo ha fatto Damiano Aliprandi su Il Dubbio, scrivendo dell’esposto presentato dalla vedova di Vaccarino – a seguito della perizia di 237 pagine redatta dalla criminalista Katia Sartori, esperta in scienze forensi – e successivamente archiviato dalla Procura di Palermo.
Dell’aspetto della grafia di alcuni scritti si è interessata la giornalista Sandra Figliuolo, il cui articolo, pubblicato ieri da PalermoToday, mette in evidenza come sui documenti delll’immobile di via San Giovanni a Campobello, affittato nel 2007 all’alter ego del boss, Andrea Bonafede, “dal 31 gennaio 2016 mutano sia la firma che la “n”, che somiglia moltissimo a quella del mafioso come emerge nei suoi pizzini”.
“Viveva lì già da allora?” – si chiede la giornalista.
Una domanda che anche a seguito della perizia della criminalista Sartori allegata all’esposto – che ricordiamo essere stato archiviato – presentato dalla vedova di Vaccarino, devono obbligatoriamente porsi anche gli inquirenti.
“E’ un tema sul quale la Procura sta facendo degli accertamenti – scrive la giornalista Figliuolo –, anche se finora non è stata disposta una perizia grafologica sui documenti. Alcune differenze sono comunque evidenti anche a chi non ha particolari competenze nel settore. Nelle ricevute inoltre si rileva una divergenza significativa fra le “g” minuscole e molto particolari scritte fino al 2016 da Bonafede e tutte quelle successive: è addirittura impossibile fare un confronto perché da quella data in poi la “g” compare sempre e solo in maiuscolo”.
Per dovere di cronaca, va detto che l’articolo di PalermoToday ha suscitato la reazione di ServizioPubblico che ha lamentato come la notizia fosse stata copiata dal loro sito.
La giornalista di PalermoToday fa notare differenze evidenti anche a chi non ha particolari competenze nel settore, esattamente come, anziché le differenze, saltavano subito all’occhio anche di un profano le analogie di alcuni caratteri grafici riscontrabili tra gli scritti dell’allora latitante ai Lo Piccolo e quelli inviati a Vaccarino.
Analogie delle quali non si accorse la grafologa Contessini, che incaricata a suo tempo dalla procura escluse che i pizzini firmati Alessio (Matteo Messina Denaro) inviati a Svetonio (Antonio Vaccarino) fossero opera grafica del boss castelvetranese.
Un errore sul quale vennero costruiti teoremi complottisti atti solo a screditare il Vaccarino e il Sisde, diretto all’ora dal generale Mario Mori.
Di errore che invece non si può attribuire all’anonimo imbroglione (ci querelerà?) intervistato da Report, il quale artatamente ha dichiarato delle falsità idonee a spostare l’attenzione dal latitante in direzione di ignoti.
Perché lo ha fatto?
Visto che la Procura di Palermo ha archiviato l’esposto presentato dalla moglie di Vaccarino, possiamo solo sperare che l’imbroglione (e forse anche peggio) presenti formale querela, in modo da essere escusso e spiegare le ragioni delle sue fandonie, e magari fare il nome di chi potrebbe averlo “imbeccato”.
Al posto dei giornalisti di Report, caduti con troppa leggerezza in un madornale errore (o trappola?), cercheremmo le risposte a queste domande, chiedendo al nostro “anonimo” intervistato.
Per dovere di cronaca, va evidenziato come la “n” riscontrata dalla giornalista Sandra Figliuolo sulle ricevute d’affitto del covo di Matteo Messina Denaro, è la stessa “n” rinvenuta dalla criminalista Katia Sartori sui pizzini scritti dall’allora latitante, e menzionata nella sua perizia.
Spetterà ora alla procura competente disporre una perizia grafologica sui documenti rinvenuti e su quelli del passato, idonei a ricostruire tutti questi anni di latitanza di Matteo Messina Denaro, facendo luce sul perché venne affossata l’operazione Alessio-Svetonio, e perché ancora oggi, come nel caso del cialtrone intervistato da Report, c’è chi cerca di alzare una cortina fumogena perché non si arrivi alla verità.
Gian J. Morici