Proseguiamo l’intervista con Angelo Vaccaro Notte, fratello di Vincenzo (ucciso il 3 novembre del 1999) e Salvatore (ucciso il 5 febbraio del 2000), morti per mano della mafia ma – a dire di Angelo – anche per colpa di chi non ha saputo impedirlo e di chi la mafia non la vedeva.
La volta precedente abbiamo parlato dell’azienda- senza licenza ne altre autorizzazioni – in concorrenza con quella di suo fratello
- Esatto, un’attività condotta con il tacito assenso delle istituzioni locali e dell’amministrazione comunale. Ma avveniva anche di peggio. Mi riferisco ad appalti locali ai quali spesso partecipavano ditte da fuori che vincevano le gare. Dopo aver vinto la gara d’appalto, queste ditte venivano minacciate per abbandonare i lavori. C’è stato chi si è ritrovato i finestrini dei mezzi rotti con cartucce dentro l’abitacolo per fargli capire che erano pronti a sparargli…
Non mancarono neppure gli attentati incendiari e altre forme intimidatorie. Le minacce avvennero nei confronti di ditte di San Biagio, di Cammarata, di Favara, di Acireale e di altri comuni che adesso non ricordo. Tutti quelli che vincevano una gara d’appalto, nell’arco di 15-20 giorni sparivano… non lavoravano più…
Abbandonati i lavori, chi li proseguiva?
- Gli appartenenti- o comunque coloro i quali erano vicini – a quella che io ho definito la “cosca dei pidocchi”. Gente che non aveva neanche i mezzi per iniziare i lavori, ma che grazie alle intimidazioni, e all’amministrazione comunale collusa, divenne economicamente sempre più forte…
L’organo appaltante non verificava che le aziende che subentravano alle ditte che avevano vinto l’appalto, possedevano i mezzi e la possibilità economica per effettuare lavori?
- Assolutamente no. Si trattava prevalentemente di appalti comunali. Si è assistito per anni al condizionamento clientelare e mafioso, senza che nessuno mai si premurasse di segnalare ciò che accadeva. Ma questo non deve stupire, visto che chi amministrava il paese si faceva spesso vedere in giro con questi personaggi… anche soggetti coinvolti negli omicidi dei miei fratelli… La gente aveva paura persino nel muovere delle critiche. Da consigliere di opposizione, all’epoca, più volte criticai l’operato dell’amministrazione… La verità era sotto gli occhi di tutti, ma nessuno parlava… Del resto dietro questi pidocchi c’erano i Fragapane di Santa Elisabetta… Non dimentichiamo che Salvatore Fragapane fu capo mandamento di “Cosa nostra” agrigentina… Quando le ditte che avevano vinto l’appalto si ritiravano, il compito di portare a termine i lavori veniva affidato alla ditta Vaccaro (Salvatore Giuseppe Vaccaro subito dopo l’arresto confessò l’omicidio dei Vaccaro Notte e divenne collaboratore di giustizia- ndr), Di Raimondo e Iacono (in alcuni appalti i Vella di Raffadali).
Chi subiva gli atti intimidatori, denunciava l’accaduto?
- Quelli che subirono gli attentati incendiari presentarono le denunce, ma non potendo essere circostanziate, la certezza su chi fossero gli autori la si ebbe soltanto dopo l’arresto di questi soggetti che confessarono tra le altre cose anche gli attentati e le minacce in danno di chi voleva lavorare nel territorio di Sant’Angelo Muxaro. Quando scattò il blitz della cosiddetta operazione Sikania, si parlò ampiamente di appalti truccati e di appalti pilotati, oltre che di traffico di droga, minacce e omicidi…
L’amministrazione comunale, nell’ambito di queste indagini, rimase mai coinvolta?
- Sarebbe sufficiente andare a vedere quello che apparve sulla stampa all’epoca, per rendersi conto di come l’amministrazione fosse coinvolta nell’assegnazione degli appalti. Poi invece l’attenzione venne incentrata prevalentemente sui grandi traffici e i tanti omicidi commessi dalla famiglia Fragapane, unitamente alla “feccia locale”, finendo forse con il trascurare le vicende relative agli appalti affidati a chi non aveva neppure i mezzi per eseguire i lavori. Ritengo che un’indagine in tal senso avrebbe portato anche ad altri arresti… Quello che non mi spiego, è come mai l’amministrazione comunale non venne sciolta – così come accaduto invece in altri casi – visto che non mancavano neppure le parentele tra amministratori e uomini appartenenti a quella “feccia locale” aggregata a “Cosa nostra”. Sia il sindaco che il vicesindaco avevano parentele con questi soggetti. A Sant’Angelo Muxaro tutti sapevano – e sanno – chi fossero Vaccaro, Di Raimondo e Alfano… e tutti sapevano dei rapporti di parentela con chi amministrava… Nonostante quello che accadeva in paese, non ho mai dimenticato la risposta del sindaco a un giornalista a proposito dei funerali dei miei fratelli, quando affermò che non riteneva necessario proclamare il lutto cittadino a seguito dell’uccisione di Vincenzo e Salvatore, sostenendo inoltre che a Sant’Angelo non c’era mafia, e che la mafia c’era solo dove c’era business… Beh, il business a Sant’Angelo Muxaro c’era… C’era quello della ditta totalmente abusiva e concorrente a quella di mio fratello – motivo per il quale i miei fratelli vennero barbaramente uccisi -, così come c’era quello degli appalti vinti da ditte di fuori, che finivano nelle mani della “cosca dei pidocchi” a seguito di minacce e attentati… Nessuno vedeva niente? Strano, Sant’Angelo Muxaro non è New York… a Sant’Angelo tutti si conoscono… specie chi questi soggetti li annovera tra le proprie parentele… Ha ragione l’allora sindaco a dire che la mafia c’è dove c’è il business… e a Sant’Angelo il business c’era… ma forse lui non lo vedeva… Poteva il sindaco non accorgersi che le aziende che venivano da fuori dopo un po’ sparivano e al loro posto i lavori li proseguiva la “cosca dei pidocchi”? Che fine hanno fatto le indagini sugli appalti regolarmente affidati alla “feccia locale”? Forse sarebbe il caso di ripartire da lì per capire come funziona la mafia… Del resto, come diceva il giudice Giovanni Falcone, segui i soldi e troverai la mafia…
Angelo Vaccaro Notte continua a vivere da sepolto vivo. Un uomo che ha perso due fratelli, il proprio nome (è costretto a vivere fuori dalla Sicilia sotto falso nome), le attività personali e di famiglia. Una cosa gli è rimasta, la volontà di andare avanti fino in fondo per fare chiarezza su quelle che ritiene le collusioni tra mafia, istituzioni e politica.
Con lui torneremo presto a parlare dei tanti dubbi che lo assillano, di ciò che si poteva fare per impedire l’uccisione dei suoi fratelli e non è stato fatto, delle responsabilità, quantomeno morali, di chi, forse sottovalutando la gravità delle minacce denunciate dai fratelli Vaccaro Notte, un anno prima degli omicidi, non seppe far nulla per evitare che tutto ciò accadesse.
Ma solo di questo si tratta?
Con la prossima intervista sarà Angelo Vaccaro Notte a raccontarci di tante anomalie che potrebbero vedere coinvolti anche uomini delle istituzioni.
Gian J. Morici