Scenderanno in piazza il prossimo 27 maggio a Roma in piazza in piazza Santi Apostoli perché si sentono “offesi, umiliati, maltrattati e privati della dignità”. Sono i poliziotti in pensione che assieme a loro colleghi o ex colleghi disabili a causa di incidenti avvenuti sul lavoro, si sentono discriminati dall’Inps rispetto i loro colleghi carabinieri, poiché “ai poliziotti viene applicata un’aliquota pensionistica del 2,33 per cento contro quella del 2,44 delle altre forze dell’ordine: migliaia di euro in meno per pensionati considerati di serie B. Per l’Inps gli agenti della polizia di Stato sarebbero impiegati civili o meglio una polizia privata”, così come vengono considerati anche gli agenti della penitenziaria.
Alla base della discriminazione – come si legge nella nota diffusa dall’associazione nazionale pensionati ‘Roberto Antiochia’ – “la smilitarizzazione della polizia, per cui nessuna indennità va per chi lavora in un ente a quanto pare considerato privato”.
“Una discriminazione inammissibile – prosegue il presidente dell’associazione – perché la polizia di Stato non è civile, come sostiene l’Inps, ma è un corpo a ordinamento civile, militarmente organizzato a statuto speciale che ha in dotazione armi da guerra”. “Lottiamo per una pensione dignitosa e uffici dedicati al personale in pensione, soprattutto per i nostri feriti vittime del dovere. Uniamo – conclude la nota – le nostre voci per una previdenza solida e giusta per tutti”.
Sono queste le ragioni per le quali – oltre ad organizzare la manifestazione del 27 maggio – sia l’Associazione Nazionale Pensionati della Polizia di Stato “R. ANTIOCHIA” che l’Associazione Pari Opportunità Italiana APOIDEI – DISABILITA’ed INCLUSIONE si sono rivolte al Presidente della Repubblica, Onorevole Sergio Mattarella, e al Presidente del Consiglio, Onorevole Giorgia Meloni, con la seguente lettera aperta:
“Illustrissimo Presidente della Repubblica, Onorevole Sergio Mattarella ed Egregio Presidente del Consiglio, Onorevole Giorgia Meloni, con profondo rammarico ma anche con grande speranza, in qualità di Presidente della neo costituita Associazione Nazionale Pensionati della Polizia di Stato “R. Antiochia”, Vi scrivo questa lettera per portare alla Vostra attenzione quella che ritengo una «discriminazione inammissibile» nei confronti degli uomini e delle donne della Polizia di Stato.
Infatti, sembrerebbe che gli agenti della Polizia di Stato varrebbero meno dei loro colleghi delle altre forze di polizia.
“Esserci sempre”, è il motto della Polizia, un motto che coglie pienamente la vocazione della Polizia di Stato a essere interprete, con logiche di prossimità, dei compiti affidati dalla Repubblica al Corpo, a garanzia della tutela delle libertà dei cittadini.
Ogni anno, nella ricorrenza della Festa della Polizia, le SS.VV. nel rendere omaggio al sacrificio di quanti operano quotidianamente e alla memoria di chi ha pagato con la vita la funzione di garanzia di rispetto della legge e di sicurezza della società, esprimono alle donne e agli uomini della Polizia, e alle rispettive famiglie, la riconoscenza e la vicinanza della Repubblica».
Oltre al personale che ha sacrificato la propria vita nel nome del giuramento prestato, ha continuato a gravare nei confronti della Polizia di Stato, dopo il processo di smilitarizzazione, anche quello del personale ferito in servizio – migliaia di uomini e donne – alcuni dei quali, per la gravità dei traumi subiti, hanno riportato infermità permanente invalidanti.
Il fenomeno del personale della Polizia di Stato ferito in attività di servizio – di difficile quantificazione – è comunque ricorrentemente evidenziato da tutte le organizzazioni sindacali della
Polizia di Stato, sia presso sedi Istituzionali, sia con dichiarazione agli organi di informazione. Da alcune, di dette dichiarazioni, si rileva che ogni 4 ore un appartenente alla Polizia di Stato, a seguito di aggressioni subite, rimane ferito; oltre 2.000 agenti feriti ogni anno.
Tra i feriti della Polizia di Stato che hanno riportato invalidità permanenti, si ricordano, per tutti:
L’Agente Vincenzo Ammirata, il 3 maggio 1979, un commando di almeno 13 uomini delle brigate rosse, attaccò la sede del comitato regionale per il LAZIO della DC a Roma in piazza Nicosia. Il gruppo di fuoco, guidato da Piccioni, intervenne contro una pattuglia della polizia del 1° Distretto (DELTA 19). Vincenzo rimase gravemente ferito, gli altri due colleghi Antonio Mea, morì sul colpo, mentre l’agente Pierino Ollanu morì il 10 maggio successivo per le gravi ferite riportate.
Il Sovrintendente Nicola Barbato, in servizio presso la squadra mobile di Napoli, rimase gravemente ferito, in data 25 settembre 2015, da un colpo di pistola sparato da un estorsore, mentre era in servizio anti racket nel quartiere Fuorigrotta di Napoli.
Entrambi, promossi al grado superiore e insigniti della “medaglia d’oro al Valor Civile”, per le gravi lesioni subite all’addome, alla testa e alla schiena; Nicola ora è costretto ad una sedia a rotelle.
L’asserita non equiparazione da parte dell’INPS degli appartenenti alla Polizia di Stato ai militari non trova riscontro nel dato normativo. Ciononostante, come prevede la legge di bilancio n. 234 del dicembre 2021, al personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile, in possesso, alla data del 31 dicembre 1995, di un’anzianità contributiva inferiore a 18 anni, effettivamente maturati, si applica, in relazione alla specificità riconosciuta ai sensi dell’art. 19 della legge 4 novembre 2010, n. 183, l’art. 54 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1092, ai fini del calcolo della quota retributiva della pensione da liquidare con il sistema misto, con applicazione del 2,44% per ogni anno utile.
Con la circolare n. 44 del 28 marzo 2022 L’INPS riconosce gli arretrati quinquennali a tutte le Forze di Polizia ad ordinamento militare e con la successiva circolare n. 68 estende l’anzidetto provvedimento anche ai Vigili del Fuoco. La Polizia di Stato esclusa.
Inoltre, sempre al personale della Polizia di Stato, non viene riconosciuto il Moltiplicatore previsto dall’art. 3 D.lgs. 165/97 legge Dini. Infatti, tale personale è escluso dal beneficio del c.d. “moltiplicatore”, prima di aver compiuto i 60 anni, consentito, invece, al personale militare. In origine l’istituto del “moltiplicatore”, fu creato per il personale delle forze di polizia a status civile, per compensare in qualche modo il beneficio dell’istituto “dell’ausiliaria” per i militari, e, per cercare di ridurre l’enorme divario, in termini economici, venutosi a creare nel passaggio (legge Dini 335/95, riforma pensionistica) tra il sistema di calcolo retributivo e quello contributivo.
L’Inps con nota del 26 Aprile 2018, precisa che il DLgs 94/ 2017 Art. 10 comma 2, ha modificato e operato nel contempo, un’estensione dell’Art. 3 comma 7 del D.Lgs. 30 Aprile 1997 n°165, applicando anche al personale delle FF.AA. (Marina, Esercito, Aeronautica, precedentemente escluso) l’istituto del “moltiplicatore”, in alternativa al collocamento in “ausiliaria”.
Quello che più duole, in quanto crea una disparità abnorme di trattamento che non ha ragione di esistere, è, nel riconoscere al solo personale militare, lapossibilità di accedere al collocamento in “ausiliaria” (o beneficiare del “moltiplicatore”, dipende dall’opzione esercitata) ben 5 anni, prima del limite ordinamentale fissato per legge.
Insomma, i poliziotti per avere lo stesso beneficio (mediamente dalle 180 alle 220 euro in più mensili), devono lavorare 5 anni in più, e, attendere il 60esimo anno di età, prima di vedersi applicare il “moltiplicatore”.
Ed ancora per quanto concerne il ruolo direttivo, i posti a disposizione, che nelle altre FF.OO. e FF.AA. sono stati banditi, mentre nella Polizia di Stato, sono stati volutamente messi, a disposizione di concorsi pubblici esterni, per l’accesso alla carriera del ruolo di funzionari ordinari, fino a quando l’art. 1 c. 261 L. 266/2005, ha sospeso, unicamente per gli appartenenti alla Polizia di Stato, l’applicazione dell’art. 24 DLGS 334/2000, stabilendo, di far fronte alle esigenze di carattere funzionale, mediante l’affidamento agli Ispettori Superiori – sostituto Ufficiale di PS “Sostituto Commissario”, delle funzioni di cui all’art. 31, quater c. 6 DPR 335/1982, (vice dirigente di Ufficio di unità organiche); per contro, in tutti quanti gli altri corpi di Polizia (CC, GdF, Corpo Forestale e Vigili del Fuoco) il ruolo direttivo speciale è stato istituito ed attuato tempestivamente.
A tal fine si riporta, di seguito, un grafico che rappresenta visivamente il danno patito dal ruolo Ispettori della P.di S., rispetto ai gradi equiparati delle altre FF.OO.
Nel 2020 con la sentenza n. 21, a conclusione di un lungo percorso giuridico che aveva l’obiettivo di ottenere giustizia, la Corte Costituzionale, in modo beffardo, pur riconoscendo il danno patito, non intendeva fornire alcun ristoro e così si esprimeva, “la retrodatazione dell’inquadramento, lungi dal costituire, l’unica modalità ipotizzabile, per ovviare al pregiudizio patito dal personale interessato, dalla norma censurata, costituisca soluzione altamente creativa e non costituzionalmente imposta”.
In sostanza la Corte riconosceva di fatto l’esistenza di un pregiudizio, ma volutamente, non forniva alcuna indicazione per sanarlo.
Ma, soprattutto il Dipartimento di Polizia, obbligato da una sentenza del Consiglio di Stato a bandire i concorsi per il prefato, ruolo, direttivo speciale, reintroduceva, con un chiaro intento peggiorativo, il ruolo di Vice commissario, ormai da molti anni soppresso.
Inoltre, a maggior pregiudizio, non può non rilevarsi la creatività del dipartimento che nell’arco temporale, durante il quale i concorsi per il ruolo direttivo speciale, avrebbero dovuto essere banditi, ha scelto di introdurre nuove qualifiche nell’ambito del ruolo ispettori, disegnando una illusoria progressione in carriera che di fatto ha paralizzato il personale che faceva parte di quel ruolo da 17 anni.
Il vero paradosso, è, che pur avendo restaurato, il ruolo ormai non più esistente del Vice Commissario, in quanto previsto dall’ ex ruolo direttivo speciale, la progressione in carriera veniva volutamente bloccata, al ruolo di commissario capo, mentre, nel vecchio ruolo direttivo, era prevista una progressione che, arrivava fino a Vice Questore Aggiunto, con l’ulteriore penalizzazione del parametro stipendiale, che, dal 148 (Sostituto Commissario) scendeva a 136 (Vice Commissario), per poi tornare a 148 da Commissario e raggiungere il parametro 150,50, da Commissario Capo. Peraltro, considerata l’età avanzata del personale interessato dal riordino, il beneficio economico del parametro apicale, effimero, rispetto a quello da Sostituto Commissario, anche in ragione della brevità della permanenza, non si tradurrà nemmeno in benefici previdenziali. A margine di quanto esposto, appare quindi, come minimo ristoro, la possibilità per i 1500 ispettori transitati con il riordino del 2017, nel ruolo direttivo, di poter essere inquadrati immediatamente nel ruolo di Vice Questore Aggiunto, con retrodatazione anche per i colleghi già in quiescenza.
Per ultimo, ma non meno importante, con una circolare del 9 dicembre 2020, si richiedeva l’istituzione al Ministero dell’Interno, l’istituzione di un “ Polo Unico Previdenziale “, per la Polizia di Stato con nota del 15/01/202,1 il Ministero rispondeva: – La stessa direzione centrale ha evidenziato che, nelle more della costituzione di un sistema centralizzato di gestione delle posizioni pensionistiche e previdenziali, sono stati intrapresi contatti con l’ INPS per un puntuale monitoraggio dei pensionamenti del personale, al fine di evitare eventuali criticità nei pagamenti della prestazione.
Anche in questo caso l’INPS ha disatteso gli accordi presi con il Ministero.
Questo appello ad un Vostro autorevole intervento per la tutela di un diritto costituzionale che è diventato espressione del grande disagio che attraversa buona parte dei pensionati della Polizia di Stato.