ROMA – «Il sistema creato era come una piramide. Alla base ci sono i punti scommesse, più ampio è il loro numero, più larga risulta la base della piramide. Finora abbiamo sequestrato 38 agenzie di scommesse in 5 province della Sicilia ma andiamo ancora avanti, l’operazione è un punto di partenza. L’organizzazione criminale si stava per evolvere ad un livello superiore attraverso alleanze con altri operatori dislocati all’estero, con l’obiettivo di occupare altre parti del territorio siciliano. L’incarico che hanno ora gli investigatori è quello di monitorare i flussi di denaro a monte – vale a dire le rimesse dai punti vendita al master Antonio Padovani, sempre rigorosamente in contanti – e a valle, dal master stesso ai clan. La funzione di questi ultimi era fondamentale, visto che garantivano il controllo e la sicurezza delle attività sul territorio». Lo ha detto ad Agipronews il generale della Gdf Nicola Altiero, vicedirettore della Direzione Investigativa Antimafia, commentando l’operazione “Apate” di questa mattina a Catania. Il sistema dei siti “mordi e fuggi” – raccontato da Agipronews in diverse inchieste – sembra ormai quello più in voga tra le organizzazioni criminali, conferma Altiero. «I siti erano completamente sconosciuti allo Stato, la server room era dislocata a Catania ma le giocate poi venivano convogliate verso Romania e Malta, verso società intestatarie di licenze straniere. Le puntate erano completamente anonime, senza apertura di conti gioco e omettendo qualunque versamento fiscale, esattamente il contrario di quanto succede nella rete legale. Inoltre, veniva meno anche ogni forma di garanzia verso il giocatore, dal momento che erano state ridotte le percentuali di vincita per i giocatori», conclude il Vicedirettore della Dia.