“Bene la norma che destina parte degli incassi dei parchi archeologici principali a quelli con minori entrate, come Cava d’Ispica, Gela, Himera, permettendogli di sopravvivere e di pianificare con più tranquillità il futuro, ma sia solo il punto di partenza per valorizzare il nostro patrimonio culturale cominciando da ora con visite virtuali: non abbiamo niente da invidiare agli Uffizi, che già lo fa”.
Lo affermano i deputati regionali della commissione Cultura, Stefania Campo, Giovanni Di Caro, Roberta Schillaci e Ketty Damante.
“Tra le pieghe di questa pessima finanziaria – dicono i deputati – c’è anche qualcosa di buono: parte degli incassi dei grossi parchi archeologici possono essere linfa vitale per quelli minori. Ma bisogna andare oltre puntando ora sulle visite virtuali, che fungano da promozione per la Sicilia. La soluzione per valorizzare il nostro patrimonio culturale infatti non può essere la Carta di Catania, trasferendo reperti archeologi, decontestualizzati da un percorso museale, in luoghi non preposti alle visite. Dobbiamo fare venire in Sicilia i fruitori, attirandoli con visite virtuali che resterebbero comunque di proprietà dei musei e dei siti archeologici mentre si formano i gruppi per le visite turistiche direttamente in loco. Lo strumento informatico non solo sarebbe efficace in termini di marketing durante il lockdown, ma sarebbe anche propedeutico alle future visite una volta che la pandemia allenterà la morsa”.
Bisogna investire- concludono i deputati 5 stelle – in formazione sulle nuove tecnologie applicate ai Beni culturali, come realtà aumentata e video mapping, in collaborazione con le università”